rivista anarchica
anno 48 n. 423
marzo 2018



Un bel gabbiano, con apertura alare... campeggia in copertina di “A” 91 (febbraio 1981), che apre il secondo decennio di “A”. E nei due interni di copertina alcune foto del terremoto dell'Irpinia e la scritta “dopo il terremoto, lo stato”: due scritti, all'interno – rispettivamente di Francesco Codello e del centro redazionale della provincia di Napoli – riferiscono delle consuete vicende italiche dopo questi cataclismi, come sempre aggravate dall'incuria del territorio in generale. E dall'ottusa burocrazia. Niente di nuovo.
Le prime sei pagine del numero sono dedicate alla strage di piazza Fontana, in seguito a una serie di vicende giudiziarie e giornalistiche che l'avevano riportata all'ordine del giorno. Il piccolo dossier in merito sottolinea la perdurante attualità politica della vicenda di oltre dieci anni prima e dei suoi successivi sviluppi politico-giudiziari.
Nel solco della particolare attenzione dedicata alla Spagna, da pochi anni uscita dal quarantennio franchista, l'anarchico spagnolo Pep Castells y Casellas firma una corrispondenza sulla situazione politica in generale e in particolare sull'impegno e le difficoltà degli anarchici e degli anarco-sindacalisti.
Nico Berti, nel suo saggio “Dieci anni di A-pensiero”, analizza il ruolo della rivista “alla luce dello sforzo teorico di aggiornamento del patrimonio storico-ideologico”, riferendosi soprattutto ai primi anni (quelli in formato “giornalone”).
Luciano Lanza intervista Giorgio Gaber dopo il suo spettacolo “Polli d'allevamento” e in particolare la canzone “Io se fossi dio” (l'intervista si intitola “Io se fossi Gaber”), di cui vengono riprodotti ampi stralci. Una bella occasione di confronto con una delle menti più critiche e sarcastiche della sinistra, da molti criticata per la superficialità e l'auto-referenzialità di un simile approccio. L'intervista ragiona anche su questo e fornisce comunque numerosi spunti di riflessione.
“L'ago in testa”, di Gabriele Roveda (allora redattore di “A”) analizza il problema delle tossicodipendenze. Sempre di condizione giovanile si occupa una recensione cinematografica di Massimo La Torre, a partire da un film dei fratelli Taviani. E poi cronache di attività “storiche” del movimento anarchico, un ricordo di Pietro Gori a Piombino, iniziative sul 50° anniversario della morte di Malatesta previste per l'anno successivo (1982) ad Ancona e a Napoli. E poi il bilancio di un anno di attività di tre anarchici residenti a Milano, in relazione alla loro regolare presenza settimanale di vendita della stampa anarchica alla tradizionale fiera settimanale (milanese) di Sinigaglia: considerazioni umane e politiche. Significative e originali.
Ecologia e autogestione, due tematiche allora emergenti, affrontate nel loro intreccio in un saggio dell'intellettuale anarchico francese Yvon Bourdet, tradotto dalla rivista Autogestions. È, questa delle traduzioni da pubblicazioni non in italiano, una pratica molto frequente sulle colonne di “A”, soprattutto (ma non solo) in quegli anni.
Oltre a qualche breve segnalazione editoriale, varie informazioni sulla vita di “A”, ecc., chiude il numero un dossier sul (prima citato) Pietro Gori, di sicuro l'anarchico più cantato d'Italia: una biografia, un suo testo ma soprattutto ci piace segnalare un'esaustiva scheda dell'etnomusicologo Cesare Bermani, sempre attento al canto anarchico, che ricostruisce il ruolo e l'importanza della poetica e dei canti goriani nella storia del movimento operaio e socialista, ben oltre gli ambiti anarchici. Amato da tanti militanti socialisti e comunisti, disprezzato da Antonio Gramsci e da altri dirigenti comunisti.