    
                
  
                Carcere/ 200 giorni di violenze psicologiche 
                  (lettera aperta al Ministro della Giustizia Orlando)
                 Questo mese voglio lasciare spazio a Luigi Guida con una sua lettera indirizzata al Ministro della Giustizia.  
Ho conosciuto Luigi nel carcere di Padova, nella redazione di Ristretti Orizzonti. Subito abbiamo fatto amicizia perché mi ricordava come ero io alla sua età: un ribelle sociale. Anche lui è un figlio del Sud. È nato e cresciuto nei vicoli di Napoli. Infanzia infelice, carceri minorili e carcere da maggiorenne. Luigi non è stato certo quello che avrebbe voluto essere, ma solo quello che ha potuto essere. Molti pensano che il carcere sia la medicina. Ciò non è vero, perché il carcere rappresenta piuttosto una malattia della società, la gabbia dell'odio e della rimozione sociale. In luoghi come questi non si migliora, ma si peggiora.  
Continuando a sentirci ripetere che siamo irrecuperabili, che siamo dei mostri, che siamo cattivi, alla fine ce ne convinciamo e cerchiamo di esserlo davvero. Nella maggioranza dei casi l'istituzione penitenziaria opera ai margini del diritto, in assenza di ogni controllo democratico, nell'arbitrio amministrativo e nell'indifferenza generale. Ma, forse, la cosa peggiore del carcere è che la tua vita dipende da altri che, continuamente, ti dicono cosa devi fare e quando e come devi farlo. Spesso, questi “altri” sono peggiori di te, e tu devi per forza sottostare ai loro capricci.  
Per questo motivo, dentro queste mura, è quasi impossibile conservare dignità ed orgoglio. E se ci riesci diventi un pericolo per il carcere, come Luigi Guida. 
                Carmelo Musumeci  
				 
				Lettera di un detenuto nel braccio penale di Treviso, dove ti uccidono un po' tutti i giorni 
		        Ministro Orlando, spero che lei mi stia ascoltando, e mi auguro 
                  che possa intervenire e convincerla a liberare un uomo con un 
                  atto unilaterale dall'accanimento di una parte di Istituzione 
                  carceraria, e senza chiedere nulla in cambio ad un uomo che 
                  con una forma sottile di accanimento lo si sta portando alla 
                  distruzione psicologica e renderlo meno di un essere umano. 
                  Oltre sei mesi fa, un ragazzo dopo aver fatto prevalere un sentimento 
                  ad una regola, dopo aver trascorso oltre 7 anni di carcere a 
                  Padova ed essere quasi riuscito a darsi una possibilità 
                  di cambiamento e realizzare il suo riscatto sociale e dopo aver 
                  raggiunto encomi per il percorso intrapreso è stato trasferito 
                  nella logica vendicativa dell'ordine e sicurezza in un carcere 
                  giudiziario per mettere in atto nei confronti dello stesso una 
                  sottile vendetta fatta di azioni terroristiche psicologiche 
                  che finiranno per ucciderlo un po' ogni giorno. Il mio nome 
                  sa di corse di macchine, Guida, ma non sono un pilota, sono 
                  un ragazzo che dopo aver vissuto i peggiori trattamenti nelle 
                  carceri italiane prima che arrivasse a Padova, si sentiva un 
                  ragazzo in rivolta, contro quel trattamento, lucido e determinato 
                  ad uscire da questo sistema che lo teneva ostaggio e che prima 
                  o poi l'avrebbero portato ad attaccarsi un lenzuolo al collo 
                  in una cella “liscia” in uno dei tanti isolamenti 
                  che lo applicavano per punirlo ma che forse non avrebbe fatto 
                  perché ci vuole più coraggio per togliersi la 
                  vita che continuare a vivere subendo. 
                   
                   Guida 
                  è stato un ragazzo sicuramente difficile e con uno stile 
                  di vita deviante, ma non ha mai partecipato a nessun fatto di 
                  sangue tanto meno legato a qualsiasi organizzazione criminale. 
                  Luigi si è costruito una nuova vita qui in Veneto, ha 
                  una ragazza e delle figlie che lo stanno aspettando, ma il trasferimento 
                  inflittomi con la chiusura di permessi decise che fosse arrivato 
                  la fine per lo stesso di ricevere quel amore. 
                  Era quel maledetto 1996, quando entro per la prima volta in 
                  carcere, signor ministro, quasi 22 interminabili anni fa e ne 
                  ho trascorsi quasi 18 tra il carcere minorile, Comunità, 
                  e Istituti di pena per adulti. La Corte non lo condannò 
                  per reati gravissimi, o di sangue, in compenso gli affibbiò 
                  oltre 18 anni di carcere, perfino sue notizie e reati più 
                  eclatanti della nostra cronaca giudiziaria italiana sappiamo 
                  tutto e si è fatto di tutto affinché il carcere 
                  gli offrisse quel minimo di dignità e strumenti per essere 
                  altro e riscattarsi, chi più chi meno usufruiscono di 
                  permessi e porzioni di libertà, o almeno gli viene garantito 
                  di scontare la pena in modo dignitoso, ma al sottoscritto no, 
                  perché Guida incarna il personaggio che più di 
                  ogni altro fa incazzare uno stato Burocratico e un istituzione 
                  Carceraria come la nostra: non è il tranquillante uomo 
                  del monte, quello che dice sempre “Sė”, quello che 
                  elargisce falsi affetti e finti affini se non sentiti veramente 
                  in modo simulatorio come fanno in tanti, è l'uomo che 
                  dice sempre No. 
                  Di “No” signor ministro Orlando ne ho detti tanti. 
                  Ed è con questa raffica di No che iniziali 18 anni si 
                  sono prolungati di altri otto anni e continueranno a moltiplicarsi 
                  ancora se non si interviene. Ho ucciso in carcere? 
                  No. Mi sono indignato e ribellato. Ho partecipato a qualche 
                  protesta pacifica e chiedendo con ordinamento alla mano e circolare 
                  i miei diritti, non ho abbassato il capo davanti agli agenti 
                  di guardia quando abusavano del loro potere, e per ognuna di 
                  queste esuberanze mi sono beccato ora uno, ora 3 anni... più 
                  altri uno... di carcere. 
                  Sette anni fa dopo che per la prima volta mi fu data la possibilità 
                  di scontare la pena in carcere Padova“ che rispettasse 
                  e riconoscesse la dignità della persona e non solo il 
                  suo errore, dopo che qualche volontario fu informato del mio 
                  caso decisero di seguirmi e sciogliere la matassa di questa 
                  mia vita. 
                  Gli stessi mi hanno seguito e conosciuto, cercando di capire 
                  se fossi un “violento o un sovversivo?”-No ero semplicemente 
                  un uomo stanco di subire un certo tipo di carcere tiene presente 
                  che all'epoca per ogni minima ragione, nelle carceri italiane 
                  per non lavorare sulla persona per capire quale fosse il disagio 
                  che lo portasse ad attuare taluni atteggiamenti ti sbattevano 
                  6 mesi in una cella di isolamento senza la possibilità 
                  di vedere nessuno solo un tetto ed una turca per andare in bagno 
                  per i più fortunati, mentre per altri ti entravano di 
                  notte in cella per picchiarti-o magari di lasciavano i rubinetti 
                  rotti con le stanze allagate di acqua cosicché ti bagnassi 
                  i piedi con le ciabatte per poter andare in bagno o camminare 
                  nelle celle perché ti privavano anche delle scarpe. Gli 
                  altri abbassavano gli occhi a terra, mentre io li rivolgevo 
                  al cielo sperando che un “DIO” intervenisse, e iniziavo 
                  a protestare per i diritti umani, e mi beccavo altri due per 
                  oltraggio e perdita di giorni di liberazione anticipata perché 
                  veniva riportato il mio comportamento in modo forviante per 
                  i Giudici che lo leggessero e decidessero del mio destino. 
                  Ecco ministro Orlando sono stanco e vecchio non mi chieda di 
                  arrendermi per una pena qualunque, perché forse non lo 
                  farò, ed intervenga lei signor Ministro per riscattare 
                  un uomo dall'accanimento di una parte delle “Istituzioni 
                  carcerarie”. Il conflitto è finito il rancore e 
                  la vendetta non portano a nulla, io ho perso altrimenti a quest'ora 
                  avrei finito di scontare il mio debito con la giustizia e la 
                  società se non avessi preso delle condanne suppletive 
                  in carcere. Perché continuare ad infliggere del male 
                  ad un uomo sconfitto è stanco? I Buoni devono dare il 
                  buono esempio e far nascere il senso di colpa, ma non umiliando 
                  la persona, ma dandogli del bene, solo così si può 
                  portare al riscatto una persona. 
                  Mi metta in un carcere dignitoso, o mi rimandi a Padova, Onorevole 
                  Orlando con un atto di clemenza unilaterale per finire ciò 
                  che di buono avevo realizzato negli anni scorsi prima di essere 
                  trasferito. Io credo che uno stato democratico dimostrerà 
                  solo di essere forte e credere nel cambiamento delle persone, 
                  perché è anche nell'elasticità, non solo 
                  nella rigidità che si misura la civiltà e la dignità 
                  di un istituzione. 
                  Spero solo e mi auguro che da domani qualora intervenisse e 
                  vorrà accettare questa mia lettera, parte delle istituzioni 
                  non adottino azioni democratiche di vendetta e mi lascino in 
                  pace per sempre a scontare la mia pena in modo dignitoso. 
                 Luigi Guida 
                  carcere di Treviso              
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