rivista anarchica
anno 47 n. 414
marzo 2017


arte

Bandiere nere (inaspettate)

di Franco Bunçuga


Ogni tanto nel territorio dell'arte contemporanea riappare il nero vessillo dell'anarchia. Non necessariamente da parte di militanti, sempre con coerenza almeno formale, se non sempre ideologica. A testimonianza di un legame indissolubile tra l'arte e l'anelito alla libertà. Dai due Poli a Venezia, da Carrara a Ceuta (tra Spagna e Marocco).

Black Flag: la bandiera al Polo sud


Una bandiera nera sventola ora anche al Polo Nord: Santiago Sierra, artista e performer spagnolo trapiantato in Messico in una sua azione ha aggiunto alle bandiere già presenti nel paese dei ghiacci quella dell'anarchia. E per abbracciare tutto il pianeta simbolicamente con il nero vessillo della libertà ha completato l'azione Black Flag1 con la Part 2, l'installazione di una bandiera anche al Polo Sud. Sierra ha dato testimonianza di questa sua azione alla Nikolaj Kunsthal2 di Copenaghen con la mostra Black Flag (dal 20 agosto al 13 novembre dello scorso 2016) presentando le foto ed i video realizzati nei due Poli dove si è recato per piantare simbolicamente le bandiere nere.
Così riassume l'azione il sito della galleria: “Il 13 aprile 2015 è stata issata una bandiera nera alla latitudine 90° Nord – meglio conosciuta come Polo Nord. Il 14 dicembre del 2015 una bandiera identica venne fissata anche al Polo Sud. Le due bandiere monocrome, che stanno ad indicare il simbolo universale del movimento Anarchico, sono state issate a nome del popolo di tutto il mondo, come una forma di protesta – e un simbolo di sfida – contro l'avidità di conquiste territoriali da parte degli stati nazionali. Le bandiere nere rimangono in situ come simbolo potente di liberazione, resistenza e dissenso”.
Il 14 dicembre non è una data a caso, nello stesso giorno infatti nel 1911 Roald Amundsen raggiunse per la prima volta il Polo Sud dove piantò la bandiera Norvegese. Un modo per ricordare il grande esploratore e contemporaneamente per esorcizzare attraverso un'azione d'arte e stigmatizzare in modo visibile il più grande cancro del mondo moderno, purtroppo oggi in fase di metastasi: l'idea di stato nazionale.
Stato nazionale contro il quale Sierra spesso si scaglia nelle sue performance: nel 2003 alla Biennale di Venezia aveva eretto un muro all'ingresso del padiglione spagnolo che copriva anche il nome della nazione e l'ingresso all'esposizione veniva consentito esclusivamente ai visitatori che fossero in grado di esibire passaporto spagnolo. Contro tutti i confini e lo spirito xenofobo che anima in questi anni il ritorno dei nuovi nazionalismi.

Elisa Franzoi, Massimo Mazzone, Escuela
Moderna/Ateneo Libertario - La memoria del fuoco

Non è la prima volta che Sierra ha a che fare con bandiere nere e anarchici. Partecipa nel 2014 alla mostra Prospectus a Viterbo dove alla vigile presenza di una bandiera nera e della sua installazione video Future ha avuto luogo una performance collettiva ed un dibattito sull'anarchia. Tra gli organizzatori anche Escuela Moderna/Ateneo Libertario con la presenza di Massimo Mazzone, Nicoletta Braga, Laura Cazzaniga, Elisa Franzoi, Alain Urrutia, Juan Pablo Macias e, oltre allo stesso Santiago Sierra, il collettivo Democracia che nelle sue azioni ha utilizzato le nostre bandiere forse più di tutti3.
Anarchico militante lui stesso, grande provocatore nel mondo dell'arte, Sierra è stato spesso paragonato a Maurizio Cattelan, uno dei mostri sacri del circo dell'arte contemporanea e uno dei più quotati (in dollari) del pianeta. Come potete immaginare la sua vena critica e dissacratoria non gli ha procurato altrettanti onori, ma sicuramente un apprezzamento altrettanto significativo presso i critici e negli ambienti meno legati al mercato totalizzante dell'arte contemporanea.

Anarchici: la messa di Natale degli eretici

Otto anarchici a sentir la messa del papa

Uno degli obiettivi della sua critica corrosiva è anche la chiesa: ricordiamo la performance Gli Anarchici a Roma, la notte di Natale del 2006 alle ore 00.00, quando Santiago Sierra riunì otto militanti anarchici per ascoltare la messa del Papa. Ognuno dei partecipanti indossava una capirote (lungo cappuccio a punta che veniva indossato dai penitenti nelle processioni e imposto agli eretici e ai condannati negli autodafè dell'Inquisizione spagnola – citazione consapevole da Goya nei suoi terribili ritratti di eretici e penitenti) e vestiva di nero dopo aver ricevuto 100 euro per sottomettersi volontariamente alla “tortura”.4
In una intervista su Drome magazine rispondendo ai curatori Teresa Macrì e Raffaele Gavarro, Sierra rivendica così il suo intento libertario.

Teresa Macrì: “Come ti poni, con la tua sensibilità culturale, in questo orizzonte di protesta internazionale, in un panorama artistico che sembra quasi inerte, non partecipe a questo momento storico?”
Santiago Serra: “Credo che scendere in piazza per chiedere ad un tizio con la cravatta di sistemare qualcosa, sia la versione moderna delle processioni che lo chiedevano alla Vergine: l'uno e l'altra non sono lì per cambiare le cose, sono lì per mantenere lo status quo. Io preferirei un movimento globale che gli volti le spalle, un'auto-organizzazione della gente per non finire ad occupare i posti di lavori che ti offrono, non comprare nei loro negozi, non far parte dei loro eserciti, le loro religioni, ecc. Vedi, il 15M (il movimento degli Indignados, nda) in Spagna, che ha avuto come risultato un'affluenza massiva di fascisti alle urne, e ora il paese è loro. Sappiamo che questi movimenti sono infiltrati fino alla sfacciataggine. La mia proposta è la proposta libertaria: auto-organizzazione della società, senza nessuno che ci governi.”

Raffaele Gavarro: “Secondo te, l'arte può cambiare il mondo?”
Santiago Serra: “L'arte che facciamo noi non può: è organizzata dal potere e muove milioni di coscienze. Il governo sulla gente è basato sull'arte ed è molto simile ad un allevamento, non castra i giovani per distruggere il loro desiderio, ma concentra le loro energie sul lavoro come si farebbe con un toro. Quello che avviene è che si utilizza la letteratura per raccontargli che il sesso è male ed instillargli la vergogna fin da giovani, e per questo intervengono pittori, scultori e musicisti. Attualmente, qualsiasi telegiornale occidentale è una sceneggiatura di Hollywood. Hollywood: questi artisti sì, hanno cambiato il mondo, ma lo hanno fatto per riempirlo di marines.”5

Foto profilo di Santiago Sierra sul suo sito web

A Carrara e altrove

Ricordiamo che il nero vessillo appare spesso in luoghi inaspettati nel panorama dell'arte contemporanea. Sempre alla Biennale di Venezia, nella 53esima edizione nel 2009 ma nel Padiglione francese ricordo l'installazione Le grand Soir di Claude Lèveque. “L'installazione comprendeva un percorso, stretto in gabbie come quelle delle bestie feroci del circo, che porta a tre stanze nere radiali in cui garriscono, illuminate da un faretto e mosse da un ventilatore, tre bandiere nere. La possibilità esibita dell'anarchia come spinta irriducibile dell'individuo ma contemporaneamente come carota per l'esercizio del dominio che controlla le nostre spinte di ribellione e ci tiene prudentemente entro solidissime gabbie promettendoci un improbabile riscatto futuro. Una metafora forte della nostra condizione di oppressi.”6

La Grand Soir di Claude Leveque

Come non ricordare le bandiere nere di Luca Vitone.
In Nulla da dire solo da essere alla Galleria Emi Fontana a Milano nella sua personale del 2004 Vitone riempie lo spazio di bandiere che scendono dal soffitto: alcune sono nere bordate di rosso e ricordano quelle del progetto Liberi tutti legate all'iconografia anarchica; altre con una ruota rossa su fondo nero sintesi tra la bandiera Rom e di quella anarchica (la ruota è anche il simbolo del comune di Carrara), inseguono l'utopia del nomadismo libertario.
Vitone tocca ancora l'anarchica Carrara con l'opera 9 cartoline da Carrara, una serie di fotografie a colori, formato cartolina realizzate in occasione della XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara che rappresentano i luoghi tradizionali dell'anarchia nella città. I luoghi della nera bandiera.
Aurora Failla ha accompagnato Luca in città per illustrargli i luoghi e Paolo Finzi ha scritto i testi. Aveva fatto la stessa operazione, cercando i luoghi significativi della presenza anarchica, a Roma ed a Basilea.
I curiosi possono leggere la testimonianza dell'esperienza di Carrara in A rivista anarchica n. 338 dell'ottobre 2008.

Propaganda of the deed, mostra di Sam Durant a Carrara

E parlando di Carrara, come dimenticare la mostra Propaganda of the deed, I protagonisti dell'azione anarchica di Sam Durant a Carrara. La mostra inaugurata nell'ottobre del 2013 è stata il risultato dell'incontro di Durant con la città e la sua storia. Lungo le sale del Centro Arti Plastiche, sullo sfondo di bandiere nere appese alle pareti vennero disposti sei busti di anarchici legati alla storia di Carrara: Gino Lucetti, attentatore di Mussolini ci aspettava per primo al culmine della bella scalinata del Centro; Renzo Novatore, poeta futurista e militante anarchico; Maria Luisa Berneri, figlia di Camillo Berneri ed in una singola stanza i busti di Errico Malatesta, Carlo Cafiero e Francesco Saverio Merlino. Nel percorso, sul pavimento della sala le casse di dinamite, di polvere da sparo e di polvere di marmo. Tutte rigorosamente in bianchissimo marmo.
La propaganda del fatto: la dinamite che unisce il bianco marmo a Carrara e la ribellione di alcuni anarchici di fine '800.

Proposta per una Fontana Pubblica di Sam Durant

Ancora anarchici e bandiere: nel maggio 2013 Sam Durant in un'installazione nella galleria Sadie Coles ha avanzato la Proposta per una fontana pubblica, un monumento in cui spicca una figura umana in movimento che sventola una grande bandiera nera fuggendo dal getto di un idrante di un mezzo blindato. Un'ironica ipostasi di una manifestazione di piazza violenta che diventa valore civile degno di essere immortalato.

Mujer con bandera negra, azione diretta dell'artista Laura Pinta Cazzaniga davanti
alla barriera di sicurezza di Benzù al confine spagnolo di Ceuta con il Marocco

Per terminare, tra le tante che sventolano nel mondo dell'arte, scelgo per chiudere una bandiera nera recentissima, una delle belle foto del calendario del sindacato di Arti Grafiche della CNT madrilena: Mujer con bandera negra, testimonianza di un'azione diretta dell'artista Laura Pinta Cazzaniga davanti alla barriera di sicurezza di Benzù al confine spagnolo di Ceuta con il Marocco.
Questa e le altre opere presenti sono state esposte in mostra nel febbraio scorso a Madrid alla Fundación Anselmo Lorenzo.

Franco Bunçuga

  1. Il sito del progetto Black flag: http://www.a-political.org/projects/santiago-sierra/black-flag/
  2. Il sito della mostra:  http://www.nikolajkunsthal.dk/en/udstillinger/black-flag
  3. http://www.elisafranzoi.info/spazio-e-potere - http://www.democracia.com.es/proyectos/todos-los-muertos/
  4. Per le immagini e il video della performance: http://www.santiago-sierra.com/200611_1024.php?lan=IT
  5. http://www.dromemagazine.com/it/3-questions-to-santiago-sierra/
  6. Franco Bunçuga, Quelli che fanno mondi in Libertaria n°3, luglio settembre 2009.