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				 Firenze 
                  
                Una storia di donne e anarchia 
                  
                delle Mamme No Inceneritore 
                    
                A Firenze e dintorni è in corso una lotta che dura da 40 anni, quella contro la realizzazione di un maxi-inceneritore. Negli ultimi anni sono aumentate le pressioni delle autorità cittadine per realizzarlo, ma tanta gente si è mobilitata e continua a farlo. Decisiva l'attività svolta dalle Mamme No Inceneritore, che in queste pagine raccontano come è andata finora e come secondo loro finirà, il tutto riassunto nel motto (in fiorentino) che caratterizza questa mobilitazione popolare: un vi si fa fare. L'inceneritore, s'intende. 
                 
                
                   
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                    |   Firenze, 14 maggio 2016 - Coro gospel in prima fila al “corteo 
                  dei 20.000”  | 
                   
                  
				Polvere di stelle nelle periferie 
                Tutto comincia con il progetto di un ecomostro. L'ennesimo. 
                  Nella periferia estrema di Firenze, dove da sempre, per tutti, 
                  il quartiere popolare di Brozzi ha fatto rima con Bronx, alcune 
                  mamme scoprono l'appalto di un nuovo inceneritore, il secondo. 
                  Ancora, passeggiando per strada, incombe, macabra, l'effige 
                  del primo, chiuso per emergenza sanitaria nel 1986, mai smantellato, 
                  che ancora punta le sue ciminiere contro il cielo come una pistola 
                  a doppia canna, a monito per le future generazioni. 
                  Le riunioni informative cominciano in maniera frenetica e, in 
                  breve, l'onda informativa si allarga a macchia d'olio in tutta 
                  la città. Il metodo è autogestito in tutto e per 
                  tutto. Le mamme non vogliono nessuno dietro, nessuno davanti, 
                  solo gente accanto disposta a dividersi i compiti. L'autofinanziamento 
                  è la via maestra. E così le Cuoche No Inceneritore 
                  diventano il motore e la benzina che consentono, tramite pranzi, 
                  cene e iniziative di trasportare interi vagoni di idee e progetti 
                  che si sviluppano in maniera libera ed indipendente. 
                
                
                   
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                    |   Firenze, 
                        11 aprile 2015 -Primo corteo insieme agli altri Comitati  | 
                   
                 
                 Nascono una miriade di sottogruppi. I social, materia largamente 
                  discussa, in questo caso vengono incontro e consentono a ciascuna 
                  di sviluppare ed indirizzare le proprie caratteristiche e propensioni, 
                  per poi dare coordinamento al tutto nell'assemblea generale. 
                  I sottogruppi vanno dalle cuoche ai gruppi volantinaggio, dal 
                  gruppo legal agli indiani metropolitani, dal social e stampa 
                  a parole incenerite (progetto libro), da mamme on the rock al 
                  progetto centraline, da luci sulla città (proiezioni 
                  sui monumenti di Firenze), al gruppo striscioni. E così 
                  via. Ciascuna secondo le proprie capacità. Le bandiere 
                  vengono cucite dalle Nonne No Inceneritore e tappezzano i quartieri. 
                  Un lavoro immane e creativo invade i quartieri dormitorio, Schioda 
                  le famiglie dai divani, crea nuova socialità, e, in breve, 
                  rende questo piccolo grande movimento qualcosa di più 
                  che un comitato No Inceneritore. 
                  Il lavoro vede momenti culminanti in due manifestazioni, organizzate 
                  insieme agli altri comitati. Nell'aprile 2015 circa 5.000 persone. 
                  Il 14 maggio 2016 si rasenta la cifra dei ventimila. Ma la cifra 
                  non si spiega senza considerare le decine di flash mob, le centinaia 
                  di iniziative, la presenza permanente in tutte le istanze locali 
                  e nazionali. 
                  Il fenomeno Mamme No Inceneritore, infatti, fin dal principio 
                  si caratterizza per essere quanto mai distante dal concetto 
                  di Nimby (Not in my back yard, “non nel mio giardino”). 
                  “Il giardino dietro casa nostra” è il mondo. 
                  Ed è questo che va salvaguardato. Per questo le mamme 
                  di Firenze partecipano, danno vita ed alimentano tutte le manifestazioni 
                  contro gli inceneritori in giro per l'Italia. 
                  Ma soprattutto promuovono la cultura e la realizzazione di un'alternativa 
                  possibile e diffusa. 
                
                 
                   
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                    |   Firenze, piazza Repubblica, 14 maggio 2016 - Concerto di fine corteo  | 
                   
                  
                Alternative 
                Esistono delle alternative all'incenerimento. Le mamme da subito 
                  si sono affiancate alla strategia Rifiuti Zero. Una strategia 
                  legata al concetto di Economia Circolare praticata in Italia 
                  e nel mondo, da San Francisco a Capannori, da Treviso a Lubiana, 
                  in centinaia di città da almeno 10 anni con ottimi risultati. 
                  Una strategia che vede nel riciclo e nel riuso il suo epicentro 
                  organizzativo e impone alle imprese e alle istituzioni locali, 
                  dal basso, una produzione e una progettazione di imballaggio 
                  intelligente, con un sistema premiante e punitivo. Tutti noi 
                  sappiamo che una bottiglietta buttata nel cestino indifferenziato 
                  prima o poi passerà dalle nostre narici. 
                  Dal 1789 l'umanità sa, grazie al principio di Lavoisier, 
                  che “Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma”. 
                  Un processo di combustione può far scomparire allo sguardo 
                  la massa del materiale bruciato, ma la massa totale delle sostanze 
                  ottenute dalla reazione chimica sarà esattamente uguale, 
                  seppur trasformata. 
                  Eppure nell'ultimo secolo stiamo continuando a trattare il nostro 
                  pianeta come un enorme posacenere, incenerendo la nostra sovrapproduzione. 
                  Quanta ricchezza abbiamo accumulato nelle nostre discariche 
                  negli ultimi decenni? Quanta parte poteva essere recuperata, 
                  riutilizzata, trasformata? L'85%, forse anche di più. 
                  Quanti metalli, plastica, sostanze organiche ci stiamo condannando 
                  a respirare? E perché? 
                  È possibile una soluzione consapevole. 
                  E chi, dal basso, nelle proprie case, ogni giorno prova a separare 
                  gli scarti, certamente lo sa molto meglio degli amministratori 
                  locali e nazionali. L'Economia Circolare è la più 
                  valida alternativa al sistema degli Assegni Circolari su cui 
                  si regge questa società. E, chissà, potrebbe essere 
                  l'incipit ad una più diffusa trasformazione sociale e 
                  rovesciamento dei rapporti di forza, tra il potere centralizzato 
                  e il potere diffuso. 
                
                
                   
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                    |   Firenze, vecchio inceneritore - “Proiezione sui monumenti”.  
                  Il Monumento alla Morte  | 
                   
                  
                Una storia di anarchia 
                Proviamo a svolgere a nostro modo l'acronimo di anarchia. 
                  A come ambiente 
                  N come no 
                  A come amore 
                  R come rivoluzione 
                  C come cambiamento 
                  H come habitat 
                  I come indipendenza 
                  A come arrendersi mai 
                   
                  A come ambiente 
                  Molte madri nell'ultimo periodo storico si stanno alzando in 
                  piedi a difendere questo povero piccolo pianeta. Ci sarà 
                  un perché. Per noi le madri non sono coloro che necessariamente 
                  hanno avuto un figlio o più figli. 
                  Madri, antropologicamente e storicamente, sono coloro che mantengono 
                  un cordone ombelicale con la vita. Sono coloro, donne, o persino 
                  uomini, che sviluppano una grande capacità di immedesimazione 
                  nell'altro, perché lo devono accudire e crescere, dargli 
                  un futuro, capirne le sofferenze, e alleviarle. Provare a sentire. 
                  Poi capire e poi agire. Madre è una categoria dell'anima, 
                  certo spesso molto diffusa tra chi a fare la mamma ci si è 
                  trovata. Ma all'interno del Comitato Mamme No Inceneritore è 
                  stata assunta da tutti. Al punto che è del tutto normale 
                  usare il femminile nei dialoghi collettivi e nel rappresentarsi 
                  come genere prevalente. 
                  Al punto che gli uomini, non sempre Babbi o nonni, hanno imparato 
                  da subito a fare un passo indietro di fronte alla rappresentazione 
                  esterna e alle luci della ribalta, ai ruoli di coordinamento 
                  e di assunzione di responsabilità. Ma sono uomini eccezionali 
                  ed indispensabili. Che hanno imparato ad imparare dalle donne. 
                  Il legame con l'ambiente per le mamme è un legame di 
                  vita, di istinto primordiale e magico, ma anche di studio. Quello 
                  che ha portato a scavare sotto la superficie e a scoprire che 
                  molte delle informazioni più inquietanti non possono 
                  essere nascoste neppure da chi questi impianti li vuole costruire. 
                   
                  N come no 
                  Il no non va più di moda. Chissà perché. 
                  Il potere ha bisogno di una società consensuale. E ha 
                  creato un'ideologia per cui un messaggio, per passare, nella 
                  società dell'immagine, ha bisogno di essere positivo 
                  e quindi abolire ogni negatività. La negatività 
                  va solo respirata, subita, accettata nella repressione e nell'oppressione 
                  quotidiana. 
                  Scegliere il no all'interno del nome è stato un gesto 
                  di coraggio. Una scelta importante. Un pugno alzato in una selva 
                  di teste chine, che però ha portato i suoi frutti ed 
                  ha fatto alzare altre teste e altri pugni. 
                   
                  A come amore 
                  L'amore è una componente fondamentale in una lotta. Amore 
                  è guardarsi in uno specchio reciproco e aiutarsi a vedere 
                  la propria parte migliore. 
                  La lotta contro l'inceneritore a Firenze ha sviluppato la parte 
                  migliore di una fetta di popolazione che viveva nell'ombra e 
                  sarebbe morta all'ombra di due ciminiere alte 70 metri. Si sarebbe 
                  opacizzata sotto le grigie polveri degli scarti cittadini e 
                  provenienti da altre regioni, grazie allo Sblocca Italia. E 
                  invece l'amore prodotto da questa lotta ha fatto emergere i 
                  mille colori, la voglia di vivere, la meglio società, 
                  la polvere di stelle. 
                  La polvere di stelle è stata musica. Con un concerto 
                  partecipato da 10.000 persone e 12 gruppi musicali nel prato 
                  più inquinato di Firenze. La polvere di stelle è 
                  stata letteratura, con parole incenerite, una raccolta di racconti 
                  realizzata da 19 autori e dal centro sociale di periferia e 
                  Edizioni Piagge e la sua comunità di base. Fantastica 
                  esperienza che con amore ha affiancato il Comitato. 
                   
                  R come rivoluzione 
                  La rivoluzione è fatta dalla gente. È fatica. 
                  Ma anche gioia. È uscire dalle case. È rinunciare 
                  a un comodo divano e sorbirsi un incontro informativo il lunedì 
                  piovoso e freddo con i bambini che dormono sulle sedie. È 
                  il non dover arrendersi alla logica di “ormai hanno deciso”. 
                  È quello che porterà davanti a un cantiere semmai 
                  lo apriranno. È lo scriversi un lieto fine e la consapevolezza 
                  di doverselo costruire da soli. Cioè insieme. 
                   
                  C come cambiamento 
                  Il cambiamento parte dei singoli, ma necessariamente dai collettivi. 
                  È il concepire la società come un laboratorio, 
                  fatto di piccoli e grandi gesti. È coordinare gli sforzi. 
                  È il rispetto tra le realtà di lotta, tra tutte 
                  le componenti e nei confronti di tutte le caratteristiche umane. 
                  È riaccendere l'energia umana. La più pulita che 
                  c'è. 
                   
                  H come habitat 
                  È quel luogo che permette ad una data specie di vivere, 
                  svilupparsi, riprodursi, garantendo qualità della vita. 
                  Tutto ciò è negato anche dagli inceneritori. Lo 
                  è nella verde Danimarca, tra i paesi più inceneritoristi 
                  in Europa, che in Europa ha il più alto tasso di tumori. 
                  E nel centro di Vienna dove il “mitico” inceneritore 
                  ha la stessa età di quello che a Firenze ha chiuso nel 
                  1986. L'habitat di questo pianeta è messo in pericolo 
                  da chi, in nome del profitto, tratta come cavie gli abitanti, 
                  sapendo già che un impianto farà male e poi sviluppa 
                  una ricerca su quanto l'impianto ha già fatto male, monitorando 
                  incidenza dei tumori, delle malformazioni infantili, degli aborti. 
                  E guarda caso, lo fa quasi sempre nei quartieri popolari. 
                   
                  I come indipendenza 
                  L'indipendenza è il bene più prezioso del Comitato. 
                  Ed è anche quel bene che più spesso è stato 
                  messo a repentaglio ed ha creato forti lacerazioni interne. 
                  Sono i partiti politici, delle opposizioni e non solo, ma anche 
                  realtà già organizzate ad avere tentazioni egemoniche 
                  su un contesto così vivo. Tentazioni sempre respinte 
                  con orgoglio di appartenenza. 
                  Sul Consiglio Comunale e sulle elezioni di Sesto Fiorentino, 
                  il territorio su cui l'ecomostro dovrebbe sorgere, sicuramente 
                  le mamme No Inceneritore hanno avuto una grossa influenza, determinando, 
                  con la propria campagna informativa, l'affermazione al Comune 
                  di una giunta “anti-inceneritorista”. Ma, tra le 
                  mille lacerazioni, sono uscite a testa alta, mantenendo un profilo 
                  autonomo ed indipendente, capace di guardare la controparte 
                  negli occhi e di sviluppare una trattativa alla pari. 
                   
                  A come arrendersi 
                  mai 
                  Quello che le mamme hanno ottenuto in termini di libertà 
                  e d'indipendenza, di gioia e di protagonismo, di amore e di 
                  lotta, di socialità e di vita è talmente importante, 
                  che non le vedrà facilmente tornare indietro. Comunque 
                  finisca questa lotta, queste donne e questi uomini e i loro 
                  bambini hanno imparato a camminare a testa alta. E che questo 
                  è possibile soltanto facendolo insieme. 
                  La lotta paga sempre. Anche quando l'epilogo è sconosciuto. 
                  Perché aver vinto significa aver fatto questo percorso 
                  insieme. E comunque un vi si fa fare!!! 
                 Mamme No Inceneritore 
                 
                
                
                
                   
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                    |   Firenze, 2015 - Al concerto di Piero Pelù  | 
                   
                 
                 
                  
                  Prima fu San Donnino, poi... 
                   
                   
                  delle Mamme No Inceneritore 
                   
                  Un po' di storia prima dell'attuale inceneritore 
                  fiorentino (che tanto un vi si fa fare) 
                   
                  Dell'inceneritore della Piana si comincia a parlare nel 2000. 
                  In realtà si comincia prima, perché l'originario 
                  inceneritore della Piana fu quello di San Donnino, inaugurato 
                  nel 1973 ma deliberato dal Comune di Firenze fin dal lontano 
                  1967 (a riprova del fatto che realizzare impianti di questo 
                  tipo non è semplice, e che se quando si vogliono attuare 
                  decisioni in assenza di consenso civico, poi gli iter diventano 
                  per forza lunghi e tortuosi… ma si sa che la storia non 
                  insegna nulla a chi si gira dall'altra parte). Le lotte dei 
                  cittadini contro il pericolosissimo impianto cominciarono più 
                  o meno subito, ma ci vollero ben 13 anni e l'intervento dell'Istituto 
                  Superiore della Sanità, che rilevò un grave inquinamento 
                  da diossina nei terreni circostanti. Questo dette il colpo finale 
                  a chi parlava, come l'Amministrazione di Firenze, di adeguamento 
                  dell'impianto; nel 1986 l'inceneritore veniva chiuso di corsa. 
                  Dopo il disastro di San Donnino, talmente grave che i sottoprodotti 
                  dell'impianto toccò interrarli nelle ex cave di rena, 
                  tanto erano pericolosi, si comincia a parlare di emergenza rifiuti; 
                  ma di proporre un altro inceneritore non è neppure il 
                  caso, tanto è fresca la memoria del disastro sandonninese. 
                  Comincia l'affannosa ricerca di discariche per tutto il decennio 
                  successivo, quando, nel 1997, entra in vigore il decreto Ronchi, 
                  il quale recepisce le normative europee che prescrivono che 
                  ogni ambito territoriale sia autosufficiente per quanto riguarda 
                  lo smaltimento dei propri rifiuti.Si arriva al 2005, per il 
                  progettato impianto alle porte di Firenze viene elaborata la 
                  Valutazione di Impatto Sanitario e nel frattempo si alza la 
                  conflittualità tra amministrazioni (tutte gestite da 
                  precursori del Partito Democratico) e cittadinanza. 
                
                
                   
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                    |   Firenze, agosto 2016. La Conferenza dei Sevizi approva il 
                  progetto  | 
                   
                  
                Solo la mobilitazione paga 
                La grande manifestazione di settembre 2005 vede circa ottomila 
                  partecipanti. I comitati premono per lo svolgimento di un referendum 
                  civico a Campi, forti anche di un pronunciamento di 173 medici 
                  della Piana che a novembre 2007 hanno scritto una lettera aperta 
                  contro l'impianto denunciandone i rischi per la salute. La scelta 
                  spacca un po' il fronte dei comitati della Piana (non tutti 
                  sono favorevoli) e anche l'Amministrazione è un po' ondivaga. 
                  Alla fine però il referendum si fa a fine 2007, vanno 
                  a votare più di 13.000 cittadini (oltre il 30% degli 
                  aventi diritto) e l'84% si dichiara contrario all'inceneritore. 
                  L'Amministrazione si era schierata a favore dell'impianto con 
                  il solito argomento dell'emergenza rifiuti. A questo punto, 
                  Provincia e Regione disconoscono il risultato del referendum 
                  vista la scarsa affluenza. L'iter dell'inceneritore va avanti: 
                  dopo aver commissionato un progetto all'università di 
                  Firenze per l'inserimento paesaggistico dell'impianto (al costo 
                  di 80.000 euro), Quadrifoglio ha già scelto il socio 
                  privato destinato a partecipare alla realizzazione e alla gestione 
                  dell'impianto (è il consorzio Hera); e nel frattempo 
                  è già stato approvato il nuovo Piano provinciale 
                  dei rifiuti. Il Piano verrà adottato e sarà legge. 
                  Le vaghe verifiche promesse non sono mai state effettuate. 
                  Nessuna delle buone pratiche promesse al Consiglio comunale 
                  è stata messa in atto con coerenza e convinzione. 
                  Il protocollo per la riduzione alla fonte degli imballaggi da 
                  realizzare con le aziende distributrici è rimasto lettera 
                  morta; persino sulla raccolta differenziata è stato fatto 
                  poco o niente. 
                  L'unica cosa che si muove, dunque, è l'inceneritore. 
                  Tutto il resto o non interessa, o interessa solo per fare credere 
                  ai cittadini che ci sta muovendo e che si ha a cuore l'ambiente 
                  e la salute. 
                  
                 Mamme No Inceneritore 
                   
                  Testo liberamente tratto da un lavoro del collettivo “Mente 
                  locale della Piana” 
                  
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