rivista anarchica
anno 46 n. 410
ottobre 2016





Pisa/
Una tre giorni di hacker

E anche per quest'anno l'HackMeeting, HM, è passato. Dal 3 al 5 giugno si è tenuto il diciannovesimo, ovvero il numero 0x13 come viene indicato sul sito (http://hackmeeting.org/hackit16/); la notazione è esadecimale, cioè utilizza sedici simboli invece che i dieci della notazione numerica decimale. I simboli da 0 a 9 e le lettere da A ad F. La x è utilizzata in alcuni linguaggi informatici di alto livello (C e Java per esempio).
Questo attacco è un campionario minimo di quello che ci si trova davanti a un HackMeeting. Un sacco di informazioni che sembrano venire da pianeti lontani e invece si riferiscono a quello che succede nel tuo telefono o in qualche altro dispositivo che ti sta intorno quotidianamente; molte conferenze di vago o chiaro sapore tecnologico dette Talk; macchinari elettronici di ogni genere, e soprattutto tante persone che s'incontrano per scambiare, chiacchierare, raccontare quello che stanno studiando, ascoltare quel che fanno gli altri.
Autogestito fin dalla prima edizione fiorentina del 1998, per la prima volta quest'anno HM si è tenuto all'interno di un'università, il Polo Fibonacci dell'Università di Pisa, sede delle Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Un piccolo gazebo all'entrata dello spiazzo, due chiacchiere con i ragazzi all'ingresso e si scopre che lo spazio è stato occupato in vista del raduno. Gli studenti non sono pochi, ci dicono alcuni del collettivo pisano EigenLab. È presente anche del personale accademico, che si dà il cambio durante e i tre giorni nella guardiola in ingresso: segno che l'occupazione non è stata ostacolata ad oltranza dall'amministrazione.
Sulla destra, l'edificio occupato; sulla sinistra, un casotto dove è stata installata la cucina da campo, dietro tavoli da festa campestre, poco oltre un prato con decine di tende, appena dietro il campo da pallavolo. La palla per ora può aspettare: il campo è deserto, sono tutti dentro a smanettare. Da giorni ormai, visto che a montare tutto l'ambaradan c'è voluta una bella organizzazione.
Il lungo e ampio corridoio ci accoglie con banchetti di libri, locandine, magliette e autoproduzioni varie di HM e dintorni; quindi una spina di birra artigianale. Infine, una teoria di almeno cinquanta metri lineari di tavoloni ingombri di ogni specie di computer portatili, schermi, casse, router, altri macchinari non immediatamente identificabili, e anche le ormai onnipresenti stampanti 3D. Ci sono anche umani affaccendati a cliccare, pingare, codare e così via: insomma, tutti intenti a giocare alla maniera degli hacker.
Sul corridoio affacciano le aule, tutte piuttosto ampie e affollate, i Talk si svolgono senza soluzione di continuità e fin dal venerdì pomeriggio ce n'è per tutti i gusti: dallo streaming audio distribuito alla scrittura automatica collettiva, dall'Open Access nella ricerca scientifica accademica all'introduzione alle curve ellittiche. Prima della lunga notte, chi a spippolare come durante il giorno, chi a prender acqua sotto le tende, chi accomodato nelle aule-dormitorio ai piani superiori, la mezzanotte segna l'ora della presentazione dell'ultimo numero della rivista Ruggine, con letture quasi cabarettistiche. Sulla severa cattedra si alternano alle letture tratte dall'autoproduzione per i trent'anni del Forte Prenestino, il volumone riccamente illustrato Fortopìa – Storie d'amore e d'autogestione. Saremo almeno in duecento ad ascoltare le storie del Forte, che ha ospitato HM nel 2000, e fin dal 1994 il collettivo AvANA.net insomma ce n'è da raccontare. Come quelle di Ruggine sono storie un po' melancoliche per la verità, ma ci può stare, si sente che la storia non è affatto finita.
Il sabato è la giornata della massima affluenza, con presenze internazionali piuttosto scarse; si distingue comunque del castigliano e del tedesco, un po' di francese; qualcuno parla inglese, non madrelingua. Per dare un'idea della parte ufficiale, nel senso di organizzata attorno a conferenze tra i dieci minuti in stile TeD e le due ore, questo l'elenco: http://hackmeeting.org/hackit16/talks.html ma è inutile cercare di riassumere per chi non c'era. Manca per esempio l'indicazione di quello che è stato probabilmente il Talk più seguito, in una delle aule da centinaia di posti gremita, tra mezzanotte e l'una abbondante. Argomento? Crittografia postquantistica. I fisici in sala spesso venivano chiamati a integrare le spiegazioni matematiche alla lavagna (la questione dell'entanglement delle particelle e altre bazzecole simili), peraltro piuttosto chiare. Se non lo sapevate, sapevatelo: per ora la situazione è che le macchine quantistiche, oltre a costare qualche ordine di grandezza in più delle macchine digitali classiche, risolvono un problema alla volta, solo quello per cui sono state costruite. Quindi non sono dei computer, cioè delle macchine che possono essere programmate per risolvere più problemi, general purpose come si dice. Non vi interessa? Be' poi non lamentatevi che qualcuno ha craccato il vostro sicurissimo codice di criptazione (che magari vi ha imposto una banca qualsiasi, o Google, o qualche avveduto governo) grazie alla sua magnifica macchina che sfrutta bit quantistici...

Se volete tenervi per voi le vostre scoperte

Uno degli spiriti guida dell'HackMeeting è la curiosità, perciò se non siete curiosi di imparare cose nuove avete fatto bene a non venire. Se volete tenervi per voi le vostre scoperte, letture, dubbi e idee, meglio girare al largo. Se temete di essere scossi nelle vostre credenze e convinzioni, non aprite quella scatola, non cercate di guardare cosa c'è sotto il coperchio, come funzionano gli ingranaggi, i bit e tutto il resto: è meglio non metterci sopra le mani, potrebbe piacervi il brivido, e dopo aver gustato un pizzico di libertà, potreste non poterne più fare a meno.
Notevole l'organizzazione delle cucine e la qualità del cibo, dei turni di pulizia dei cessi e degli altri spazi comuni: ha funzionato nonostante siano stati necessari alcuni richiami a contribuire. Qualche nota stonata? Si poteva evitare di tormentare nottetempo chi stava in tenda con sortite megafono alla mano tanto per aggiungere disagio alla pioggia battente.

Le tecnologie del dominio

Dal punto di vista politico, la questione dell'uso dei social network commerciali sembra la più controversa. È sensato promuovere autogestione con strumenti costruiti per il controllo e a fini di lucro? Chi vuole «toccare le masse» naturalmente non avrà dubbi sull'utilità di stare su Facebook e dintorni, ma in parecchi hanno fatto notare che a medio e lungo termine non è intelligente insegnare e propagandare l'uso di questi sistemi. Dal momento che la tecnologia non è neutra, e in particolare le tecnologie digitali di massa integrano e diffondono le ideologie di chi le crea, non possiamo farci illusioni sul fatto che persone bene intenzionate, infiammate di ideali libertari, possano usarle bene. Quegli strumenti non sono libertari, né tanto meno anarchici. Sono strumenti anarco-capitalisti.
La trasparenza radicale, la pornografia emotiva, l'ipercoerenza narrativa e così via sono caratteristiche intrinseche a quelle che abbiamo chiamato tecnologie del dominio: non è possibile usarle al di fuori del quadro della Società dello Spettacolo, hanno necessariamente un risvolto egemonico. Tendono a liberarci dal peso della libertà, ovvero a rendere automatiche una serie di scelte (cosa fai, dove sei, cosa pensi, dimmi chi sono i tuoi amici, ti dirò cosa vuoi leggere...).
Infine, come al solito, la presenza femminile non era massiccia, per usare un eufemismo. Al di là del bieco emancipazionismo rappresentato dalle sempre più numerose donne alla guida di avide multinazionali hi-tech, i maschi bianchi (e non) potrebbero scoprirne delle belle se mollassero almeno ogni tanto le loro amate tastiere (cavi, resistenze, microfoni e così via) e provassero ad allargare un po' il cerchio. Certo che la pappa pronta non esiste per nessuno, c'è da rimboccarsi le maniche insieme.
Arrivederci all'anno prossimo, a Torino, o forse a Lecce, oppure chissà!

Karlessi
k@ippolita.net
http://hackmeeting.org/




Staino e “A”/
Separazione consensuale

L'assunzione della direzione del quotidiano l'Unità da parte di Sergio Staino ha avuto come conseguenza logica la chiusura della sua rubrica “Pensier libero”, da un anno e mezzo presente in “A” - rivista anarchica.
La notizia del nuovo incarico è giunta mentre il numero 409 (estate 2016) di “A” era già in produzione, per cui su quel numero la rubrica “Pensier libero” è ancora presente.
“Sono ovviamente perfettamente d'accordo che il ruolo di direttore mi impedisce di continuare questa bella collaborazione, si rischierebbe una confusione totale” – afferma Staino in una bella lettera inviataci.
Ringraziamo Staino per la sua collaborazione, che fin dall'inizio non è passata inosservata e ha suscitato nei nostri lettori opinioni anche molto divergenti. A testimonianza che la nostra è una rivista aperta, opinabile, anarchica. Da “pensier libero”, appunto.

la redazione





Paola (Cosenza)/
Nando Brusco, il cardiologo dei tamburi

È possibile far ascoltare i battiti del proprio cuore tramite un tamburo? Pensavo non lo fosse fino a quando, l'altra sera, nella suggestiva cornice di “Piazza 7 fontane” a Paola (Cosenza) non ho assistito ad uno dei tanti spettacoli di Nando Brusco, cantastorie calabrese, un po' D'Artagnan e un po' Cyrano de Bergerac per i capelli lunghi, i suoi tratti somatici, il pizzetto ed i baffi.

Nando Brusco

Non appena conclusi gli studi storico-antropologici, presso l'Università della Calabria, Nando non ha perso tempo ed ha iniziato immediatamente un viaggio di studio e ricerca nella cultura popolare e nella memoria orale della sua terra. Anche lui, come Erri De Luca, ha visto versare nelle sue orecchie di bimbo, quasi fossero delle cisterne, l'acqua piovana delle storie (”cunti”) raccontate da sua nonna e che oggi riemergono nei suoi spettacoli. In giro per l'Italia con i suoi inseparabili strumenti (tamburi, chitarra, organetto e zampogna) per Nando si aprono le porte dei teatri, dei circoli ARCI, dei centri sociali, di piazze e vicoli dei centri storici al suono dei suoi tamburi. Sono appuntamenti che non si possono prenotare, spetta a tutti i passanti la sorpresa di assistere ad un viaggio emozionante tra le nuvole, i campi dorati ed i flutti del mar Mediterraneo.
“È arrivato il cantastorie!” urlano i bimbi mentre corrono, inseguiti dai genitori, perché sanno che da lì a poco parteciperanno, da protagonisti, allo spettacolo che sta per iniziare. Coinvolgente come pochi, il cantastorie di Belmonte Calabro, portavoce di chi non viene più ascoltato, diffonde dal ventre del tamburo, come fili di rame, l'elettricità della storia, delle passioni politiche, non quella con la S maiuscola bensì quella dei dimenticati come Leonida Repaci e Bruno Misefari, uomini del popolo che in Calabria, a sentir pronunciare il loro nome, vi sono ancora anziani che, con gesto spontaneo, si tolgono il cappello.
Quando Nando Brusco inizia a suonare, viene spontaneo disporsi intorno a lui in cerchio. È la forma del tamburo, ma non solo: la terra è rotonda e i nidi degli uccelli lo sono, le stagioni formano un grande cerchio e la vita dell'uomo è un circolo... dall'infanzia all'infanzia.
È solo uno spettacolo musicale? È la proposta di una nuova religiosità?
Niente di tutto questo! È solo una gran bella ed esagerata idea di libertà.

Angelo Pagliaro




Roma/
Errico Malatesta al Nuovo Cinema Palazzo

Il 28 maggio scorso si è svolta a Roma, in un contesto simpatico e accogliente, una giornata dedicata a Errico Malatesta. Lo storico quartiere popolare di San Lorenzo con il Nuovo Cinema Palazzo, una struttura socio culturale occupata da alcuni anni al centro del quartiere, ha ospitato una comunità di liberi pensatori che, su iniziativa dell'Associazione di idee “I Refrattari”, ha reso omaggio al rivoluzionario libertario campano.
Mentre ci si avvicinava al luogo dell'incontro i numerosi manifesti annuncianti l'iniziativa sui muri delle case delle vie adiacenti preannunciavano l'impegno con il quale il gruppo degli organizzatori avevano preparato l'iniziativa. Va detto che erano diversi decenni che Malatesta non veniva degnamente ricordato nella capitale. Il rapporto tra Roma e Malatesta è assai complesso e ricco, e in parte va ancora indagato sul piano della ricerca storiografica. Malatesta ha vissuto a Roma gli ultimi dieci anni della sua vita e qui ha dato vita alla sua ultima, e importante, impresa editoriale: la rivista «Pensiero e volontà» (1924-26) che può essere letta come il suo testamento politico e morale. Malatesta muore nella capitale, in pieno regime fascista, il 22 luglio 1932. La città ancora oggi ospita nel grande e storico cimitero del Verano le sue spoglie, insieme a quelle della sua compagna Elena Melli - scomparsa nel 1946 -. Una volta caduto il fascismo, dopo vent'anni di dittatura, e liberata Roma, gli anarchici insieme ad altri antifascisti resero omaggio al grande rivoluzionario inaugurando una bella lapide, ancora oggi visibile, sulla facciata del palazzo al Quartiere Trionfale che lo aveva ospitato nei suoi anni romani.

Ma facciamo un passo indietro e dedichiamo un po' di spazio al luogo che ha ospitato il convegno dedicato a Malatesta. Il Nuovo cinema Palazzo è stato occupato nell'aprile del 2013 da cittadini, artisti, studenti, attivisti di spazi sociali (area disobbedienti) e associazioni per sottrarlo alle speculazioni, azione che di fatto ha impedito l'apertura di un casinò che, senza nessuna autorizzazione, stava nascendo a San Lorenzo.
Gli organizzatori, che hanno accolto il pubblico accorso numeroso al Nuovo Cinema Palazzo con cortesia ed efficienza, hanno allestito una mostra storico documentaria con fotografie e riproduzione di documenti provenienti da archivi pubblici e privati. Inoltre, all'inizio del convegno hanno proiettato il noto filmato sul comizio di Errico Malatesta per il 1° maggio 1920 a Savona.
Insomma la cornice e l'organizzazione hanno preparato bene la strada ai relatori che hanno cercato di inquadrare il ruolo di Malatesta nel contesto della storia del conflitto di classe a Roma nel decennio nel quale si afferma il regime mussoliniano. Roberto Carocci, storico romano, ha parlato di Malatesta e il suo rapporto con il movimento operaio locale mentre Valerio Gentili si è concentrato sul ruolo del leader libertario nella nascente prima resistenza armata al fascismo: quella degli arditi del popolo. Successivamente vi sono stati due interventi che hanno affrontato un diverso aspetto dell'azione e della riflessione teorica di Malatesta, dal punto di vista sia morale che filosofico. Giorgio Sacchetti infatti ha approfondito la questione del rapporto tra anarchismo e violenza, in particolare nel periodo del “biennio nero” (1921-22); mentre in un intervento registrato lo storico/militante Davide Turcato ha descritto esaustivamente la questione teorica e di metodo del “male minore” in Malatesta. Ha chiuso la bella e intensa giornata lo scrivente di questo rendiconto con una relazione dedicata all'atteggiamento di Malatesta di fronte al fascismo e il suo contributo nella lotta al primo periodo della dittatura mussoliniana.

Franco Bertolucci




Imola (Bologna)/
Un convegno sulla Spagna '36

19 luglio 1936, il popolo spagnolo sale sulle barricate per fermare il tentativo golpista dei generali felloni comandati dal carnicero Francisco Franco. Gli anarchici della Federaciòn Anarquista Iberica e della Confederaciòn Nacional del Trabajo guidano la risposta popolare dando inizio a quello straordinario processo che sarà la Rivoluzione spagnola. Rivoluzione che sarà soffocata nel sangue dal fascismo internazionale fra l'indifferenza delle democrazie occidentali e la oggettiva complicità dello stalinismo e dei suoi agenti.
A ottant'anni di distanza, per non dimenticare la lotta per la libertà del proletariato spagnolo e internazionale, l'Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana ha indetto a Imola per la giornata del 23 luglio 2016 il convegno di studi “Spagna 1936 Anarchismo e Rivoluzione”.

Ad accogliere i partecipanti alcune mostre particolarmente interessanti: la prima La Catalogna bombardata, prodotta dal Memorial Democratic di Barcellona, dedicata ai devastanti effetti sulla popolazione civile barcellonese e catalana provocati dai criminali bombardamenti a tappeto dell'aviazione italiana; la seconda, curata dal Centro Filippo Buonarroti di Milano, offriva un ampio quadro sulla presenza degli antifascisti italiani che hanno combattuto a fianco del proletariato spagnolo, la terza mostra, consistente in un'interessante raccolta di reperti e documenti originali della rivoluzione, forniva un sorprendente quadro della diffusa presenza dell'anarchismo in ogni ambito della società spagnola.
Le relazioni, che non hanno mancato di suscitare un interessante dibattito finale, hanno riguardato diversi aspetti della complessità della guerra civile, consentendo così di affrontare differenti tematiche.
Daniele Ratti (Le radici delle due Spagne) ha brillantemente ricostruito le premesse culturali e sociali che avrebbero portato all'esplosione rivoluzionaria: in opposizione ad una Spagna maschilista, ottusamente clericale e incapace di sviluppare una cultura laica, le avanguardie rivoluzionarie seppero costruire le basi per una società libera e diversa, basi che solo la reazione fascista riuscì a distruggere.
Enrico Acciai (I primi volontari italiani in Spagna: la Sezione Italiana della Colonna Ascaso), rifacendosi al suo ultimo lavoro storiografico, ha descritto l'entusiasmo e la dedizione con cui centinaia di anarchici italiani sparsi per l'Europa, accorsero per primi a combattere a fianco degli anarchici iberici. Soffermandosi doverosamente sulle grandi figure di Camillo Berneri e Nello Rosselli, vittime della speculare reazione stalinista e fascista, ha contribuito a fare ulteriore chiarezza sulle pesantissime e tragiche responsabilità che ebbe il comunismo internazionale nella repressione delle conquiste rivoluzionarie.
Giorgio Sacchetti (Aviazione legionaria: crimini fascisti nella guerra di Spagna) ha descritto uno degli aspetti meno conosciuti e più rimossi del criminale intervento dell'Italia fascista a fianco dei generali felloni. Ricostruendo la storia di vita dell'aviatore legionario Vittorino Ceccherelli, Sacchetti ha ampiamente dimostrato l'impossibilità di una memoria condivisa e come, ancora oggi, si cerchi di far passare per “eroi di guerra” i più entusiasti responsabili degli scellerati bombardamenti sulla Catalogna.
È la riprova di come sia ancora necessario ricordare la tragedia della guerra civile e la grandezza della rivoluzione libertaria.

Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana




Francoforte (Germania)/
Un congresso anarchico internazionale

Si è tenuto a Francoforte sul Meno (Germania), dal 4 al 7 agosto, l'intenso incontro anarchico che ha visto partecipare centinaia di compagne e compagni, delegati e delegate a quattro giorni di dibattiti, laboratori, progetti durante il X congresso anarchico dell'Internazionale di Federazioni Anarchiche.
Alle organizzazioni che compongono la galassia IFA (www.i-f-a.org) si sono unite nuove organizzazioni sudamericane, la FALV cilena, l'Iniziativa per la Federazione Anarchica brasiliana e la FAM messicana che hanno aderito durante il congresso, mentre la APO greca ha chiesto l'adesione. Nuove reti organizzate quindi che rafforzano la possibilità di trasformazione sociale in termini antiautoritari, in particolare in Sud America. Realtà anarchiche kurde, azere, turche, olandesi, croate, portoghesi, nordamericane, neozelandesi, cubane, domenicane, salvadoregne, venezuelane hanno partecipato arricchendo la quattro giorni.
Momenti di discussione collettiva si sono alternati a workshop organizzati per piccoli gruppi in modo da facilitare il raffronto ed il dibattito tra le realtà presenti. Coordinare le lotte e le esperienze, confrontarsi sui macro processi internazionali che vedono peggiorare ovunque le condizioni ambientali, di vita e di lavoro delle classi subalterne, nonchè la continua riduzione degli spazi di libertà a fronte dell'affermazione di politiche sempre più autoritarie imposte dai governi e dagli stati sono stati il fulcro del dibattito e dei laboratori del congresso. Non sono mancati gli spazi per confronto di esperienze, per la progettazione e la costruzione di campagne condivise, contro il militarismo, la repressione, per la lotta contro il patriarcato, per la solidarietà e l'aiuto ai ed alle migranti.
Vivremo gli esiti di queste campagne solo con il tempo e con le lotte, ma il riunirci e coordinarci tra realtà geograficamente lontane ha già rafforzato ed arricchito l'esperienza che su un piano locale o nazionale stiamo agendo.
La lotta per la libertà e l'anarchia non si ferma. Organizziamoci.

Simone Ruini
delegato della Federazione Anarchica Italiana




Milano/
Expo, la saga infinita

Se c'è un tema su cui i detrattori delle magnifiche sorti e progressive dell'esposizione meneghina erano preparati è l'eredità necessariamente nociva di un evento di tale portata. Docente di sfiducia comparata, durante il semestre delle file al padiglione nipponico e del panino alla nutella più lungo del mondo, non fu tanto (non solo almeno) l'inadeguatezza del board societario della fiera milanese, quanto l'esito infelice di tutte le Esposizioni Universali tenutesi negli ultimi trent'anni, abbandonate una volta spente le luci della ribalta.

Rho (Milano) - Con geniale tempismo, il 26 agosto è stata aperta in ambito Expo la spiaggia dei milanesi.
Come si vede nella foto, frequentatissima. Tra questa e alcune altre iniziative sempre nello spazio Expo,
sono stati spesi 50 milioni di euro. Quisquilie, avrebbe detto il principe De Curtis

Il 31 ottobre 2015 chiudono i tornelli del sito espositivo e le luci affittate per l'albero della vita si affievoliscono come l'hype mediatico della kermesse. Il governo rassicura che le cose andranno diversamente dal passato e che un progetto in due tempi è già in fase di realizzazione, al coro si accoda l'ex amministratore delegato della società Expo ed oggi neosindaco di Milano: in una prima fase, quella dello smantellamento dei padiglioni, un fuoco di fila di iniziative culturali avrebbe dovuto mantenere la cittadinanza adesa al sito espositivo; nel medio termine un polo scientifico-culturale, o “human technopole”, sarebbe diventato il cuore di un quartiere con università, pizzerie e alberghi... per farla semplice.
A 12 mesi dall'inaugurazione di Expo 2015 prende avvio il fast post-expo: 16 milioni di euro investiti dalla Triennale di Milano per realizzare due mostre su cibo e arte che sono un flop di pubblico e di critica, a seguire “Experience Milano”, per un costo di oltre 50 milioni di euro, con tanto di spiaggia estiva inaugurata il 26 (!) di agosto.
A partire dal mese prossimo si fa sul serio: i temi di realizzazione del polo accademico sono già slittati al 2020 (si parte con due anni di ritardo), all'Università degli Studi di Milano manca la liquidità per varare l'operazione, e il polo scientifico sponsorizzato da Matteo Renzi non occupa che un quindicesimo dell'area.
Di tutto il resto poco sappiamo.

Alberto “Abo” Di Monte




Francavilla Fontana (Brindisi)/
A Urupia, il nuovo impianto autogestito di fitodepurazione

Durante la settimana tra l'11 e il 17 luglio si sono svolti nella comune libertaria Urupia i lavori di rifacimento del vecchio impianto di fitodepurazione.
L'impianto, realizzato nell'ottobre del 1995 (primo impianto di fitodepurazione a canneto mai realizzato in Italia), nonostante fosse stato dimensionato e costruito per funzionare (almeno) 10 anni, ha offerto alla comune Urupia i suoi servigi per più del doppio del tempo previsto, depurando i nostri scarichi e trasformando magicamente, per quasi 21 anni, le nostre produzioni biologiche in acqua praticamente potabile, buona a far crescere migliaia delle piante che oggi circondano la nostra casa. E tuttavia, il tempo passa per tutti. In occasione del ventesimo compleanno di Urupia abbiamo verificato che il nostro vecchio impianto non ce la faceva più: il filtro era saturo e le vasche di decantazione non riuscivano più a decantare i liquami, soprattutto quando si verificavano i cosiddetti “picchi di utenza”, cioè durante i raduni, le feste e le iniziative che, ormai (e per fortuna), sempre più numerose si svolgono dentro la nostra comune. Troppo lavoro, anche per il nostro buon vecchio amato impianto. È stato così che alcune delle nostre vecchie amiche hanno pensato bene di farci un fantastico, utilissimo regalo, lanciando una sottoscrizione, con l'obiettivo di raccogliere 8/10000 euro e usarli per rimettere a nuovo il vecchio impianto.
L'ultimo aggiornamento di Cinzia (l'intestataria del conto corrente sul quale andavano versati i contributi), del 15 giugno scorso, dava come obiettivo raggiunto la cifra di 9100 euro (alla quale bisognerebbe aggiungere qualche altro centinaio di euro raccolti direttamente da Urupia, senza passare dal conto corrente: qualche iniziativa a casa, qualche contributo, ecc.). Insomma, i soldi alla fine sono stati raccolti. E il lavoro è stato realizzato. Di fatto, insieme a Floriana Romagnolli, nostra amica e consulente, abbiamo valutato che il dimensionamento del vecchio impianto (trenta abitanti equivalenti al giorno) era sufficiente anche per le attuali utenze della comune: i problemi stavano piuttosto nella scarsa capacità di decantazione del solido durante i “picchi” (nel corso di alcune iniziative la comune viene “visitata” da centinaia di persone) e nella ormai evidente saturazione del materiale di riempimento del vecchio filtro. Così abbiamo svuotato il vecchio filtro, pur mantenendone la collocazione e le dimensioni, e lo abbiamo riempito con del materiale nuovo (ghiaia e graniglietto); inoltre abbiamo aggiunto alla vecchia IMHOFF (fossa per il trattamento dei liquami) e alla vecchia (unica) vasca di raccolta altre tre vasche di decantazione (la “tricamerale”), con lo scopo di rallentare il corso dei liquami durante gli aumenti improvvisi di utenza.

Francavilla Fontana (Br), luglio 2016 - I lavori nella comune

I costi dell'operazione sono stati calcolati in maniera da stare dentro il budget disponibile. Di seguito il dettaglio delle spese:
– costo dell'escavatore per lo scavo per la tricamerale: € 500
– costo della tricamerale in polietilene e del materiale di riempimento dello scavo: € 1650 + € 330
– costo dell'autospurgo per lo svuotamento del vecchio impianto: € 200
– costo dei mezzi per lo svuotamento del vecchio filtro, il livellamento del materiale e il riempimento del nuovo filtro: € 1500
– costo del telo in EPDM (gomma sintetica), del tessuto non tessuto e delle flange di raccordo: € 1980
– costo del materiale di riempimento del nuovo filtro (ghiaia e graniglietto): € 1300
– costo delle tubazioni idrauliche (drenaggio, pvc, polietilene): € 630
– costo dei materiali per il rifacimento dell'impianto elettrico: € 250
– a Floriana Romagnolli per la consulenza e la relazione tecnica: € 750
– costi burocratici di vario tipo (marche da bollo, ecc.): € 150
– costo birre per gli operai e le operaie della squadra tecno: € 50
Totale costi: € 9290.
Lo scopo principale di questa lettera, tuttavia, non è tanto quello di rendicontare i lavori e i costi sostenuti, quanto soprattutto quello di ringraziare quante e quanti hanno permesso, con il loro contributo (economico e non) la realizzazione di questa nuova impresa.
Sul sito della comune (www.urupia.wordpress.com) potete vedere alcune fotografie che ripercorrono le fasi salienti dei lavori e scaricare la relazione tecnica dell'intero progetto.
Grazie di cuore a tutte/i.

L'assemblea delle comunarde di Urupia
comune.urupia@gmail.com