rivista anarchica
anno 46 n. 410
ottobre 2016


ricordando Gianni Gallo

L'anarchia di un artista
vigneron di Langa

di Umberto Seletto
con testimonianza di Piero Cagnotti e Antonio Lombardo
disegni di Gianni Gallo


Tra vino e boschi, natura e libri, anarchia e incontri, la figura di un disegnatore di etichette decisamente originale.
L'incontro con Alfonso Nicolazzi, la testimonianza di Carlin Petrini, il ricordo degli anarchici di Langa.


Un'opera importante per collocare l'impresa artistica ed umana di Gianni Gallo: Dall'altra parte della natura. Etichette in Langa di Gianni Gallo Edizione dei Curatori, Villanova Mondovì - Cn, 2015, formato 23x30, pp. 277, € 30,00).
Una Terra, una vita... parlare di Gianni Gallo significa parlare di Langa di vino, di poesia, di storia e di amicizia: così Carlin Petrini introduceva la presentazione del libro su Dogliani e la sua Langa.
Gianni Gallo (1935-2011) conosciuto dalla sua gente come Galet. Bastava aprire la porta per entrare nella sua casa, che è stata per una moltitudine approdo accogliente e speciale. Gianni ha dedicato la sua vita alle attività contadine dell'azienda familiare ed a catturare la natura, flora e fauna, in un rettangolo di carta, in centinaia di etichette che hanno impreziosito vini importanti di Langa, ma anche cibi che si consumano tutti i giorni.

Passero su fascio di spighe e fiordalisi. Xilografia per la cantina Abbona
di Dogliani (Cn), stampata da Enrico Tallone, anno 2006

Artista, disegnatore, incisore sopraffino che ha tradotto per noi le forme della natura. Linee pulite disegnate con il rapidograph, che non sono una semplificazione della realtà ma al contrario ne raccolgono la complessità, per trasformarla in memoria e forse anche denuncia. Uno sguardo buono, quieto e felice dietro una barba profetica. Ed una grandissima coerenza di vita, uno stile anarchico di vita.
Mi verrebbe da dire: l'umanesimo anarchico di Gianni Gallo, che ho conosciuto attraverso le sue tessiture e attraverso il racconto appassionato di alcuni amici e da quello innamorato della sua donna, Silvia Sala.
L'umanità doglianese, e non solo, era amica di Gianni, che riceveva al Bar Roma portando avanti questo semplice scambio della sua grande arte. Eppure qui non siamo al Burning Day, siamo in Langa.
Quest'uomo, con le sue abitudini, sul divano di casa sua in pantofole con la sigaretta sempre accesa, ci lascia due segni capaci di eternità: la sua grande arte che si nutre della sua umanità penetrante, pregnante.
Per una comprensione più piena dell'uomo vi proponiamo la lettura del ricordo dal profumo inconfondibile di vita di Antonio Lombardo e Piero Cagnotti, anarchici di Langa.

Umberto Seletto

Una mela e mezza. In alto prove di colore per la tipografia.
Disegno a china acquerellato a mano su carta antica, circa anno 2000


Niente fatture, solo baratto

di Piero Cagnotti e Antonio Lombardo

Alfonso Nicolazzi ancora andava a caccia nei primi anni dei '70. Era con Pietro Granai in quel di Dogliani, in una delle parti selvatiche della piana del Tanaro. La sera si fermano al bar Roma, lungo il Rea che taglia a metà il paese, era, ed è tuttora, uno di quei bar che ci puoi masticare qualcosa insieme al buon bicchiere, e ti ci puoi fermare a bagnar la parola con qualcuno o giocare a carte, o scrivere, o telefonare o incontrare e dare appuntamenti senza che nessun oste ti rompa le balle se vuoi ancora qualcosa. Così fecero, ma al tavolo vicino c'era gente che discuteva “Ma va là te e il partito, delega, delega sempre così non capirai mai niente”. “Basta, con voi anarchici è inutile discutere, basta dir di no e finisce lì”, “No, non finisce lì è tutto da fare invece”.
Alfonso si alza e si avvicina al tavolo e direttamente chiede alle due barbe, Gianni Gallo e Piero Cagnotti, se erano anarchici e a risposta affermativa si presenta e dice che vedendo il posto bellissimo di Langa avrebbe verificato se si poteva piantar su, proprio lì, la tipografia per il giornale Umanità Nova. Gianni lo prende sul serio e lo porta alla sua storica cascina, la Ribote, quella di suo padre, intransigente antifascista e rigoroso contadino, da cui molto probabilmente aveva ripreso quell'etica autonoma e coraggiosa di decidere per conto suo. Non se ne fece nulla, ma da quel momento Gianni Gallo non perse mai di vista, ricambiato, il compagno Alfonso.
Con Piero frequenta le feste di Gragnana, viene a Carrara e per finanziare il giornale, sempre negli anni '70, incide un'acquaforte “Bersaglio Ecologico” che rappresenta un prato di alte erbe selvatiche sotto un sole a raggiera. Si abbona al giornale fino alla fine dei suoi giorni. Ancora nel 1998 in occasione della Fiera dell'Autogestione, a Carrù, poco distante, a notte fonda Alfonso andò a trovare Gianni lì dove Gianni viveva, dipingeva e riceveva gli amici, la sua cucina. Erano le ore in cui creava liberamente.

Riccio ghermito da uccello rapace. Disegno a china acquerellato a mano, anno 2008

“Gianni era di sentimenti anarchici già nella culla, per carattere e disposizione naturale” dice la sua compagna Silvia Sala, curatrice del libro. Prima di Alfonso Nicolazzi, aveva già conosciuto altri anarchici cuneesi oltre a Piero Cagnotti, la famiglia Siccardi, Davide, per decenni abbonato a Volontà e Umanità Nova, Aldo, Graziella partigiani e figli di quel poeta e ceramista Pietro Siccardi, contemporaneo di Bartolomeo Vanzetti, che, testardo, portava il fiocco alla Lavallière anche durante il fascismo e s'incontrava coi pochi socialisti rimasti per festeggiare di nascosto il Primo Maggio nei boschi di Mondovì.
Dopo gli studi al Politecnico Gianni inizia a disegnare dopo il lavoro di contadino-vigneron alla cascina di suo padre, e disegna la natura quella che la industrializzazione degli anni '60 rischia di distruggere.
Tra i produttori di vino di Dogliani si sparge la voce che c'è uno del posto che disegna a mano le etichette. Comincia di lì un passaparola che negli anni si diffonde tra la Langa e il Roero, dopo i produttori di vino di Barolo, La Morra, Dogliani e dell'Arneis del Roero, arrivano le grappe e poi le confezioni dell'Agrimontana, lo trovi su marmellate, bottiglie, confezioni di prodotti artigianali, sali di Cesare Giaccone, ma anche su annunci di matrimonio degli amici. Erik Balzaretti, direttore delle arti visive e coordinatore del corso di illustrazione a Torino, nonché autore di libri e cataloghi sulla Comunicazione Visiva, fa derivare il suo disegno dal decorativismo primario di William Morris, il socialista utopista inglese. Provate voi a dipingere filo per filo una piuma, sembra facile a dirlo, ma Gianni ci riusciva col suo rapidograph.
Non riproduceva nulla, era attento a quello che noi non ci facciamo caso, anche andando a girare in campagna: tarassaco con farfalla, lo scricciolo, il bruco, metteva insieme alchechengi e ne vedeva una composizione, si accorgeva di una aquilegia alpina come di un cardo tagliato, dei fiori del basilico come dei pulcini del picchio rosso, la cavalletta si distingueva nei minimi particolari dal grillo, e la pannocchia di mais dalle otto file. I colori parevano pastelli della scuola, di una tenerezza unica di chi, non con gli occhi della foto, ma con la memoria dell'anima descriveva la natura che non vediamo.
Non ci sono scritti di Gianni Gallo, ma nei suoi Appunti per qualche pagina sul vino critica la alienazione della società dei consumi, il vigneron che non riconosce nella bottiglia del supermercato il gusto della sua uva e il contadino che non sente il suo grano nel pane venduto al negozio.

La copertina del libro Dall'altra parte della natura. Etichette
in Langa di Gianni Gallo
(2015, pp. 277, € 30,00)

Una testimonianza di Carlin Petrini, fondatore di Slow-Food ed amico da cinquant'anni di Gianni, alla presentazione del libro nel Castello di Verduno, sabato 12 settembre, fa chiarezza su chi era Gianni davanti a decine di produttori lì riuniti che avevano usufruito dei disegni per i loro prodotti: “Ricordatevi, sia chiaro a tutti, Gianni era un anarchico, non ha mai votato perché non credeva nei partiti, neppure quando lo hanno chiamato a fare il presidente di seggio alla casa di riposo gestita dalle suore, impediva alle suore di accompagnare i vecchi alle urne, e non fu mai più chiamato. Tutti voi avete usufruito gratuitamente dei suoi disegni, che faceva se e quando ne aveva voglia, per amicizia e per conoscenza personale. Risparmiavate fatture, niente IVA, un bel risparmio, certo c'era il baratto, quintali di vino, marmellate, grappe e finiva lì. Era lui che voleva così, perché non voleva nessun rapporto salariato, nessuna subordinazione, era un contadino. Adesso che la sua casa rischia di essere abbattuta adesso è il momento di mettersi la mano sul sedere, tirare fuori il portafoglio e prendere la casa e fare un centro di cultura della Langa, perché Gianni è tra i nomi che in Langa han fatto cultura, Pavese, Fenoglio, Arpino, il testardo Bartolo Mascarello che si oppone alla barrique, l'artista Cesare Giaccone oppure siamo qui a perdere una occasione”.
Tocca a Piero Cagnotti riportarlo alla realtà, la casa è già stata venduta a pochi soldi e l'occasione è ormai persa. Resta la memoria di quanti lo hanno conosciuto, di chi ha portato la bandiera nera e rossa dell'Anarchia il giorno del suo funerale e di chi volentieri ricorda a quanti esaltano Gianni Gallo come artista e disegnatore di etichette che, semplicemente, non per ideologia proclamata, ma per respiro dei polmoni e battito quotidiano del cuore, Gianni Gallo era un anarchico.

Piero Cagnotti e Antonio Lombardo