rivista anarchica
anno 45 n. 404
febbraio 2016


autogestione

Occupare, resistere, produrre

di Massimiliano Barbone


Ripercorriamo le vicende della fabbrica autogestita Vio.Me di Salonicco (Grecia). L'occupazione dello stabilimento, la riconversione produttiva e l'organizzazione autogestionaria dei lavoratori. Con il pericolo costante degli sgomberi.


3 dicembre 2015: in Grecia è giorno di sciopero generale contro le ennesime misure di smantellamento di quel che resta della sicurezza sociale, della tutela sanitaria pubblica, contro l'innalzamento dell'età pensionabile e l'aumento delle imposte a carico del lavoro salariato. È però anche il giorno della seconda asta giudiziaria per la vendita dei terreni della Filkeram/Vio.Me, la fabbrica di detergenti ecologici autogestita dai lavoratori da più di due anni. Come di consueto, si prevede un confronto frontale nelle aule del tribunale fra i lavoratori e i solidali, determinati ad impedire lo svolgimento dell'asta, e le forze dell'ordine in assetto antisommossa. L'udienza è prevista per mezzogiorno. Al mattino presto c'è ancora tempo per visitare questa fabbrica quasi unica, che da mesi resiste contro ogni ostacolo politico e giudiziario, contro la logica stessa della ristrutturazione capitalista e della conseguente politica di austerity, offrendo un esempio ammirato e sostenuto in ogni parte del mondo, dalla Turchia, all'Italia, all'Argentina.
Insieme a Tassos, un compagno di Salonicco che ha vissuto in Italia, parla correntemente italiano e conosce i lavoratori della Vio.Me, veniamo ricevuti di primo mattino da Vangelis e Andreas, che hanno appena concluso il loro turno di vigilanza notturna; la Vio.Me è infatti una fabbrica occupata e ogni notte qualcuno dei lavoratori, a turno, presidia gli stabilimenti per sventare iniziative a sorpresa da parte delle forze dell'ordine e dare tempestivamente l'allarme in caso di sgombero.
Vangelis ed Andreas sono però anche il simbolo vivente della possibilità concreta, per la Vio.Me, di continuare la propria attività come fabbrica autogestita: si sono da poco laureati in ingegneria chimica, hanno subito chiesto di lavorare alla Vio.Me autogestita e sono in fabbrica solo da una settimana, i primi neoassunti dalla cooperativa costituita dai lavoratori. Ma non sono solo lavoratori e soci della cooperativa; sono anche due militanti anarchici (dello spazio sociale “Sabot” di Salonicco), che fin da subito, all'inizio solo come solidali, hanno sostenuto la lotta della Vio.Me, per poi diventarne parte integrante.
Insieme a loro incontriamo Dimitris, che lavora alla Vio.Me dal 2004 ed è una delle anime del gruppo di lavoratori che ha deciso prima di occupare la fabbrica e poi di riprendere la produzione. Con lui ripercorriamo le vicende di questa storia.

L'antefatto

A Sud-Est di Salonicco, fra l'aeroporto e il centro città, di fronte all'imponente catena dell'Olimpo che si estende ben visibile al di là del golfo, si trova un'ampia zona commerciale, uguale a tutte le altre nel mondo, con gli stessi marchi e gli stessi prodotti, senza persone che ci vivano, solo consumatori che comprano. Qui, però, si trovano anche gli stabilimenti della Filkeram-Johnson e della sua controllata, la Vio.Me, ultima area produttiva della zona.
L'azienda produceva dal 1982 collanti per l'edilizia: malte, intonaci, materiali per la saldatura e, soprattutto, colla per piastrelle. Nel suo settore era considerata una delle migliori in Europa. A pieno regime occupava 70 persone: 45 operai e circa 25 fra impiegati, chimici specializzati e dirigenti.
Gli stabilimenti sono anche fisicamente integrati con quelli della casa madre, la Filkeram, che invece, dagli anni '60, produceva piastrelle ed aveva creato la Vio.Me proprio per offrire al settore dell'edilizia una gamma completa di prodotti: piastrelle, collanti e cementi.
I primi problemi, di natura finanziaria (debiti e imposte non pagati) più che economica o produttiva, si sono presentati nel 2010; le conseguenze immediate sono state la cessazione forzata dal lavoro, la sospensione del pagamento degli stipendi e, infine, nel maggio 2011, il fallimento della Filkeram, che ha trascinato nella bancarotta anche la controllata Vio.Me.
Fin da subito è stato chiaro che il fallimento aveva una natura sospetta: era stata infatti un'altra azienda produttrice di cemento, la “Lafarge”, con la quale la Filkeram aveva sempre intrattenuto ottimi rapporti (anche personali, per quanto riguarda i titolari), a fare imporre per via giudiziaria il pagamento di un debito irrisorio di 120.000 Euro; chiaramente un pretesto per dare avvio a tutta la procedura fallimentare.
Negli anni immediatamente precedenti al fallimento, la Filkeram aveva ricevuto dal governo ingenti sovvenzioni pubbliche per rinnovare il parco macchine; lo stesso terreno su cui sorgono gli stabilimenti, a suo tempo, era stato donato dallo Stato proprio come incentivo per avviare la produzione. Il fallimento è sembrato quindi essere una vera e propria manovra concepita per liquidare il patrimonio e incassare i soldi pubblici erogati negli anni.
Christina Filippou, figlia dei proprietari e precedente amministratrice, è stata persino condannata in primo grado a 123 mesi di prigione per bancarotta fraudolenta; in appello, tuttavia, i mesi sono stati poi ridotti a 43, convertiti inoltre in attività sociali presso una municipalità, nella quale, in realtà, la Filippou non ha mai prestato un solo giorno di servizio.

L'occupazione della fabbrica

I lavoratori, formalmente, non sono stati licenziati, anche se non ricevono più lo stipendio dal 2010. Dimitris, da solo, aspetta di ricevere ben 65.000 Euro di stipendi non pagati (ma dice di non farsi illusioni). Il debito con i lavoratori ammonta a diversi milioni.
Al momento la Vio.Me è formalmente gestita da amministratori provvisori, i curatori fallimentari, che hanno subito chiesto la liquidazione dei macchinari e messo all'asta i terreni su cui sorgono gli edifici.
Proprio per impedire l'asportazione dei macchinari dagli stabilimenti, nel settembre 2011 alcuni lavoratori hanno occupato la fabbrica. Si trattava degli operai e degli elettricisti, poiché gli impiegati ed i tecnici non hanno mai partecipato alla lotta e si sono schierati dalla parte della proprietà, sperando così in un futuro pagamento degli arretrati.
A parte casi singoli, la maggior parte dei lavoratori non aveva esperienza politica e pochi erano anche quelli sindacalizzati. La radicalizzazione della lotta alla Vio.Me è stata quindi una risposta quasi naturale da parte di persone che si sono viste gettate sulla strada, letteralmente truffate e lasciate senza una prospettiva credibile di ricollocazione.
Fin da subito il sostegno della comunità locale è stato molto forte. In molti, anche a titolo individuale, hanno portato cibo o sostegno economico ed hanno contribuito attivamente all'occupazione, al presidio dei terreni ed alle iniziative di solidarietà in favore dei lavoratori occupanti.
In particolare le realtà antagoniste di Salonicco, i sindacati di base, alcuni gruppi di lavoratori di altre aziende locali si sono attivati per sostenere i lavoratori in lotta. Nessun sostegno è arrivato, invece, dal KKE, il partito comunista greco, che ha praticamente ignorato la vertenza. SYRIZA, per conto suo, ha inizialmente dato un sostegno conclamato ma solo verbale, che non si è poi mai tradotto in iniziative concrete, neppure dopo la formazione dei suoi due governi nel corso del 2015.

Salonicco (Grecia), stabilimento Vio.Me
Essiccatura dei saponi in ambiente climatizzato
L'autogestione e la riconversione della produzione

Dopo un anno, nell'autunno del 2012, terminata l'erogazione dei sussidi di disoccupazione, in un'assemblea generale dei lavoratori e dei sostenitori viene deciso di trasformare l'occupazione in autogestione produttiva. Viene costituita a tal fine una cooperativa composta da una ventina circa di persone, di età compresa fra i 40 ed i 55 anni, tutti maschi ad eccezione di una sola donna (la maggior parte degli occupanti, come già detto, erano gli ex operai, prima addetti a lavori anche fisicamente pesanti). La cooperativa prevede anche la figura del “socio simpatizzante”: si tratta di chi, pur non lavorando personalmente in fabbrica, può e vuole garantire un contributo economico regolare, ricevendo in cambio i prodotti della Vio.Me ed acquisendo il diritto di voto consultivo nelle assemblee generali dedicate alla gestione della fabbrica.
Fin da subito si è capito però che non era possibile riprendere la stessa attività precedente: buona parte dei collanti edíli erano scaduti già dal 2011 e non erano più commercializzabili; altro materiale ancora utilizzabile era comunque sotto sequestro giudiziario e difficilmente avrebbe trovato acquirenti, non potendo essere fatturato. Ma, soprattutto, le materie prime avrebbero dovuto essere tutte importate e, ovviamente, nessuna banca era ed è disposta a concedere linee di credito ad una cooperativa costituita da operai che occupano abusivamente una fabbrica sotto sequestro giudiziario.
Si è deciso allora di riconvertire la produzione, sfruttando una materia prima ampiamente disponibile in Grecia: l'olio d'oliva, lavorato per produrre saponi per il corpo e detergenti per la casa. I macchinari presenti in fabbrica, grazie alle competenze tecniche e meccaniche degli operai, sono stati riadattati e resi compatibili con il nuovo tipo di lavorazione. Le ricette per la produzione dei detergenti dall'olio d'oliva sono state riprese invece dalle vecchie tradizioni locali, anche se adattate alla produzione industriale, con un'attenzione particolare per la compatibilità ambientale; proprio il ricorso a tecniche tradizionali ha consentito ai lavoratori, rimasti inizialmente privi del supporto e delle competenze di chimici e specialisti, di imparare da soli le nuove lavorazioni.
L'assemblea con cui viene tuttora collegialmente gestita la cooperativa ha deciso fin da principio di riorganizzare il futuro lavoro secondo alcuni principi fondamentali:

  • Produzione senza padroni e senza distinzione fra ruoli direttivi e ruoli esecutivi.
  • Eliminazione di ogni rigida divisione delle mansioni: ognuno deve essere in grado di seguire ogni fase del processo produttivo e, soprattutto, capirne la logica, in modo da poter svolgere qualsiasi mansione a seconda delle necessità contingenti. Su questo punto, la consapevolezza e la determinazione sono elevatissime. In particolare i “chimici” Vangelis ed Andreas, assunti anche proprio per migliorare le tecniche produttive e studiare nuove ricette, in merito sono molto chiari: sulla base delle proprie competenze e studi, proporranno migliorie o innovazioni, ma queste dovranno essere decise dall'assemblea e, comunque, le ragioni “tecniche” dovranno essere assimilate da tutti. Uno dei loro compiti sarà anche quello di condividere le proprie conoscenze, evitando che in futuro qualcuno possa assumere un ruolo meramente esecutivo ed inconsapevole nella produzione.
  • Parità di salario base per tutti (più una piccola quota variabile, determinata dalla quantità di turni di vigilanza notturna che ognuno è disposto a fare).
  • Attenzione alla compatibilità ambientale della produzione e del confezionamento.
  • Reperimento delle materie prime dalla zona di Salonicco.
  • Commercializzazione diretta del prodotto finito, senza passaggi intermedi (ad eccezione dei corrieri per le spedizioni).
  • Apertura della fabbrica alle esigenze del territorio e della comunità di sostenitori locali.
Sulla base di questi principi, dopo alcuni mesi dedicati all'organizzazione ed alla raccolta dei primi fondi per partire, una mobilitazione di tre giorni di iniziative solidali in città è sfociata il 12 febbraio 2013 nell'avvio ufficiale della produzione autogestita.


Salonicco (Grecia), stabilimento Vio.Me
Alcuni detergenti prodotti (sapone mani, piatti, vetri, generico)
La produzione e la distribuzione

In primo luogo, per quanto riguarda la fornitura di elettricità, gli impianti vengono tuttora alimentati grazie ad un allacciamento abusivo alla rete elettrica. Di fatto, la Vio.Me non ha più pagato bollette dal 2011. L'azienda elettrica greca (la “DEI”) ha in effetti inviato due volte propri incaricati per tagliare l'allacciamento ma, in entrambi i casi, la reazione dei lavoratori e dei solidali ha dissuaso i tecnici dal procedere al distacco dell'utenza. Dopo tali precedenti, non ci sono poi più stati altri tentativi del genere.
Analogo discorso per la fornitura idrica, con la differenza che, in questo caso, non ci sono stati neppure problemi con l'azienda che eroga il servizio, i cui dipendenti, anzi, sono stati fin dall'inizio fra i principali sostenitori esterni dell'esperienza della Vio.Me (fra l'altro, anche a Salonicco, come in diverse città italiane, è forte la mobilitazione contro la privatizzazione dell'acqua; un referendum locale ha visto il 98,5% dei voti a favore del mantenimento dell'azienda idrica in mani pubbliche; come conseguenza, il governo ha semplicemente giudicato illegittimo il referendum della comunità locale).
La produzione ha avuto inizio con le saponette per le mani e il corpo a base di olio d'oliva, al quale vengono aggiunti 4 oli essenziali: mandorle, alloro, erba Luisa e lavanda.
L'olio, le erbe essenziali, le altre materie prime e persino i contenitori di PVC vengono acquistati direttamente da fornitori locali, con i quali i lavoratori della Vio.Me autogestita sono fieri di non aver alcun debito, a differenza dei loro precedenti datori di lavoro.
Ogni saponetta ha poi bisogno di almeno 3 mesi di essiccatura prima di essere pronta per il confezionamento (che avviene manualmente) e la commercializzazione. Nella fabbrica sono stati ricavati diversi spazi adibiti ad essiccatoi, nei quali le saponette vengono disposte in ordine preciso su specifici pallet in legno, progettati e costruiti dagli stessi lavoratori per salvaguardare il formato dei saponi.
Con il tempo, si sono aggiunte gradualmente nuove linee di prodotti: detersivi liquidi generici (al limone o alla mela verde), detergenti specifici per piatti, per pavimenti, per infissi e finestre; detersivi in polvere ed ammorbidenti per lavatrici. Detergenti liquidi per mani e corpo (alla mandorla o alla mela verde) e relativi flaconi di “refill”.
La distribuzione dei prodotti avviene senza intermediazione commerciale. I lavoratori stessi, a turno, si spostano nella provincia e nelle altre città della Grecia per vendere direttamente i prodotti in occasione di mercati locali, fiere delle auto-produzioni o eventi organizzati dalle realtà antagoniste e solidali. La fitta rete di centri sociali e realtà autogestite (anche all'estero) costituisce un primo, essenziale, sbocco per i prodotti della Vio.Me autogestita.
Due soci della cooperativa operano poi direttamente da Atene, dove risiedono, e curano la distribuzione e la promozione dei prodotti per la Grecia meridionale.
Gran parte delle vendite, tuttavia, avviene tramite servizio postale, sia in Grecia (soprattutto per le isole, ovviamente) che in buona parte d'Europa. La cooperativa ha stipulato una convenzione con lo spedizioniere tedesco Schenker per inviare la merce in tutta Europa (Italia compresa).
Oggi, dopo quasi tre anni di lavoro, la situazione economica della cooperativa è comunque ancora difficile, ma si è riusciti almeno a garantire a tutti un reddito mensile minimo di circa 300 Euro, a fronte dei 900/1.000 che un operaio guadagnava prima del fallimento.
Nonostante le difficoltà, la cooperativa è riuscita comunque anche ad accantonare un minimo di capitale da dedicare a piccoli investimenti produttivi: da pochi mesi è stata acquistata la macchina che consente di produrre detersivo in polvere.

Salonicco (Grecia), stabilimento Vio.Me
Graffito all'ingresso della portineria con le
caricature di alcuni lavoratori
L'integrazione con le lotte del territorio

Durante il nostro incontro, Dimitris ci tiene a presentare prima di ogni altra cosa due iniziative che i lavoratori della Vio.Me hanno organizzato insieme ad associazioni e spazi sociali della città. Si tratta di due esempi concreti di come la lotta della Vio.Me si integri con le lotte e le esigenze della comunità che la sostiene.
In primo luogo, il vecchio laboratorio chimico dell'azienda, ormai dismesso dopo la sospensione delle attività, è stato risistemato e riconvertito in un “ambulatorio sociale”, nel quale medici e infermieri volontari garantiranno le cure di base a chi oggi, a Salonicco, non se le può permettere: i disoccupati che non hanno più la copertura assicurativa garantita dal posto di lavoro, i pensionati in difficoltà economica, i migranti, regolari e non. L'ambulatorio funzionerà come centro di medicina generale, offrendo primo soccorso e visite di base e come dispensario di farmaci. È stato inaugurato il 20 dicembre 2015.
In questa attività di assistenza medica autogestita, la Vio.Me si inserisce peraltro in un ambito di intervento sociale in cui il movimento antagonista di Salonicco è da anni particolarmente attivo. In città esistono infatti altri due ambulatori sociali, in grado di prestare assistenza sanitaria di base gratuita e raccogliere medicinali da ridistribuire alla popolazione. In passato è capitato persino che l'ospedale pubblico di Salonicco, privo di risorse finanziarie per acquistare i medicinali, abbia dovuto chiederli in prestito proprio alle due strutture autogestite.
La seconda iniziativa riguarda l'assistenza e la solidarietà ai migranti che quasi quotidianamente si raccolgono lungo il confine fra Grecia e Macedonia. Alcuni spazi della fabbrica sono stati adibiti a centro di raccolta delle merci utili per aiutare le persone che passano dalla zona per percorrere la cosiddetta rotta dei Balcani verso l'Europa. Tutte le realtà antagoniste locali e tutti coloro che solidarizzano con i migranti portano alla Vio.Me cibo in scatola, vestiti, borsoni e medicinali. Qui viene quindi allestito una sorta di magazzino generale, in cui tutto il materiale viene suddiviso e stoccato per tipologia; il magazzino è sempre accessibile durante gli orari di lavoro e durante i turni notturni e la merce può essere prelevata dalle associazioni di solidarietà, in modo da poter gestire tempestivamente ogni emergenza, a qualsiasi ora del giorno.
Questi sono solo due esempi di come la Vio.Me sia diventata un patrimonio comune per molti abitanti di Salonicco (ma ce ne sono altri: la raccolta di vestiti troppo vecchi per essere utilizzati e che vengono poi trasformati per altri utilizzi, la concessione di determinati spazi della fabbrica per iniziative di movimento, concerti, mercati autogestiti).
Non a caso alla Vio.Me le decisioni vengono prese in due tipi di assemblea: una, dedicata a temi strettamente riguardanti l'attività produttiva, partecipata dai membri della cooperativa (due volte la settimana: martedì e venerdì, con la partecipazione via Skype dei due soci di Atene); l'altra, relativa all'organizzazione delle iniziative di lotta ed alla decisione su come utilizzare gli spazi a beneficio del territorio, alla quale partecipano i “soci simpatizzanti”, i sostenitori della lotta e tutti coloro che contribuiscono alle iniziative non strettamente produttive organizzate o promosse dai lavoratori della Vio.Me.

L'asta dei terreni e gli sviluppi della lotta

La realtà produttiva della Vio.Me e le iniziative di solidarietà che vengono messe in atto dalla cooperativa negli spazi occupati sono comunque in una situazione ancora precaria. Il pericolo di sgombero è sempre attuale, soprattutto da dicembre 2015, da quando cioè hanno avuto inizio le sessioni d'asta giudiziaria presso la sezione fallimentare del Tribunale Civile di Salonicco per la vendita dell'intero lotto di terreno. Il prezzo base d'asta è di 31 milioni di Euro, destinato ad essere abbassato ogni sei mesi se non dovesse presentarsi nessun acquirente. La vendita del lotto potrebbe rappresentare la fine di questa esperienza di autogestione, perché l'unico interesse di un compratore non può che essere la riconversione del lotto a scopi commerciali.
Gli stabilimenti della Vio.Me occupano solo un settimo circa del totale. La richiesta dei lavoratori è dunque quella di scorporare dall'asta la porzione di terreno su cui sorge la fabbrica (anche a titolo di compensazione per gli stipendi mai pagati), in modo da renderne stabile l'operatività. Per ora né il tribunale né il governo SYRIZA (nonostante le promesse elettorali in tal senso) hanno accolto tale richiesta. Ai lavoratori quindi non resta che presidiare ogni udienza di tribunale, per impedire che un eventuale compratore possa fare un'offerta. La prima asta si è tenuta il 26 novembre 2015, dopo una settimana di mobilitazione internazionale di solidarietà, ed è andata deserta.
Il 3 dicembre 2015 è il giorno della seconda asta. Insieme a Vangelis ed Andreas ci siamo spostati quindi al tribunale per assistere all'udienza. Lo sciopero generale viene in aiuto dei lavoratori: la maggior parte degli avvocati e dei cancellieri hanno infatti aderito alla mobilitazione e la sessione non ha potuto aver luogo. Dopo due ore di confronto serrato con la polizia davanti all'aula, si ha la conferma che anche questa volta non ci saranno offerte. Ricevuto il certificato di nullità della sessione, siamo quindi usciti dal tribunale, incontro al presidio che, al termine dei 3 cortei cittadini, si è raccolto nella piazza antistante per solidarizzare con la Vio.Me. La soddisfazione è palpabile, come però anche la preoccupazione. Le aste, infatti, sono destinate a proseguire tutti i giovedì finché non si presenterà un acquirente o non si troverà un'altra soluzione definitiva alla questione.
Anche per questo motivo, di fronte ad una vertenza che si preannuncia ancora lunga e dura, i lavoratori chiedono il sostegno di tutti coloro che solidarizzano con la loro lotta, sia in Grecia che all'estero. La Vio.Me è già in contatto con diverse “fabbriche recuperate” in Europa (la Rimaflow in Lombardia, le Officine Zero in Lazio, la Kazova ad Istanbul, per esempio), da cui riceve sostegno ed aiuto.
Un modo diretto per sostenere questa lotta, comunque, è quello di organizzare un ordine cumulativo dei prodotti della cooperativa; tutte le informazioni (catalogo e listino in inglese, modalità di spedizione...) possono essere richieste all'indirizzo: viomesynergatiki@yahoo.gr. Per informazioni generali ed aggiornamenti, invece, si può fare riferimento al sito della cooperativa (con una ricca pagina anche in italiano): www.viome.org o inviare domande o dichiarazioni anche individuali di solidarietà (molto gradite) a: protbiometal@gmail.com.

Massimiliano Barbone
emmebi@inventati.org


Aste giudiziarie

Numerosi sono stati i presidi fuori dai consolati di Grecia, centinaia di firme del loro appello, cene di sottoscrizione, proiezioni del loro documentario, diffusione dei loro prodotti. Tanta è la solidarietà che, tra altri fattori concomitanti, ha accompagnato i lavoratori durante le ultime quattro aste: tutte annullate. Il problema dell'asta non è stato completamente  superato, anzi nel 2016 si riproporrà, ma almeno lo si è posticipato per un po' e questo servirà a prendere tempo, far crescere la pressione al fine di ottenere l'annullamento della liquidazione dei terreni dove si trova la Vio.Me e ottenere la possibilità legale di continuare con l'autogestione.
Nel frattempo è importante mantenere alta la guardia e proseguire nel dimostrare un modo diverso di rapportarsi e organizzarsi.

Per approfondimenti: www.viome.org

Chi volesse sostenere la Vio.Me con l'acquisto di t-shirt (10 euro), saponette (2,50 euro), sapone in polvere per bucato (4 euro la confezione)  può scrivere all'indirizzo iniziativaisola@gmail.com. Per grossi ordinativi scrivere direttamente  a viomesynergatiki@yahoo.gr (in inglese).

I.SOL.A - Iniziativa Solidale Autogestione



Milano/Solidarietà

Milano, sabato 6 febbraio
Ateneo Libertario
viale Monza 255
(fermata Precotto della MM1)

ore 19.30 cena di sottoscrizione (offerta libera) devoluta ai lavoratori della Vio.Me

ore 21.00 Presentazione e dibattito con la presenza di un compagno lavoratore della Vio.Me

possibilità di acquistare prodotti Vio.me (saponi naturali).

federazione-anarchica-milanese-fai.noblogs.org