rivista anarchica
anno 45 n. 404
febbraio 2016


alle lettrici, ai lettori

ControsservAtorio Giubileo

Giubileo. Per adesso pare che non vada molto bene, almeno in termini di arrivi a Roma e di folle (previste oceaniche) in Vaticano e dintorni. Eppure mediaticamente questo Giubileo straordinario incentrato sulla misericordia ci martella tutti i giorni. Quello che più ci colpisce (ma non ci meraviglia) è il consenso generalizzato. O, il che è più o meno la stessa cosa, la quasi totale (totale, anche senza “quasi”, verrebbe da dire) assenza di critiche. È l'effetto Francesco, cioè quel fenomeno per cui basta dire – appunto – solo il nome proprio e si capisce subito di chi si sta parlando.
Nel nostro piccolo, cerchiamo di muoverci – come al solito – “in direzione ostinata e contraria”. Nel farlo, siamo convinti di non essere i “soliti anarchici”, che dicono no a tutto, che sono irrigiditi nei loro vecchi schemi, che non sanno cogliere la differenza sostanziale tra questo papa e gli altri, legati come sono al vecchio anticlericalismo, roba da Ottocento e da sclerotici. Noi siamo convinti che – tanto per capirci – il fatto di avere in Italia la centrale operativa della Chiesa, il Vaticano, sia una particolare disgrazia che stiamo pagando da troppo tempo. Che appena varcate in qualsiasi direzione le patrie frontiere, del papa si sente parlare poco, pochissimo. Che solo da noi ogni suo spostamento, parola, sorriso, battuta viene ingigantito dal sistema mediatico e rilanciato in continuazione.
Apriamo da questo numero un piccolo spazio, denominato “Controsservatorio Giubileo” in cui dare voce a quelle voci, testimonianze, documenti storici ecc. critiche verso l'arroganza (anche se travestita da altro) della Chiesa cattolica e del suo leader. Se ne occupa Francesca Palazzi Arduini, che è stata a suo tempo tra le organizzatrici del Meeting Anticlericale e da lungo tempo nostra collaboratrice. Scimmiottando i giornali “seri” potremmo definirla la nostra vaticanista. È uno spazio aperto (come lo è di fatto l'intera nostra rivista) a chi voglia inviarci scritti in materia.
Nessuna volgarità né mancanza di rispetto verso chi crede in dio. Noi non ci crediamo. Ma non è questo il punto.
La nostra critica è invece dura, ma proprio dura, senza alcuno sconto, a chi fa della fede un business, le cui spese sono a carico della società civile. A chi, con un talebanismo alla Isis (tanto per capirci), pretende che la comunità si pieghi alla propria concezione religiosa. Che non vengano riconosciuti pari diritti alle coppie di fatto, a quelle gay e a tutti i modi di convivenza che chiunque liberamente scelga. Che i simboli di una religione siano un elemento obbligatorio di decorazione degli interni delle pubbliche sedi (a partire dalle scuole). E via discorrendo.
Chiudiamo questa piccola presentazione della nuova rubrica (che sarà presente quando e se riceverà contributi anche da voi lettori) sottolineando che di quel variegato “fronte” che ancora qualche decennio fa in vario modo si opponeva in ordine perlopiù sparso al clericalismo dilagante (oltre agli anarchici, i radicali, esponenti della sinistra laica, minoranze cristiane non-cattoliche, cattolici critici con il clericalismo, ambienti repubblicani, ecc.) ora ci sembra che in pista contro il clericalismo, gli abusi vaticani, l'insofferenza per l'invasiva presenza mediatica del citato Francesco e i mille altri condizionamenti clericali e vaticani, siamo rimasti (quasi) solo noi anarchici.

Jobs Act. In vista del primo anniversario dell'introduzione del Jobs Act, uno dei cavalli di battaglia della propaganda renziana, pubblichiamo un documento del Collettivo Clash City Workers, che aiuta a capire dove stia la fregatura cui Anarchik allude in copertina (e un tocco di fregatura in più sta proprio nell'uso dell'inglese, se ci pensate bene).

Rocker. Le pagine di carattere storico non mancano quasi mai nella rivista. Un racconto e una riflessione sul passato, tutta tesa ad aiutarci a comprendere meglio il presente (e magari, allargandoci un po', anche a entrare meglio nel... futuro).
Nei numeri di ottobre e novembre 2015 erano apparse le prime due puntate del saggio che David Bernardini ha dedicato all'anarchico tedesco Rudolf Rocker, al centro di polemiche anche per la sua decisione di “sabotare” la Prima guerra mondiale (per la quale finì in carcere) e invece di schierarsi contro i nazi-fascisti nella Seconda guerra mondiale. Su questo numero pubblichiamo la terza e conclusiva puntata.

Lo spazio è finito. Cercate voi nel sommario quel che vi potrebbe interessare e... buona lettura.