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                  lettori   
                Pensier libero 
                 Con 
                  questo titolo inizia una nuova rubrica su “A”. Una 
                  rubrica di vignette, che si affianca a quella storica di Anarchik, 
                  che fin dal primo numero (nel lontano febbraio 1971) è 
                  affidata alla matita di Roberto Ambrosoli, e a quella più 
                  recente (“A” strisce) curata da Paolo Cossi. 
                  In realtà, la tavola inviataci da Sergio Staino, che 
                  avrebbe dovuto costituire la prima puntata di questo Pensier 
                  libero, l'abbiamo messa direttamente in copertina e quindi 
                  l'inizio della rubrica in quanto tale è rinviato. A onor 
                  del vero, poi, Sergio già aveva fatto una tavola apposta 
                  per noi, pubblicata sul penultimo numero (“A” 395, 
                  febbraio 2015) nell'ambito del resoconto realizzato da Sergio 
                  Secondiano Sacchi in relazione al festival Bianca d'Aponte. 
                  Dunque, dopo trent'anni e passa di onoratissima vita in varie 
                  testate della sinistra – dall'iniziale Linus a 
                  l'Unità – Bobo approda (anche) su “A”. 
                  Sarà Sergio a stabilire, come d'altra parte avviene con 
                  tutti i nostri collaboratori, se dare regolarità o meno 
                  alla propria presenza. Da parte nostra le porte, o meglio le 
                  pagine, sono aperte. Non chiediamo pedigree anarchici. 
                  Benvenuti tutti coloro che si riconoscono, anche criticamente, 
                  nel nostro progetto editoriale. 
                  Come spesso nella vita, le cose belle nascono per apparente 
                  casualità. Eravamo lui e io, e Francesco Guccini e Paolo 
                  Rossi e Claudia Pinelli a Rosignano Marittimo (Livorno), lo 
                  scorso 8 gennaio, sul palco del teatro Solvay per la bella serata 
                  su Gori – ma in realtà ancor più sull'anarchia 
                  – promossa da enti locali e Fondazione Giorgio Gaber (ne 
                  abbiamo riferito sullo scorso numero). E il presidente di quest'ultima, 
                  nonché presentatore della serata, Paolo Dal Bon, ha chiesto 
                  ai presenti che cosa rappresentasse per loro l'anarchia. Ognuno 
                  ha detto la propria, evidenziando tutti una relazione positiva, 
                  profonda, simpatetica. Staino, in particolare, ha ricordato 
                  la propria formazione politica tutta dentro il partito comunista 
                  togliattiano, nelle Case del Popolo, rilevando come il giudizio 
                  sugli anarchici era drasticamente negativo: venivano accusati 
                  di aver minato le possibilità stesse di successo delle 
                  lotte proletarie. E si portavano come esempio i marinai di Kronstadt 
                  e gli anarchici spagnoli nel '36. Solo successivamente - ha 
                  detto testualmente - quest'ideologia meravigliosamente libera 
                  ci ha contagiati tutti. Staino ha spiegato di considerarsi 
                  un “anarco-riformista”, dove il secondo termine 
                  sta ad indicare il suo impegno anche dentro le istituzioni per 
                  comunque modificare in meglio, per quanto possibile, la realtà. 
                  E di considerare l'anarchismo un punto di vista irrinunciabile 
                  per la trasformazione sociale e, ancor più, per chi fa 
                  il vignettista. Questo in una sintesi estrema, che ha lasciato 
                  fuori varie considerazioni stimolanti. 
                  Dall'ascoltare queste sue considerazioni al proporgli di essere 
                  presente su “A” il passo è stato breve. Immediato. 
                  Un paio di e-mail ed ecco Bobo sulle pagine di una pubblicazione 
                  anarchica. 
                  Il titolo della rubrica è stato da noi proposto (e subito 
                  da lui accolto) estraendolo da una classica canzone di Pietro 
                  Gori (Stornelli d'esilio, conosciuta anche come Nostra 
                  patria è il mondo intero): “e un pensier libero, 
                  ribelle in cor ci sta” recitano i due versi. Ancora “nel 
                  segno” di Pietro Gori, quello commemorato a Rosignano. 
                  Ci fa piacere, in conclusione di questo scritto di benvenuto, 
                  riprodurre la vignetta da lui realizzata subito dopo la strage 
                  nella redazione di Charlie Hebdo. In ricordo del comune 
                  amico e compagno Georges Wolinski. E in difesa della libertà 
                  senza aggettivi né autocensure.
                
  Paolo Finzi
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