|   
				 esperienze concrete 
                  
                Noi della comune Belle Verte  
                  
                (auto-)intervista alla Comune La Belle Verte 
                    
                La Belle Verte è una comune comunista libertaria nei pressi di Roma. 
La proprietà privata viene superata con la sola eccezione 
	degli effetti personali. La proprietà degli strumenti di lavoro e, 
	in prospettiva, delle strutture immobili, dei terreni e dei mezzi 
di trasporto è comune e indivisibile. 
                  
                 
                  Quale è stato il percorso in cui è cresciuta 
                  l'idea della comune?  
                  Tutto ha inizio in un magazzino del Teatro Marcello a Roma, 
                  dove cinque o sei anarchici barbuti, riuniti intorno ad un bicchiere 
                  di vino, parlano della crisi che si scorge all'orizzonte e iniziano 
                  un percorso di analisi e progetto. L'idea, in estrema sintesi, 
                  è che, data la situazione economica e politica, è 
                  necessario trovare un modo di uscire dal sistema attuale, costruendo 
                  strutture in grado di fornire reddito, occupazione e cultura. 
                  Questo avrebbe dovuto impedire che la crisi incastrasse i compagni 
                  nelle contingenze delle necessità sempre più stringenti, 
                  dando la possibilità di continuare un'azione coordinata 
                  ed efficace perché la scelta insita etimologicamente 
                  nella parola crisi fosse quella dell'emancipazione sociale, 
                  della rivoluzione anarchica. 
                  In un'ottica di struttura radicata e ramificata territorialmente 
                  nasce l'esperienza del Gruppo libertario Popolo 33, che in pochi 
                  anni diventa uno dei soggetti politici più attivi nel 
                  territorio di Rieti e della Sabina. Molti i fronti su cui l'attività 
                  di questo gruppo è impegnata, da quello della costruzione 
                  di eventi ed iniziative all'attività di promozione sociale, 
                  dalle lotte ambientali a quelle sindacali: contesti diversi 
                  in cui sviluppare idee, confrontandole in tante assemblee in 
                  altrettanti livelli di dibattito. Il gruppo riesce così 
                  a trovare, sperimentando forme di autorganizzazione, un minimo 
                  comune denominatore, un fattore a cui ricondurre l'origine dei 
                  problemi: la proprietà privata. Quindi iniziano tre anni 
                  di lavoro, approfondimento e confronto per elaborare e mettere 
                  alla prova quelle idee concepite originariamente e così 
                  si arriva all'individuazione del posto che attualmente occupa 
                  la struttura ed al nucleo di compagni e compagne che hanno dato 
                  il “La” alla Belle Verte. 
                   
                  Perché proprio “La Belle Verte”? 
                  Si era alla vigilia del trasloco alla comune ed ancora non si 
                  era trovata un'idea abbastanza appassionante e convincente rispetto 
                  al nome. Una sera mentre ci si godeva un po' di relax dopo l'ennesima 
                  giornata di lavoro e di dibattito, surfando su youtube appare 
                  un film dal titolo “Il pianeta verde”, “La 
                  Belle Verte” in lingua originale : è stato un colpo 
                  di fulmine. A parte le grasse risate di chi vede riflesso in 
                  un film il ridicolo che vede intorno a sé e che già 
                  guarda con un occhio diverso, ci ha appassionato l'idea che 
                  l'evoluzione della nostra specie vada in direzione diametralmente 
                  opposta a quella che stiamo percorrendo. L'idea che società 
                  evolute ritengano le automobili, il denaro e sopratutto la proprietà 
                  allo stesso modo in cui noi consideriamo i reperti del Paleolitico 
                  corrispondeva esattamente ad un nuovo modo di guardare il mondo 
                  che già avevamo maturato, ma che forse abbiamo compreso 
                  del tutto vedendolo davanti a noi. Si direbbe che è vero 
                  che “i colori del mondo vero appaiano davvero reali soltanto 
                  vedendoli al cinema”. 
				 Un 
                  luogo di possibile incontro, ma anche...  
                Quale è il senso di una comune agricola in un percorso 
                  rivoluzionario? 
                  Crediamo intanto che la comune, ancora prima di essere parte 
                  di un percorso rivoluzionario è una logica conseguenza 
                  per chi inizia a comprendere in forma più o meno consapevole 
                  che la società capitalistica, o meglio un'epoca che ha 
                  visto nella proprietà e in un'idea di economia quanto 
                  meno parziale sviluppata su questo concetto, è finita 
                  da un pezzo e di conseguenza non è più rimandabile 
                  la necessità di cominciare a sperimentare qui e ora nuovi 
                  percorsi, nuovi modelli di organizzazione sociale. Quindi una 
                  comune è principalmente una scelta umana, esistenziale, 
                  anche se politica in quanto laboratorio di sperimentazioni di 
                  metodi di organizzazione sociale. Ma il vero potenziale rivoluzionario 
                  non risiede nel concetto di comune in sé e per sé. 
                  Se riusciamo a dimostrare nei fatti gli innumerevoli vantaggi 
                  che possono venire da un'organizzazione economica comunista, 
                  creando un nuovo terreno di concorrenza col capitalismo con 
                  attività produttive e distributive, modi di concepire 
                  l'abitazione, la cultura, la scienza e di conseguenza l'intero 
                  sistema delle relazioni umane, in tempo di crisi queste esperienze 
                  possono diventare endemiche. Ovviamente è conditio 
                  sine qua non che le esperienze comunarde siano in grado 
                  di esprimere qualità, che riescano a scrollarsi di dosso 
                  i cliché che intrappolano altre realtà 
                  comunitarie in idee esclusivamente naturiste o trascendentali. 
                  Le comuni, grazie anche alla prerogativa di saper mettere insieme 
                  e in sinergia le differenze, dovrebbero diventare un fenomeno 
                  capace di ridisegnare i contorni di un concetto di economia 
                  completo, che tiene conto della finità delle risorse 
                  ambientali e delle finalità umane ma che sappia garantire, 
                  insieme alla resilienza, standard medi di qualità di 
                  vita infinitamente superiori a quelli che gli altri modelli 
                  economici possono sperare di offrire. In questo modo possiamo 
                  determinare il punto di rottura: la rivoluzione poi diventerà 
                  un fatto quando il colpo del potere arriverà per primo 
                  contro questa nuova generazione di esseri umani. Attrezzarsi 
                  con strutture politiche militanti è un lavoro per organizzazioni 
                  politiche e non per comuni, anche se i confini tra le une e 
                  le altre possono essere davvero labili. 
                   
                  Come intendete intervenire e quali reazioni intendete stringere 
                  con il territorio? 
                  La comune è innanzitutto un luogo, e in un territorio 
                  dilaniato da questa crisi politica e sociale un luogo liberato 
                  diventa inevitabilmente un polo che attrae tutte e tutti quelli 
                  che condividono o semplicemente avvertono che un cambiamento 
                  è necessario. Quindi in primo luogo può rappresentare 
                  un luogo di incontro a disposizione del movimento e di aree 
                  sensibili vicine. Poi è necessario entrare da subito 
                  in competizione con l'attuale sistema di produzione e distribuzione 
                  trovando il modo di essere vincenti sul rapporto qualità/prezzo, 
                  con un valore aggiunto che è rappresentato dalla capacità 
                  di assottigliare fino a far scomparire il confine tra produttore 
                  e consumatore. I Gruppi di acquisto solidale sono un ottimo 
                  punto di partenza ma non bastano: dimostrando la validità 
                  dei nostri percorsi dobbiamo interloquire con aziende e negozi 
                  perché si rendano conto che un altro modo di produrre 
                  e distribuire non è solo più etico e sostenibile 
                  ma conviene e conviene in senso economico ed in talmente tanti 
                  altri modi che c'è da restare sorpresi. Per quanto riguarda 
                  noi, poi, il ruolo di assoluto rilievo che abbiamo conquistato 
                  nella scena politica della nostra provincia va proseguito ed 
                  accresciuto, e la comune potrà fornire nuove energie 
                  e compagni per sopperire al tempo che inevitabilmente il lavoro 
                  quotidiano sottrae all'attività politica che noi svolgiamo 
                  nel nostro gruppo libertario. 
                   
                  Perché proprio una comune agricola? 
                  Sicuramente per una serie di inclinazioni personali. Un amore 
                  congenito per le cose che crescono ed un'educazione personale 
                  che avendo origini diverse si è trovata a convergere. 
                  Poi naturalmente la conseguenza del conoscere il proprio territorio 
                  e comprendere che l'attività che offre maggiori prospettive 
                  e opportunità in Sabina è senz'altro l'agricoltura. 
                  Ci è sembrata particolarmente interessante la sperimentazione 
                  della coltivazione con il metodo sinergico. L'idea di piante 
                  che sinergizzando, appunto, tra di loro si aiutano e si proteggono 
                  a vicenda, proprio come succede in una comune dove gli individui 
                  uniscono le loro forze e le loro peculiarità in un percorso 
                  collettivo, era troppo intrigante per non approfondirlo! Inoltre 
                  questa pratica dovrebbe consentire, non una semplice agricoltura 
                  biologica, ma un'agricoltura naturale, pulita, dove non c'è 
                  bisogno di concimare o irrorare pesticidi ma tutto è 
                  gestito dalle piante stesse e dalla pacciamatura che viene fatta 
                  sui bancali. Il notevole risparmio d'acqua è un altro 
                  vantaggio che eticamente non ci sembrava andasse sottovalutato, 
                  nonostante qui da noi l'acqua non sia assolutamente un problema. 
                  L'essere umano entra così in un rapporto di reciprocità 
                  e rispetto profondi nei confronti della Natura e della Terra 
                  che è fondamentale in un'era in cui è solo lo 
                  sfruttamento e la distruzione che la fanno da padroni (e anche 
                  qui ogni analogia torna a non essere puramente casuale, ma come 
                  un cerchio che continua a chiudersi perfettamente intorno ad 
                  un progetto come il nostro). 
                  Parallelamente ad un percorso rivoluzionario crediamo che la 
                  capacità di soddisfare bisogni primari offra margini 
                  di indipendenza molto ampi e quindi prospettive maggiori di 
                  reggere l'assedio in caso di conflitto con la controparte. 
                   
                  Quali sono le vostre attività produttive e quali i 
                  canali di distribuzione? 
                  Più che di attività produttive parliamo di sperimentazioni 
                  in atto, in corso. Ogni attività, come già detto, 
                  deve rispondere a standard qualitativi e concorrenziali, 
                  ovviamente intendendo la concorrenza come concorrenza con il 
                  sistema del profitto, fuori e contro questo. Perciò stiamo 
                  sperimentando con buoni risultati l'avicoltura, l'apicoltura, 
                  la produzione orticola con metodo sinergico, la produzione di 
                  frutta, vino e olio, i prodotti da forno e la pasta fresca all'uovo 
                  e non. Un'altra attività importante che integra e completa 
                  quella agricola è il lavoro nell'edilizia e nelle ristrutturazioni. 
                  Inoltre tutta una serie di attività collaterali meno 
                  rilevanti economicamente ma importanti per margini relativi 
                  e di ricerca come l'artigianato in legno, metalli e tessuti, 
                  le autocostruzioni e la tecnologia appropriata. Il tutto viene 
                  distribuito esclusivamente tramite i Gas perché soltanto 
                  uscendo dalla distribuzione mercantile, e quindi abbattendo 
                  gli sprechi e le incertezze che questo metodo di distribuzione 
                  comporta, si è in grado di determinare un prezzo accessibile 
                  a tutte e tutti. 
                  C'è inoltre una continua ricerca tesa all'abbattimento 
                  dei grandi poteri forti come ad esempio le aziende farmaceutiche. 
                  Attraverso lo studio e la sperimentazione delle piante che hanno 
                  proprietà curative, la loro raccolta, sempre nel pieno 
                  rispetto delle specie (ad esempio vengono sempre lasciati dei 
                  fiori per consentire l'impollinazione, vengono lasciati dei 
                  semi per la propagazione futura, vengono sottratte solo piccole 
                  porzioni di radici etc), e la loro trasformazione in oleoliti, 
                  tinture, creme, unguenti o sciroppi, ci rendono quasi autosufficienti 
                  e ci consentono di non finanziare ulteriormente coloro che ormai 
                  dominano, governano e ricattano le popolazioni. Se si entrasse 
                  nell'ottica che l'essere umano è parte integrante di 
                  un tutto, si capirebbe anche come la natura può curarlo 
                  e preservarlo a prescindere dai farmaci, e come ovviare al ricatto 
                  che le aziende farmaceutiche mettono in pratica ogni giorno, 
                  quel ricatto che gli consente di sperimentare sulle spalle di 
                  uomini, animali e territorio. Questa non vuol essere o diventare 
                  un'attività produttiva nel senso stesso del termine, 
                  non vogliamo una commercializzazione della natura, semmai essere 
                  la prova vivente che certi percorsi alternativi possono funzionare 
                  e divulgarli quanto più possibile, fare consapevolezza 
                  tra le persone, una consapevolezza vera, per la quale si può 
                  anche decidere di comprare un farmaco piuttosto che farsi una 
                  tisana o un decotto, ma farlo scegliendo e non pensando di aver 
                  quella come unica possibilità. 
                  
				Tutti comunarde 
                Come avete impostato la gestione economica e del quotidiano 
                  all'interno della comune? 
                  La Belle Verte è una comune comunista libertaria. Dunque 
                  la proprietà privata viene superata con la sola ovvia 
                  eccezione degli effetti personali. La proprietà degli 
                  strumenti di lavoro e, a tendere, delle strutture immobili, 
                  dei terreni e dei mezzi di trasporto è comune e indivisibile. 
                  La riunione settimanale delle comunarde è il luogo e 
                  il momento in cui si discutono e risolvono collettivamente, 
                  attraverso la ricerca della sintesi, tutte le questioni interne, 
                  da quelle economiche e lavorative a quelle gestionali e personali. 
                  Le risorse, rappresentate dalle entrate ricavate principalmente 
                  dalla vendita dei prodotti agricoli e da lavori svolti all'esterno, 
                  ma anche in minor parte dal ricavato di iniziative e sottoscrizioni, 
                  sono messe in comune e comuni sono le decisioni rispetto alle 
                  spese ordinarie e straordinarie che si rendono di volta in volta 
                  necessarie. Dalla cassa comune, inoltre, ogni comunarda può 
                  attingere settimanalmente per il proprio fabbisogno personale 
                  in base alle necessità individuali dichiarandole nel 
                  corso della riunione. Pur con le contraddizioni che ognuno di 
                  noi si porta dietro cerchiamo di far vivere e dar senso quotidianamente, 
                  attraverso il confronto, la sintesi e il mutuo appoggio, al 
                  principio secondo cui ognuno e ognuna contribuisce alla vita 
                  comune responsabilmente per come può e sa avendo garantito 
                  ciò che serve a soddisfare i suoi bisogni. 
                  La gestione quotidiana della casa e dei lavori interni è 
                  organizzata in base a turni a rotazione tra le comunarde, in 
                  cui sono inseriti anche gli ospiti esterni che condividono con 
                  noi un periodo di permanenza e lavoro più o meno lungo. 
                   
                  Come avete organizzato le collaborazioni dei compagni esterni? 
                  I compagni del gruppo libertario e altre persone interessate 
                  che non risiedono nella comune possono contribuire ai lavori 
                  degli orti partecipando alle riunioni settimanali in cui discutiamo 
                  come organizzarci e in cui ognuno dà la propria disponibilità 
                  per i lavori della settimana successiva. 
                   
                  Come si entra a far parte della comune? 
                  La comune intende rispondere anche alla mancanza di lavoro, 
                  reddito e alloggio dei compagni. Dunque sulla base dei bisogni 
                  e della condivisione ideale è possibile iniziare un percorso 
                  di conoscenza, collaborazione e di eventuale convivenza della 
                  durata di almeno sei mesi durante il quale verificare reciprocamente 
                  la possibilità di arrivare all'ingresso nella comune. 
                  Diciamo un periodo di prova sotto l'aspetto umano, politico 
                  e lavorativo. Questo ovviamente non esclude potenziali comunarde 
                  che abbiano già un lavoro esterno e che possano contribuire 
                  anche con questo alla vita anche materiale della comune. 
                   
                  È possibile venire a trovarvi per una giornata o dare 
                  una mano anche per un periodo? 
                  Proponiamo periodicamente iniziative aperte come pranzi e cene 
                  sociali e di sottoscrizione e laboratori di scambi di competenze, 
                  le occasioni migliori per conoscere e avvicinarsi alla comune. 
                  Per le visite giornaliere, avvisando almeno entro il giorno 
                  precedente, e comunque lasciando modo e tempo alle comunarde 
                  di confrontarsi e decidere, è possibile venire qui per 
                  conoscere da vicino la nostra realtà e incuriosirsi, 
                  avviando magari una frequentazione o una collaborazione. 
                  Lo scambio con i compagni da fuori è una ricchezza per 
                  la comune e l'apporto di esperienze, competenze e energie diverse 
                  è quanto di meglio desideriamo. Le prime esperienze in 
                  questo senso ci sono sembrate positive e incoraggianti. In ogni 
                  stagione è possibile concordare, ovviamente con buon 
                  anticipo, un periodo di permanenza e collaborazione alla comune. 
                  Ovviamente chi decide di trascorrere un periodo di condivisione 
                  alla Belle Verte decide anche di coinvolgersi responsabilmente 
                  nella gestione della casa e nei lavori, aderendo alle regole 
                  di convivenza e cooperazione che le comunarde hanno scelto di 
                  darsi. 
                 Comune La Belle Verte 
				 
                
                   
                    I sogni non si fanno, si costruiscono 
                        
                        
                       Che 
                        la vita di ciascuno sia la sua opera suprema 
                        e che il quotidiano sia invaso dall'ebbrezza di esistere: 
                        tale vogliamo che sia il fine della vita in comune. 
                        Pierre Méric, La comune libera 
                       L'attuale 
                        situazione economica determina la fine di tutte le illusioni 
                        rispetto al sistema capitalista, la dissoluzione dell'aspettativa 
                        di poter ancora costruire la propria esistenza seguendo 
                        le regole della proprietà e del sistema produttivo 
                        basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della 
                        natura. 
                        La pur necessaria critica radicale all'attuale sistema 
                        non basta. In piena crisi l'autogestione, la solidarietà 
                        e il mutuo appoggio possono diventare da subito soluzione 
                        ai problemi contingenti e protezione naturale collettiva 
                        capaci di farsi valida alternativa concreta. 
                        Creare luoghi comuni, senza proprietari, ma aperti all'esperienza 
                        e alla collaborazione, significa sperimentare un nuovo 
                        sistema di relazioni umane e politiche, ripensando nel 
                        fare insieme quotidiano non solo l'economia, ma anche 
                        la cultura, la formazione, la socialità. 
                        Siamo convinti che una comune agricola che sappia essere 
                        luogo liberato dallo sfruttamento, e dove il superamento 
                        della proprietà sia pratica di ogni giorno, sia 
                        uno dei migliori percorsi per raggiungere e rivendicare 
                        l'indipendenza dall'attuale sistema e per fornire alla 
                        nostra vita stabilità e sostenibilità. 
                        Non abbiamo fatto un sogno, lo stiamo costruendo. Lo abbiamo 
                        chiamato “La Belle Verte”: non un pianeta 
                        lontano ma un esperimento di autogestione dell'esistenza, 
                        utopia in cammino, una comune agricola comunista libertaria 
                        sui colli della Sabina, tra Roma e Rieti. 
                        Lavoro e mezzi di produzione nelle stesse mani: le nostre. 
                        Gli orti, il forno, la falegnameria, il gruppo di acquisto 
                        solidale e i seminari di scambio dei saperi sono avviati. 
                        Il cancello, per scelta, è sempre aperto e tutte 
                        e tutti potete sempre raggiungerci per una chiacchierata, 
                        un bicchiere di vino, per dare una mano o per una passeggiata. 
                        Un percorso aperto che ha bisogno del sostegno di tutto 
                        il movimento e della partecipazione di quanti più 
                        compagni e compagne possibile per creare un luogo che 
                        sia davvero di tutte e di tutti. 
                        Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutte e tutti per continuare 
                        a costruire questo sogno, per farlo crescere e riempirlo 
                        di nuove idee ed energie. Se vuoi sottoscrivere anche 
                        un piccolissimo contributo alla Belle Verte scrivici: 
                        comunelabelleverte@gmail.com 
                        e ti daremo tutte le indicazioni e le coordinate per farlo. 
                        
  
                        Comune agricola comunista libertaria “La 
                        Belle Verte” 
                        Casali di Poggio Nativo (Ri) 
                        Gruppo anarchico “Emma Goldman”  
                        Fai Rieti e Sabina
  
                        mail: comunelabelleverte@gmail.com 
                        0765-277035 
                        fb: Comune La Belle Verte   | 
                   
                 
                
               |