  
                  In copertina: il segretario del 
                  Partito Comunista dell'Unione Sovietica che defeca e la scritta 
                  “La nuova costituzione sovietica: il privilegio istituzionalizzato”. 
                  Nel primo interno di copertina: due disegni e un breve testo 
                  sulle lotte contro il caro-vita, in particolare a Milano. Nel 
                  secondo interno di copertina: l'elenco di decine e decine di 
                  località italiane (da Ancona a Vicenza, in ordine alfabetico) 
                  nelle cui edicole della stazione ferroviaria “A” 
                  è reperibile proprio a partire da quel numero. In quarta 
                  di copertina: un'immagine ripresa a Bercellona durante le (recenti) 
                  Giornate libertarie internazionali (22-25 luglio 1977). Ecco 
                  come le quattro pagine esterne (le uniche in bicromia e su carta 
                  più bella) di “A” 58 (“agosto/settembre 
                  1977”) danno il segno della consueta varietà di 
                  tematiche affrontate all'interno. 
                  Ecco in brevissima sintesi tutti gli articoli contenuti nelle 
                  32 pagine (più le 4 di copertina già segnalate). 
                  Luciano Lanza si occupa sia della crisi economica in vista della 
                  ripresa atunnale sia del tema di copertina (la nuova Costituzione 
                  sovietica, appunto). Un'analisi critica dei “nuovi filosofi” 
                  francesi è affidata alla penna pungente di Santiago Parane, 
                  uno degli pseudonimi usati dall'anarchico cileno Louis Mercier 
                  Vega. Non poteva passare sotto silenzio la “riabilitazione 
                  di stato per un delitto di stato”, come si intitola il 
                  pezzo sul caso Sacco e Vanzetti, riabilitati appunti dopo 50 
                  anni dalla loro condanna a morte. Angelo Gaccione, oggi affermato 
                  scrittore, allora giovane anarchico da poco immigrato a Milano 
                  dalla natia Acri (Cosenza), riferisce dell'occpazione di case 
                  nel quartiere periferico (milanese) di Ponte Lambro. 
                  Due pagine ricche di foto danno conto del successo (si parla 
                  di centinaia di migliaia di partecipanti) all'incontro internazionale 
                  anarchico in Catalogna, riportato anche in quarta di copertina. 
                  Paolo Finzi racconta per la prima volta su “A” (che 
                  poi ne riparlerà altre volte nel corso dei decenni, anche 
                  con un apposito fumetto) del riuscito rapimento, nel 1962 a 
                  Milano, del vice-console spagnolo ad opera di alcuni giovani 
                  libertari, per protesta contro la condanna a morte di alcuni 
                  anarchici spagnoli (condanna poi trasformata in carcere). Uno 
                  dei rapitori, Amedeo Bertolo, è stato tra i fondatori 
                  e per 4 anni nella redazione di “A”, per poi occuparsi 
                  di altri progetti culturali anarchici, ultimo dei quali Eleuthera. 
                  Il Nucleo Anarchico Utopia di Napoli (eh sì, la rivista 
                  non era solo milanese...) si occupa – criticamente – 
                  di energia alternativa. Un corsivo redazionale è poi 
                  dedicato all'XI congresso del Partito Comunista Cinese: “ordine 
                  e produttività” le sue parole d'ordine. Nella rubrica 
                  della posta trovano spazio (solo) due lunghe lettere, botta 
                  e risposta, sulla relazione tra femminismo e anarchismo. La 
                  botta delle Bestie (“le compagne del Gruppo di Azione 
                  Libertaria di Venezia, alcune compagne del Canzoniere Libertario 
                  del Veneto, una compagna di Varese”) e la risposta dell'Organizzazione 
                  Donne Libertarie (Livorno). La Colonia Cecilia di Jean Claude 
                  Comolli e La Recita di Theodoros Anghlopulos sono i due film 
                  recensiti da Rozac (Pseudonimo di Paolo Zaccagnini, cronista 
                  musicale del quotidiano “Il Messaggero”). 
                  Come accennavamo, un ventaglio di temi, di autori, di idee. 
                  Così era “A”, così cerca di essere 
                  anche oggi. 
                  
              
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