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				 ecosostenibilità 
                  
                Teoria e pratica della tecnologia appropriata 
                  
                di progetto Teknes e Michele Salsi 
                    
                La tecnologia appropriata richiede meno risorse, ha una manutenzione più facile e rispetta l'ambiente. I ragazzi del progetto Teknes hanno appreso questa modalità di lavoro in Messico e oggi cercano di diffonderla anche in Italia. E proprio in Messico vive e lavora Miguel Hidalgo, zapatista, antropologo e fabbricatore di “bicimacchine”. 
				 
                  
                     
                      
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                      |   Bicibomba (pompa dell'acqua a pedali), una delle bicimakinas  progettate e realizzate dall'associazione Maya Pedal,  in grado di estrarre 30 litri al minuto da pozzi profondi 30 metri  | 
                     
                   
                 
 Una tecnologia responsabile 
                   
                  di progetto Teknes
                
 I composit toilet, le bicimacchine e la fitodepurazione 
                  sono alcuni esempi di progetti di tecnologia applicata in grado 
                  di stravolgere le nostre cattive abitudini e migliorare la relazione 
                  con l'ambiente naturale. 
                 La storia dell'uomo e dell'umanità è sempre stata caratterizzata dalle scoperte e dalle innovazioni tecnologiche, ossia quei miglioramenti relativi all'impiego della conoscenza umana per la trasformazione di materie prime in prodotti di uso o di consumo. 
Il sistema socio-economico-politico in cui viviamo determina la maggior parte degli aspetti della nostra vita quotidiana: cosa mangiamo, come ci vestiamo, come ci muoviamo, fino a determinare i nostri sogni e le nostre aspirazioni. 
Quindi, la possibilità e capacità di cambiamento e trasformazione del contesto in cui viviamo, necessariamente passa anche per queste piccole scelte quotidiane. Liberarsi cioè delle imposizioni, spesso implicite, che il sistema ci riserva, significa innanzitutto riconoscerle e successivamente sforzarsi di scegliere diversamente. 
Il sistema dominante ha già scelto. Lo ha fatto imponendo una produzione di massa dei beni e servizi e lo ha fatto, quindi, sviluppando una tecnologia che fosse funzionale a questo scopo. 
Una tecnologia concepita per funzionare in maniera centralizzata, sia geograficamente che sotto l'aspetto dei processi decisionali; una tecnologia estremamente complessa che esige il concorso di specialisti per i processi di produzione, utilizzo e mantenimento; una tecnologia che necessita di un grande apporto di capitale e di investimenti; una tecnologia concepita per una produzione in grande scala, in serie; una tecnologia che contribuisce all'estinguersi delle risorse naturali, al deterioramento dei cicli ecologici attraverso l'inquinamento in gradi e forme differenti; una tecnologia, infine, che rende impossibile tutto il lavoro creativo utilizzando tecniche alienanti. 
Così come una forma di organizzazione o di associazione determina le relazione che intercorrono tra gli associati, in egual modo il tipo di tecnologia che usiamo o sviluppiamo determina il modo cui ci rapportiamo agli altri esseri umani, ai beni e servizi e alle risorse naturali attorno a noi. 
La tecnologia non è un elemento neutro all'interno della politica e della pratica di una collettività, ma costituisce una dimensione che la determina nei suoi tratti fondamentali. Infatti, le caratteristiche che avrà una tecnologia deriveranno direttamente dal tipo di sviluppo presente nella regione o nel paese. 
Quale può essere, quindi, una tecnologia il cui uso e sviluppo restituisca dignità all'uomo, libertà alle sue espressioni e che ristabilisca una relazione con l'ambiente più sana e duratura? 
Una possibile risposta potrebbe essere nella tecnologia appropriata. 
Si tratta di una tecnologia libertaria perché, attraverso il suo utilizzo, gli esseri umani si liberano dalle catene e dagli ingranaggi imposti da un sistema di potere che li vede “schiavi” di un sapere super specialistico. Schiavi di una serie di bisogni il soddisfacimento dei quali presuppone una tecnologia complessa e di difficile applicazione, che solo alcuni super-specializzati possono comprendere e quindi riprodurre e produrre, figuriamoci mantenere o riparare. 
La tecnologia appropriata, invece, come primo elemento distintivo e caratteristico, si rivolge solo ed esclusivamente alla risoluzione dei problemi essenziali dell'essere umano. 
Questo comporta ovviamente un restringimento netto del suo utilizzo, infatti, se ben guardiamo, le necessità essenziali o basilari che affrontiamo ogni giorno, non sono poi tante. Certo non sono legate all'elemento iper-consumistico di questa società, trascendono da esso, lo superano. 
Le necessità essenziali riguardano la nostra sopravvivenza, la sopravvivenza di noi come individui e noi come collettività, e oggi possiamo dire che queste si identificano anche con la sopravvivenza dell'ambiente naturale che abitiamo. 
Il rispetto e il mantenimento di un equilibrio ecologico tra uomo e ambiente, il considerare l'essere umano come parte dell'ambiente e soprattutto la scelta che questi deve compiere rispetto all'utilizzo delle risorse naturali esauribili, guardando alle generazioni future, garantiscono, appunto, la sopravvivenza dell'uomo. Non capire questo, o non accettarlo come verità, significa semplicemente condannare la nostra e le future generazioni a una guerra perpetua. 
La tecnologia appropriata, quindi, sarà tale, tra le altre cose, quando cercherà le soluzioni a quelle necessità di sopravvivenza degna che pur utilizzando risorse esauribili lo faranno in modo sostenibile e accorto, nel modo più responsabile possibile, insomma. 
Quando parliamo di tecnologia appropriata, quindi, dobbiamo aver presente una particolare visione della società, riconoscendo che questo concetto ne costituisce l'ossatura per la strategia di cambiamento che abbiamo deciso di promuovere attraverso il nostro agire. 
È quindi appropriata quella tecnologia che mostra particolare attenzione agli aspetti ambientali, etici, sociali, culturali ed economici delle comunità verso cui si dirige e si pratica, abbisogna di meno risorse, è più facile la sua manutenzione, presenta minori costi e minori impatti sull'ambiente. 
È appropriata quella tecnologia che genera salute, lavoro, autonomia locale ed educazione; che crea e si sviluppa non in funzione della domanda, perché le necessità essenziali non possono essere stimate in base al loro valore remunerativo, ma in base alle peculiarità dell'ambiente e della cultura in cui si impiega. 
                  Caratteristiche strutturali 
				  Partiamo ad esempio dal disegno, punto di partenza per ogni realizzazione. Se accettiamo che le funzioni principali del disegno sono quelle di adattare una struttura basica alle condizioni presenti localmente, così come all'uomo o donna che l'utilizza, si possono identificare alcuni elementi del disegno che saranno propri della tecnologia appropriata. Innanzitutto la “piccola scala”. La tecnologia applicata lavora su scala molto minore rispetto alla tecnologia commerciale, in modo da poter essere usata, mantenuta e gestita a livello locale. 
Deve essere inoltre “di semplice concezione”, cioè deve poter essere utilizzata da persone che non hanno un elevato grado di specializzazione, questo implica che la manutenzione e la riparazione dei macchinari può essere svolta dagli stessi beneficiari. 
La tecnologia appropriata inoltre facilita la partecipazione tecnica dei destinatari e dei lavoratori; utilizza al massimo le risorse e i materiali locali; impiega forme energetiche rinnovabili e decentralizzate, come l'energia animale, l'energia solare, piccole quantità d'acqua, vento. 
Altra caratteristica: la produzione per il consumo locale, una tecnologia cioè, che si sviluppa a partire dalle necessità di produzione di un settore delimitato territorialmente. Con questo sistema si assicura un basso costo di trasporto e commercializzazione. 
Dal punto di vista economico invece la caratteristica principale della tecnologia appropriata è il “basso investimento di capitali”, che si ottiene cercando di proporre progetti che abbiamo bisogno di poche risorse economiche e che siano ammortizzabili nel tempo, compatibilmente con la scarsità di risorse monetarie dei gruppi beneficiari. 
Per quanto riguarda i fattori socio-culturali invece si tratta di una tecnologia concepita per inserirsi facilmente nel contesto socio-culturale del destinatari. Cerca di sviluppare al massimo la creatività locale e di far partecipare i beneficiari a tutte le tappe dello sviluppo tecnologico, in modo da facilitarne l'appropriazione integrale e il controllo permanente dell'insieme del processo. 
Quando possibile, tende inoltre a rivalorizzare la cultura locale, utilizzando tutte le conoscenze accumulate dalla collettività nel corso del tempo. 
Infine, i vantaggi ecologici. Si tratta di una tecnologia concepita d'accordo con l'ecologia locale, che cerca di mantenere l'equilibrio degli ecosistemi fondamentali. Quindi non contribuisce all'inquinamento; considera l'uso delle risorse non rinnovabili in un ottica di solidarietà con le generazioni future; utilizza preferibilmente risorse naturali ed energie rinnovabili. 
                  Dalla teoria alla pratica 
                Torniamo alla pratica. Il solo pensare o ragionare su queste 
                  cose è di fondamentale importanza per essere veramente 
                  liberi nelle scelte che quotidianamente compiamo, ma il compimento 
                  di queste scelte passa necessariamente per la pratica. 
                  È sulla pratica che possiamo e dobbiamo puntare per poter 
                  vedere e generare un cambiamento e un reale miglioramento della 
                  società in cui viviamo e della nostra qualità 
                  di vita. 
                  I progetti di tecnologia appropriata hanno la capacità 
                  di incidere enormemente sia sulla direzione che sulla qualità 
                  di questo cambiamento, infatti, cambiano e stravolgono le nostre 
                  cattive abitudini, migliorano la relazione con l'ambiente naturale 
                  attorno a noi e, nelle loro applicazioni, generano una relazione 
                  solidale tra gli esseri umani. 
                  Tra le varie esperienze possiamo riportare alcuni esempi di 
                  progetti, immediatamente realizzabili, che possono essere eseguiti 
                  attraverso scelte di tecnologia appropriata. 
                   
                  I compost toilet: 
                  un'alternativa per il trattamento delle feci umane che risolve 
                  questioni fondamentali come il degrado ambientale, il saccheggio 
                  dell'acqua e la necessità di recuperare nutrimenti naturali 
                  per la crescita delle piante. In un compost toilet l'obiettivo 
                  è trasformare le deiezioni umane, potenzialmente dannose, 
                  in un materiale stabile, inoffensivo e ricco di nutrienti per 
                  il terreno. 
                   
                  Le bicimacchine: 
                  una “bicimacchina” è una macchina che funziona 
                  con la spinta dei pedali e del movimento delle gambe, nelle 
                  quali abbiamo più forza che nelle braccia. È uno 
                  strumento che serve per aiutare l'economia, si costruiscono 
                  in modo artigianale e possibilmente a partire da materiale di 
                  riciclo come biciclette, metalli, elettrodomestici, plastiche, 
                  legni, eccetera. Con queste bicimacchine si può frullare, 
                  macinare, lavare i panni, pompare acqua dai pozzi, affilare 
                  strumenti, tagliare e tanto altro. 
                   
                  La fitodepurazione: 
                  Si tratta di un sistema di depurazione naturale delle acque 
                  reflue domestiche, agricole e talvolta industriali, che riproduce 
                  il principio di auto-depurazione tipico degli ambienti acquatici 
                  e delle zone umide. L'etimologia della parola (phito 
                  = pianta) potrebbe far pensare che siano le piante gli attori 
                  principali del processo depurativo, in realtà le piante 
                  hanno il ruolo fondamentale di creare un habitat idoneo alla 
                  crescita della flora batterica, che poi è la vera protagonista 
                  della depurazione biologica. 
                  Questi sono solo alcuni esempi, stimoli e speranze, modelli 
                  e possibilità che ci spingono a pensare e a praticare 
                  un modo differente. 
                  Approfondiamo, domandiamo, riflettiamo e poi, infine, scegliamo 
                  le azioni quotidiane che vogliamo. 
                  In fondo lo sappiamo già, le nostre azioni, individuali 
                  e collettive, sono il motore del cambiamento che sogniamo.
                  progetto Teknes  
                
                   
                    |   Cos'è il progetto Teknes 
                      Il nome del progetto deriva dal greco “arte/lavoro”; 
                  infatti crediamo che il lavoro e l'arte si mescolino nella tecnica 
                  e nella tecnologia e che questa non sia ad esclusivo appannaggio 
                  dei “professionisti della conoscenza”, ma che sia 
                  fruibile da tutti e tutte e che, attraverso la libera trasmissione 
                  dei saperi, possa essere compresa e applicata da chiunque ne 
                  abbia voglia e necessità. 
                  Il progetto teknes nasce quando abbiamo deciso di tornare in 
                  Italia, il nostro paese d'origine, dopo una lunga e positiva 
                  esperienza di vita e lavoro in Chiapas, Messico, a stretto 
                  contatto con le comunità indigene autonome in resistenza 
                  della regione. Con loro abbiamo imparato un modo diverso di 
                  immaginare e realizzare la solidarietà internazionale 
                  e abbiamo sperimentato nella prassi la realizzazione del concetto 
                  di tecnologia appropriata. 
                  Desideriamo, oggi, portare in Italia l'esperienza e le metodologie 
                  di lavoro apprese oltreoceano e contribuire ai processi di cambiamento 
                  proponendo i nostri lavori fondati sui principi della tecnologia 
                  appropriata, rispondendo quindi a delle esigenze ecologiche 
                  e ambientali che li rendono unici nel loro genere. 
                      progettoteknes.it 
                        info@progettoteknes.it  | 
                   
                 
                 
                 
                     
                 Un esempio concreto: le bicimakinas 
                   
                  intervista a Miguel Hidalgo di Michele Salsi  
                Girando dei pedali si può frullare, macinare, lavare e addirittura preparare dei mojitos. 
                  Ce lo dimostra Miguel, per il quale fabbricare bicimacchine è “una nuova forma di guerriglia”. 
                 Miguel Hidalgo lavora ogni 
                  giorno nello spazio di permacultura urbana Jaguar de Madera, 
                  a San Cristobal de Las Casas, nello stato messicano del Chiapas. 
                  Dopo una gioventù di militanza con gli zapatisti negli 
                  anni del conflitto armato, dopo gli studi di antropologia, e 
                  dopo anni di riunioni e incontri nelle associazioni umanitarie, 
                  Miguel, qualche anno fa, ha trovato una sua ideale “dimensione 
                  di lotta” in di quelle “cose nuove e un po' strane”, 
                  che quando uno le sente nominare per la prima volta resta sempre 
                  incuriosito e in attesa di spiegazioni: le bicimakinas. 
                  Miguel ogni mattina va in bici al Jaguar, e si mette a lavorare 
                  nel suo taller (officina) di bicimakinas. Il suo 
                  non è proprio un lavoro, è più un'attività 
                  creativa e al tempo stesso una piccola guerriglia, lui dice 
                  semplicemente “trabajamos a las bicis” (“lavoriamo 
                  le bici”). Miguel parla di “autoempleo” (auto-impiego), 
                  ovvero trovare e svolgere un'attività che dia soddisfazione, 
                  che magari non è tanto redditizia ma che permetta di 
                  sostenersi nei propri bisogni primari, evitando l'alienazione 
                  di una catena di montaggio da sopravvivenza operaia. Soprattutto, 
                  un'attività che permetta di sentirsi in pace con se stessi 
                  e con il mondo, una pace che non è la noia e il senso 
                  di inutilità che Miguel si era accorto di provare nelle 
                  riunioni dell'associazionismo. 
                  Miguel riporta con entusiasmo agli altri membri del collettivo 
                  Jaguar de Madera la sua lettura della sesta dichiarazione dell'Ezln, 
                  e dice che secondo gli zapatisti la nuova e vera forma di guerriglia 
                  è proprio la permacultura: vedere le comunità 
                  crescere, il cibo autoprodotto abbondare, le scuole autonome 
                  ampliarsi. 
                  Se non ci sono soldi per lavorare a cose interessanti, se non 
                  c'è nessun visitatore a dare una mano, Miguel accende 
                  la radio, si siede su uno sgabello e trascorre le sue “ore 
                  lavorative” a comporre il cerchio di una ruota di bicicletta 
                  inserendo i raggi e, con la grande pazienza che richiede questo 
                  lavoro, livellare la ruota. Quella ruota tornerà utile 
                  in un giorno migliore, diventerà la ruota di una bici 
                  composta assemblando parti riciclate, regalate o comprate a 
                  prezzo stracciato, su telai di bici comprati per pochi pesos 
                  al ferro vecchio. Oppure diventerà parte del “motore” 
                  di una bicimakina, e girando azionata dai pedali, dalla 
                  forza delle gambe, farà girare un frullatore, una lavatrice, 
                  una pompa d'acqua, una macina per il mais, il caffè, 
                  o qualsiasi cereale. 
                  Un giorno capita che, grazie all'interessamento di qualche amico 
                  o qualche visitatore incuriosito, arrivi un invito per portare 
                  queste bicimacchine in esposizione a qualche evento o per andare 
                  in un'università a tenere un corso pratico di qualche 
                  giorno su questa tecnologia. Un altro giorno può capitare 
                  che qualche campesino acquisti una bicimacchina da usare nella 
                  sua comunità, dove la luce elettrica è un problema 
                  e dove torna comodo usare un po' più le gambe e po' meno 
                  le braccia. Altre volte un tizio incontrato a una festa o che 
                  passa dal taller, può chiedere a Miguel di vendergli 
                  una delle sue bici riciclate. Un giorno capita di trovare in 
                  giro un vecchio alternatore di un automobile e Miguel lo porta 
                  alla sua officina e al momento opportuno verrà collegato 
                  a una nuova bicimacchina per trasformare l'energia delle gambe 
                  direttamente in energia elettrica. E un giorno vi si potrà 
                  collegare quel vecchio impianto stereo che Miguel tiene lì 
                  nel taller per creare una “bici-stereo” e 
                  portare musica in qualunque posto senza bisogno di elettricità. 
                  Un'altra volta semplicemente può venir chiesto di portare 
                  la bici-licuadora (bici-frullatore) a una festa, per 
                  animarla vendendo dei divertenti bici-mojitos, preparati 
                  a forza di pedalate. 
                  Può anche succedere che un gruppo di giovani cineasti 
                  di passaggio a San Cristobal si ritrovi per caso al taller 
                  di Miguel e decida di realizzare un video sulla costruzione 
                  di una bici-lavatrice (per vederlo cercare “bici-lavadora” 
                  su Vimeo). O arriva l'occasione per festeggiare qualcosa, e 
                  allora Miguel attacca alla bici il suo rimorchio, barattato 
                  in cambio di una bici riciclata, e va al mercato a riempirlo 
                  di frutta ancora buona ma che ormai non sarà venduta, 
                  per preparare bici-licuados, che verranno resi più “saporiti” 
                  dal mezcal portato da un qualche invitato o comprato da tutti 
                  con una colletta. Alcune sue bici sono parcheggiate dentro un 
                  locale di San Cristobal, dove un turista di passaggio le può 
                  noleggiare a basso costo, per un giorno o una settimana. Piuttosto 
                  che dividere il compenso con gli amici proprietari, Miguel preferisce 
                  andare al bancone per qualche birra gratis, per lui e per chi 
                  magari gli ha offerto qualche tacos il giorno prima. 
                  Tutti o quasi i ricavi del taller, Miguel li reinveste 
                  per la costruzione di una nuova bici, una nuova bicimacchina 
                  che rimpiazzi quella venduta, o per comprare nuovi attrezzi 
                  che sostituiscano o si vadano ad aggiungere a quelli chiesti 
                  in prestito, comprati di seconda mano, o creati artigianalmente 
                  nel corso degli anni. Quando mancano gli attrezzi ideali per 
                  smontare una parte di bici, Miguel si arrangia con un martello 
                  e un cacciavite, o con una pinza a pressione e un tubo per far 
                  leva, e se il pezzo è duro e non ne vuol saperne di svitarsi, 
                  Miguel dice di riprovare “con mas huevos” e il risultato 
                  viene quasi sempre raggiunto. 
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Aña Maria Guch, presidentessa di Women for Development 
                  in Action  mostra come la sua associazione di donne fabbrica  
                  shampoo all'aloe con le bicimakinas  | 
                   
                 
                
                  Con il passare del tempo la rete di questa guerriglia si allarga 
                  sempre più, con nuovi progetti a San Cristobal, con visite 
                  ad amici che portano avanti qualcosa di simile a Oaxaca o a 
                  Città del Messico, con l'apporto creativo di visitatori 
                  gringos o europei che possono fermarsi a lavorare con 
                  Miguel un giorno come un mese. 
                  Miguel e le bicimacchine sono solo una piccola parte della grande 
                  guerriglia che, in tutto il mondo e in varie forme, si sta combattendo 
                  contro le ingiustizie e contro la passività che le regge 
                  e le alimenta. Una guerriglia che non ha bisogno delle armi 
                  e che resta lontana dalle poltrone ma anche dalle sedie, che 
                  segue le impronte degli zapatisti, di quelle comunità 
                  indigene che hanno preferito alzarsi in piedi e rischiare una 
                  morte dignitosa, piuttosto che chinare la testa e portare avanti 
                  una vita che non è vita. Forse ciò che Miguel 
                  ha voluto riassumere con la frase “la permacultura è 
                  la nuova guerriglia” è questa parte dell'ultima 
                  dichiarazione del subcomandante Marcos, quella del 30 dicembre 
                  2012, quella che ha seguito la “marcia del silenzio”: 
                  “In questi anni ci siamo rafforzati e abbiamo migliorato 
                  significativamente le nostre condizioni di vita, il nostro livello 
                  di vita è superiore a quello delle comunità indigene 
                  affiliate ai governi di turno, che ricevono elemosina e la spendono 
                  in alcolici e cose inutili. Le nostre case vengono migliorate 
                  senza danneggiare la natura. Nei nostri villaggi, la terra che 
                  prima era per ingrassare il bestiame di imprenditori e terratenenti, 
                  adesso è per il mais, il fagiolo e le altre verdure che 
                  illuminano le nostre tavole. Il nostro lavoro ci dà la 
                  duplice soddisfazione di procurarci il necessario per vivere 
                  dignitosamente, e di contribuire alla crescita collettiva delle 
                  nostre comunità. (…) Tutto questo lo abbiamo raggiunto 
                  non solo senza aiuto del governo, della classe politica e i 
                  mezzi che li accompagna, ma per di più resistendo ad 
                  attacchi di ogni tipo. Abbiamo dimostrato, una volta di più, 
                  che siamo chi siamo. Anche col nostro silenzio ci facciamo sentire 
                  presenti.”  
                
                   
                      | 
                   
                   
                    |   Bicidesgranadora (mulino/trebbiatrice mais),  progettata e 
                  realizzata da Maya Pedal.  La funzione mulino può macinare  
                  qualsiasi cereale. La trebbiatrice  sgrana facilmente 12-15 quintali  
                  al giorno e richiede l'intervento  di una sola persona  | 
                   
                 
                 
                Bicimakinas: domande e risposte 
				  
                Ho rivolto a Miguel alcune domande pratiche, per capire meglio 
                  nel concreto cosa sono, come si fabbricano e a cosa servono 
                  le bicimecchine. 
                   
                  Cosa sono le bicimacchine, a cosa servono, cosa rappresentano? 
                  «Le bicimacchine sono una tecnologia appropriata che funziona 
                  mediante l'energia delle persone che le azionano. Promuovono 
                  l'autonomia energetica perché possono funzionare senza 
                  bisogno di energia elettrica, che generalmente produce molti 
                  conflitti per il modo in cui viene generata e distribuita. Sono 
                  strumenti facili da manovrare, e gli stessi utenti possono farsi 
                  carico del mantenimento delle proprie macchine senza bisogno 
                  di chiamare un tecnico specializzato. Son tecnologie giuste 
                  per la loro capacità di riproduzione, ovvero, si possono 
                  conseguire i piani di una bicimacchina e riprodurla liberamente, 
                  provando a migliorare questi sistemi e renderli più efficienti 
                  nella socializzazione quotidiana della pratica.» 
                   
                  Quanti e quali tipi di bicimacchine esistono? 
                  «Esistono diverse bicimacchine disegnate per uso industriale, 
                  agricolo e domestico. Alcune di queste sono: sgranatrice di 
                  mais, spolpatrice di caffè, macina, frullatore, lavatrice, 
                  betoniera, macchina per impastare, tritarifiuti per spazzatura 
                  organica, pompa d'acqua e molte altre.» 
                   
                  Dove si trovano queste bicimacchine? 
                  «Le bicimacchine si stanno attualmente sviluppando efficacemente 
                  in molte parti del Messico e del Centro America, e recentemente 
                  si stanno diffondendo anche in altre parti del mondo, a testimonianza 
                  del successo di questo sistema di energia alternativa.» 
                   
                  Quali gruppi o organizzazioni si occupano di bicimacchine? 
                  «In Guatemala esiste Mayapedal, un collettivo che da 13 
                  anni lavora alla costruzione di bicimacchine. Lì si sono 
                  specializzate altre persone di varie parti del mondo e del Messico. 
                  E proprio in Messico si son formati altri collettivi come Cacita 
                  (a Oaxaca), Chanti Ollin (Città del Messico), Jaguar 
                  de Madera (Chiapas), Bicimaquinas.com (Guadalajara) e altri.»
                  Michele Salsi
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