rivista anarchica
anno 43 n. 385
dicembre 2013 - gennaio 2014


movimenti/18 ottobre

Moderne ottobrate

di Cosimo Scarinzi


Considerazioni dopo lo sciopero generale dello scorso 18 ottobre, promosso dalle molte sigle del sindacalismo di base, e dopo la manifestazione a Roma per la casa (ma non solo) del giorno dopo. E una domanda: avremo brezza o tempesta?


è del poeta il fin la meraviglia,
parlo dell'eccellente e non del goffo,
chi non sa far stupir, vada alla striglia!
Giambattista Marino


Chi, il 20 ottobre, avesse ascoltato il ministro di polizia Angelino Alfano parlare della grande manifestazione romana per il diritto all'abitare e per la difesa dei beni comuni del 19 ottobre, lodando prefetto, questore, polizia, carabinieri, finanzieri e, questa è la novità, manifestanti, si sarebbe domandato se era lo stesso signore che conoscevamo come espressione del blocco di potere che nei giorni precedenti aveva preannunciato l'ennesimo sacco di Roma.
A questa dichiarazione hanno fatto seguito una convocazione dei movimenti che hanno dato vita alla manifestazione a opera del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi e una pioggia di interviste su tutti o quasi i giornali e le televisioni.
Di colpo il ceto politico di destra e di sinistra, di sopra e di sotto, sembra aver preso atto della gravità delle contraddizioni sociali che si vanno sviluppando e persino i giornalisti sembrano tralasciare la loro morbosa curiosità sui costumi sessuali della signorina Francesca Pascale per occuparsi di cose serie. Un successo evidente dei movimenti di opposizione sociale che apre nuove prospettive e che richiede una capacità di azione e valutazione maggiore rispetto al recente passato.

Frammenti di preistoria contemporanea

La piena comprensione di quanto è avvenuto fra il 18 e 19 di ottobre, deve tener conto di almeno due dinamiche sociali e politiche che l'hanno preceduto e ne hanno determinato i caratteri.
Nel corso dello scorso anno, l'impoverimento di settori crescenti di lavoratori, i licenziamenti, la crescente precarizzazione, hanno prodotto una situazione di crisi acuta e, soprattutto, di scontro aperto non tanto all'interno della classica relazione capitale-lavoro quanto sul terreno del concreto diritto all'abitare che, fra i tanti fronti di lotta determinati dallo smantellamento del welfare è quello che vede le mobilitazioni più aspre. Sfratti e mobilitazioni antisfratto, occupazioni di case ecc., hanno dato vita a un vero e proprio movimento con un insediamento sovente consistente a livello locale e a una rete di relazioni nazionali. In questo movimento sono presenti in qualche misura i sindacati di base, l'Unione Inquilini per la Cub e l'Asia per Usb, ma, per l'essenziale, si tratta di un'aggregazione indipendente e con forti caratteri di novità e di autonomia nei confronti di qualsiasi organizzazione preesistente.
Sempre negli ultimi mesi, è maturata all'interno del pittoresco mondo del sindacalismo di base la consapevolezza che la scelta di andare ognuno per proprio conto, che aveva portato a scioperi in solitaria e simili amenità, era, più che cretina, suicida.
A mio avviso l'evento che soprattutto ha favorito negli ultimi mesi le scelte unitarie nel sindacalismo di base, è stato l'accordo del 31 maggio 20131 sulla rappresentanza tra Confindustria e Cgil-Cisl-Uil, seguito da accordi fotocopia in altri comparti e proposto come modello come una vera e propria legge sulla rappresentanza.
Si tratta infatti di un accordo che conferma e consolida il monopolio dei diritti per i sindacati istituzionali e assesta un ulteriore colpo alle già limitate libertà sindacali, attualmente esistenti. Commetterebbe un grave errore chi interpretasse l'accordo del 31 maggio e i suoi cloni, come “un problema dei sindacati”. Siamo infatti di fronte a un modello di relazioni sociali, quello corporativo democratico fondato sulla collaborazione tra governo, sindacati istituzionali e associazioni padronali che tende a porre fuor legge ogni forma di azione e organizzazione indipendente dei lavoratori non mediante l'indebolimento dei sindacati istituzionali ma mediante il loro rafforzamento. La Confindustria insomma ha deciso di non seguire la Fiat sulla strada dello scontro con la Cgil e di puntare ad un compromesso sociale, una sorta di larghe intese sindacali parallele alle larghe intese politiche.
Nello stesso tempo i sindacati di base si ponevano l'esigenza di unificare in una prospettiva offensiva le mille lotte di resistenza, sovente isolate e perdenti che oggi si sviluppano. È infatti evidente che un sindacato conflittuale non può aristocraticamente prescindere dalle mobilitazioni aziendali e locali per la salvaguardia del reddito, ma è altrettanto evidente che il limitarsi a questo livello del conflitto sociale non porta da nessuna parte e anzi vi è un serio rischio di logoramento delle energie.

Il 18 ottobre, a Milano...

La geografia delle manifestazioni del 18 ottobre, è figlia di un modo di intendere il sindacalismo di base che da decenni vede opinioni diverse e talvolta discussioni appassionate. Alcune organizzazioni, in particolare Usb ed Confederazione Cobas, erano convinte della necessità di una sola e grande manifestazione a Roma in grado di dare visibilità generale al sindacalismo di base e da funzionare quasi da rompighiaccio per la grande manifestazione dei movimenti del 19 ottobre.
Altre organizzazioni, ritenevano necessario favorire un maggior coinvolgimento dei lavoratori alle manifestazioni con iniziative decentrate. Non essendosi trovato un accordo su questo punto, la Cub e altri sindacati di base hanno organizzato manifestazioni oltre che, ovviamente, a Roma, a Firenze, Milano e Palermo.
La manifestazione di Milano si è caratterizzata molto come espressione di quello che è il sindacalismo di base nel centro-nord. Rilevante la presenza dei lavoratori dell'industria, caratterizzati dagli striscioni aziendali ma robusta anche quella dei lavoratori del pubblico impiego, in particolare degli ospedalieri. Non casualmente, vista l'attuale composizione della forza lavoro, era massiccia la presenza dei lavoratori immigrati, particolarmente vivaci e determinati. Non si deve dimenticare, a questo proposito, che domenica 20 ottobre al Parco Trotter a Milano vi è stata una grande festa organizzata da Cub Immigrazione e da una quindicina di associazioni di immigrati.
In piazza indubbiamente il sindacato più presente era la Cub, ma erano vi erano, molto visibili, gruppi di lavoratori organizzati dall'Associazione Difesa Lavoratori, dal Sindacato Intercategoriale Cobas e dall'Unione Sindacale Italiana. È possibile che vi sia da parte mia una punta di eccessivo ottimismo ma la percezione che avevo, vedendo scorrere il corteo, era che non vi fossero chiusure di organizzazione, e che, compagni, bandiere, striscioni, si mescolassero. In sintesi un corteo espressivo del corpo centrale della working class.

... e a Roma

La manifestazione romana del medesimo giorno, rispetto alla quale chi scrive si è informato da compagni nei quali ha piena fiducia, oltre più che da articoli di giornale, ha avuto dimensioni notevoli.
In questo caso l'organizzazione di maggior consistenza è stata Usb che, con ogni evidenza ha fatto uno sforzo straordinario dal punto di vista economico, da quello del rapporto con i media e del coinvolgimento dei suoi aderenti per la buona riuscita della manifestazione. Meno numerosa ma visibile la presenza della Confederazione Cobas, mentre le altre aree sindacali, politiche e sociali, pur concorrendo alla riuscita della manifestazione, non avevano, se singolarmente prese, un peso rilevante.
L'eccellente riuscita della manifestazione romana ha una spiegazione sin banale. Per un verso Usb e Confederazione Cobas hanno concentrato a Roma tutte le loro forze a differenza della Cub che era presente, come si è detto, a Firenze, Milano, Palermo e, in discreta misura, Roma, per l'altro la manifestazione sindacale del 18 era percepita da molti come l'apertura della manifestazione dei movimenti del 19 con l'effetto di attrarre l'attenzione dell'estrema sinistra politica più di quanto è avvenuto per la manifestazione milanese.
Nel complesso, quindi, una scommessa vinta, uno sciopero unitario del sindacalismo di base, al di là di alcune differenti valutazioni logistiche, ha mostrato una vivacità che da anni pareva smarrita.

E ora?

La manifestazione romana del 19 ottobre come e più di quelle del 18, è stata un successo, la cosa è evidente. Lo è stata per numero di partecipanti e per aree coinvolte, lo è stata in relazione alla manifestazione del 12 ottobre della sinistra civilizzata di Rodotà e Landini, lo è stata perché lo ha detto Alfano e lo hanno ribadito i media.
Un buon segnale. Una possibilità da non sprecare.

Cosimo Scarinzi
coordinatore nazionale CUB Scuola Università Ricerca


1. Giorgio Cremaschi, La grande truffa del patto sulla rappresentanza in MicroMega 1 giugno 2013