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				 M5s 
                  
                Una novità? Sė, per il dominio 
                  
                di Andrea Papi e di Steven Forti 
                    
                Il Movimento cinque stelle come nuova forma di razionalizzazione del dominio: ci va giù duro Andrea Papi. E Steven Forti, nell'analizzare come tanti più o meno “rivoluzionari” degli anni '70 ne siano rimasti affascinati, fornisce ulteriori elementi di conoscenza e di riflessione critica, molto critica.  
                  
                
                 
                  Tutto rigorosamente sotto controllo 
                   
                  di Andrea Papi 
                   
                  Grillo e Casaleggio non rischiano di veder conteggiato 
                  il consenso, rimangono al loro posto di dirigenza incondizionata 
                  e continuano ad esserci a prescindere. 
                  E il M5s si presenta come una pericolosa nuova forma di razionalizzazione 
                  del dominio. 
                   
                  Le elezioni politiche italiane 
                  di fine febbraio ci hanno offerto un elemento di novità, 
                  non del tutto prevedibile, rispetto alla ritualità elettoral/partitica 
                  usuale. Il M5s di Grillo ha sorpreso tutti, prima per i risultati 
                  elettorali ottenuti poi per i malriusciti cocciuti tentativi 
                  di star fuori dai giochetti pur essendo entrato a far parte 
                  del palazzo. In realtà, al di là della sorpresa, 
                  la sua vera novità è tale soprattutto rispetto 
                  alla cosa in sé, cioè di essere presente per la 
                  prima volta in modo eterodosso nel panorama politico nazionale. 
                  Al di là delle intenzioni dichiarate, infatti, finora 
                  non sembra aver scalfito seriamente il vecchiume d'impostazione 
                  del tempio del politicantismo, la struttura portante del parlamentarismo. 
                  In una delle sue affermazioni più bislacche non a caso 
                  lo stesso Grillo ha strombazzato che aspira ad occupare la totalità 
                  della rappresentanza parlamentare. “Vogliamo il 100 per 
                  cento del parlamento, non il 20 per cento o 25 per cento o 30 
                  per cento” ha dichiarato al Time. Teme sicuramente l'impotenza 
                  d'azione, superabile, a suo dire, se riuscisse ad occupare l'intero 
                  spazio disponibile. In questo non è affatto dissimile 
                  da qualsiasi altro aspiri autoritariamente a dominare, in senso 
                  letterale, la scena. Sempre al Time chiarisce subito dopo: “... 
                  quando il movimento arriva al 100 per cento, quando i cittadini 
                  diventeranno lo stato, il movimento non avrà più 
                  bisogno di esistere. L'obiettivo è quello di estinguere 
                  noi stessi.” 
                  Dichiarazione in linea con quanto gridava alle folle oceaniche 
                  durante la campagna elettorale. Nei comizi ha quasi sempre sottolineato 
                  che uno dei suoi obiettivi fondamentali era quello di far sì 
                  che la situazione sociale si evolvesse fino a far identificare 
                  lo stato con i cittadini. “Lo stato siamo noi!”, 
                  strillava incitando la folla, quasi a rispolverare il vecchio 
                  slogan bolscevico/statalista di togliattiana memoria. La sua 
                  rivolta non è mai stata antistatalista, ma contro il 
                  disfacimento perpetrato dall'affarismo sistematico della partitocrazia 
                  rampante, che per decenni ha arraffato a piene mani il denaro 
                  pubblico senza occuparsi dei problemi dei cittadini, lasciati 
                  invece alla deriva annichilente della crisi economico/finanziaria. 
                  Subito dopo il travolgente successo elettorale, pressato da 
                  tutte le parti perché esternasse le sue intenzioni, ha 
                  detto con convinzione che i partiti e lo stato dovrebbero ringraziarlo 
                  perché con la sua affermazione ha salvato il sistema. 
                  “Abbiamo incanalato tutta la rabbia di questo movimento. 
                  Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l'Italia 
                  sarà guidata dalla violenza nelle strade... Tutto è 
                  iniziato qui: il fascismo, le banche. Abbiamo inventato il debito 
                  e anche la mafia. Se la violenza non è iniziata qui è 
                  grazie ai 5 stelle.” (News Fatto quotidiano, 7 marzo 2013) 
                  Probabilmente è anche vero! Resta solo da appurare se 
                  convogliare all'interno delle istituzioni vigenti lo scontento 
                  sociale, ché altrimenti potrebbe trasformarsi in forza 
                  sovversiva dirompente e incontrollabile, possa in qualche modo 
                  servire ad emanciparci dal marciume che Grillo stesso dice di 
                  voler combattere.
                
 Con una metodologia spregiudicata   
                 Per capire cos'è il M5s bisogna riuscire a guardarlo 
                  con disincanto, senza pregiudizi, cominciando a riflettere sul 
                  confronto tra quello che dichiarano e quello che fanno. Ora 
                  che si stanno muovendo dentro il parlamento, essendo fra l'altro 
                  una delle componenti più numerose, è interessante 
                  comprendere il senso del loro operare. Ho subito trovato confermato 
                  quanto scrissi nel numero di marzo di questa rivista. Cioè 
                  che il tentativo di convogliare forme di democrazia diretta 
                  (per il vangelo di Grillo la democrazia della rete) nell'alveo 
                  istituzionale non poteva che risultare demagogico ed apparire 
                  finto, dal momento che i luoghi deputati a prendere le decisioni 
                  che contano sono il parlamento e le strutture del potere tradizionale, 
                  non certamente le assemblee popolari o i laboratori di dibattito 
                  o la fruizione del web. Al di là della loro volontà, 
                  se non vorranno scomparire nei sotterranei del palazzo, una 
                  volta diventati onorevoli o senatori anch'essi non potranno 
                  che fare politica come ogni politicante che si rispetti. (È 
                  dai tempi di Andrea Costa che ogni tanto qualcuno ci prova a 
                  entrare nel “palazzo” per scardinarlo, mentre invece, 
                  deludendo grandemente, ne viene ogni volta assorbito fino a 
                  trovarsi annullato). 
                  Bisogna capire bene il senso del loro muoversi e proporsi, cercando 
                  un'ermeneutica che ce ne sveli il significato motivazionale. 
                  Fin dai primi passi dell'insediamento nelle aule parlamentari, 
                  con la corrispettiva elezione dei presidenti delle due camere, 
                  la formazione del nuovo governo e l'elezione del presidente 
                  della repubblica, al di là delle migliori intenzioni 
                  i 5 stelle hanno dovuto fare i conti (e salati!) col ruolo istituzionale 
                  che hanno accettato di rivestire. Un commento di Carlo Freccero, 
                  sferzante e sarcastico, esprime con grande efficacia il senso 
                  della loro entrata “trionfale” nelle istituzioni. 
                  “Il paradosso è questo: Grillo ha stravinto, al 
                  di là forse di quello che si aspettava. Ha voluto la 
                  bicicletta ma non può pedalare perché si autodenuncerebbe 
                  come appartenente a quella casta che ha combattuto. Grillo non 
                  riesce a staccarsi dal suo orizzonte, che è la casta. 
                  Il suo obiettivo è lo spreco, non il sistema. È 
                  questo il suo limite.” (intervista – la Repubblica, 
                  lunedì 11 marzo 2013). 
                  C'è una frase di profonda verità nelle parole 
                  di Freccero, che ne stigmatizza il senso e ci apre gli occhi: 
                  Il suo obiettivo è lo spreco, non il sistema. 
                  Ecco il punto vero, che fa giustizia di ogni illusione sovversiva 
                  e di ogni adesione ingenua, nella speranza di... La “filosofia 
                  profonda” di Grillo e Casaleggio non vuole affatto rivoluzionare 
                  il sistema di cose vigente (capitalismo, mercato, stato), mentre 
                  sarebbero seriamente intenzionati a sovvertire il disordine 
                  gestionale esistente per instaurare un nuovo ordine, più 
                  efficiente e in linea coi parametri funzionalistici/ambientali 
                  che ci vengono suggeriti dalle nuove tecnologie informatiche 
                  oggi all'avanguardia. 
                  I due “guru” cofondatori del M5s ci spingono ad 
                  aggredire con forza il sistema politico sprecone che ci sta 
                  dilapidando, ad “aprirlo come una scatola di sardine”, 
                  come amano dire con efficace metafora, per miglioralo e renderlo 
                  più efficiente, al passo coi tempi secondo la visione 
                  della loro tempistica. E lo fanno con una metodologia spregiudicata. 
                  Hanno coniugato l'impensabile e reso praticabile ciò 
                  che si supponeva paradossale. Hanno messo insieme in modo raffazzonato 
                  tecniche di gestione diretta e controlli rigidi dall'alto, tentando 
                  di fare il verso a forme autogestionarie di partecipazione, 
                  impostate e praticate però sotto l'egida di diktat autoritari 
                  dall'alto che non permettono di esprimersi autonomamente, oltre 
                  il volere dei capi. Grillo e Casaleggio, infatti, sono veri 
                  e propri capi indiscussi, non scelti e oggettivamente non discutibili 
                  al di là di come essi stessi si autoconsiderano. Mi evocano 
                  le sottomissioni dogmatiche alle verità rivelate dei 
                  tempi dello stalinismo da una parte e dell'inquisizione dall'altra. 
                  Mi evocano pure le posizioni istituzionali sull'autonomia pedagogica 
                  contro cui ho combattuto quando lavoravo nelle strutture educative 
                  dell'infanzia: i dirigenti istituzionali concepivano l'essere 
                  autonomi come la possibilità di muoversi al meglio all'interno 
                  di regole già date, sulle quali però nessuno poteva 
                  intervenire oltre le dirigenze. Un'autonomia controllata e indotta, 
                  funzionale più a un bisogno di vigilanza dirigenziale 
                  che allo sviluppo di processi di autodeterminazione. Più 
                  cerco di capirlo e più mi accorgo che anche il M5s è 
                  così. I suoi cofondatori hanno creato una società 
                  privata, ne hanno definito rigidamente le regole e si sono appropriati 
                  del logo. Aderirvi significa adeguarsi a volontà precostituite 
                  e a regole già date, altrimenti i proprietari in modo 
                  unilaterale decidono di metterti fuori gioco. 
                  Al contempo una delle prerogative che propagandano maggiormente 
                  è la “democrazia diretta”, per discutere 
                  e prendere decisioni collettive, la quale però si svolge 
                  totalmente ed esclusivamente nella rete del web. Web in fondo 
                  vuol dire ragnatela, intreccio complesso, ed esprime molto bene 
                  l'intersecarsi costante di pareri e opinioni su qualsiasi cosa, 
                  che viaggiano nella rete informatica apparentemente al di fuori 
                  di ogni controllo. Se ciò fosse visto come complementare 
                  ai confronti in assemblee dove gli individui sono corporalmente 
                  presenti, sarebbe un allargamento e un arricchimento di possibilità. 
                  Invece è proposto e vissuto come unico, se non addirittura 
                  antitetico. Questo modo di intendere, di fatto imporre, il confronto 
                  dialogico è sospetto. Fa supporre, con molte ragioni 
                  di causa, che tutto si deve svolgere in internet perché 
                  così è tutto sotto controllo. Non dimentichiamoci 
                  che Casaleggio è una specie di mago di internet, considerato 
                  uno dei maggiori esperti. 
                  Questa configurazione dibattimentale e decisionale si svolge 
                  di fatto dentro una condizione strutturale da cui non si può 
                  prescindere: la scelta autoreferenziale dei capi di non mettersi 
                  in gioco. I due non rischiano di veder conteggiato il consenso, 
                  rimangono al loro posto di dirigenza incondizionata e continuano 
                  ad esserci a prescindere.
 Verso nuove forme di dominio 
                 Piergiorgio Corbetta e Elisabetta Gualmini (autori de Il 
                  partito di Grillo, edito dal Mulino) hanno fatto un'analisi 
                  illuminante sul percorso che ha portato alla formazione di questo 
                  movimento oltre la forma partito. Scrivono che il M5s nasce 
                  insieme al suo programma, anzi è il suo programma. Tanto 
                  è vero che le cinque stelle contenute nel simbolo indicano 
                  i cinque obiettivi politici e valori fondativi intorno a cui 
                  il movimento è nato: acqua, ambiente, energia, trasporti, 
                  sviluppo. Al contempo Joseph Stiglitz (premio Nobel per l'economia) 
                  e Mauro Callegati (professore di economia ad Ancona, intellettuale 
                  organico alla rete di movimento) hanno scritto sul blog: “Non 
                  proponiamo nuove strategie di crescita, ma un diverso modo di 
                  vivere e produrre”, aiutando a definire un programma economico 
                  in cui statalismo e liberismo convivono fottendosene delle contraddizioni, 
                  mentre destra e sinistra si confondono in un incerto impasto 
                  postideologico. Un movimento dunque che sorge come bisogno collettivo 
                  di un nuovo modo di vivere e relazionarsi sul pianeta, convogliato 
                  però dentro un'impostazione cultural-organizzativa dai 
                  confini poco chiari. 
                  Ci troviamo di fronte alle prime avvisaglie di un cambio di 
                  paradigma politico. I partiti, non a caso scomparsi nella forma 
                  originaria, nacquero attorno ad idee forti che esprimevano diverse 
                  visioni di società (comunismo, repubblica, monarchia, 
                  democrazia, ecc.). Nell'immaginario partitico qualsiasi problema 
                  e qualsiasi contesto si risolvevano all'interno del tipo di 
                  società specifica. Qui invece abbiamo un movimento che 
                  nasce attorno ad un programma pragmatico, legato a una diversa 
                  visione dell'uso e del consumo delle risorse. Il tipo di società, 
                  considerato meno importante, si definisce attorno all'impostazione 
                  di fondo del rapporto uomo/ambiente, vissuto invece di primaria 
                  importanza. Al contrario del partito, qui l'idea di società 
                  si definisce e si risolve all'interno dell'impostazione di riferimento. 
                  Un insieme complesso, anche un po' contorto, che fa supporre 
                  che è in atto un processo di trasformazione non ancora 
                  definito. Il dominio, nelle forme di potere che conosciamo, 
                  è in crisi, soprattutto nella forma liberal-democratica 
                  della rappresentanza. È di conseguenza alla ricerca di 
                  nuove definizioni e nuove modalità di rappresentazione 
                  e manifestazione. Sotto questa luce il M5s rappresenta un percorso 
                  privilegiato, adeguato ai processi di trasformazione in atto, 
                  per identificare nuove possibilità del dominio di riproporsi.
                  Andrea Papi
                
                  
                
  
                   
                  Tutti pazzi per Grillo? 
                   
                  di Steven Forti 
                   
                  Le ultime elezioni politiche italiane e la posizione 
                  degli esponenti della sinistra extraparlamentare degli anni 
                  settanta (e non solo). 
                
  Le recenti elezioni politiche 
                  hanno cambiato le carte in tavola. Su questo non ci piove. Il 
                  Movimento 5 stelle è entrato in Parlamento come il partito 
                  più votato, creando una situazione che, mentre stiamo 
                  scrivendo questo articolo, non sappiamo ancora che sviluppi 
                  avrà. Certo è che l'ingessato sistema politico 
                  italiano sorto dalla ceneri di Tangentopoli ha subito un bel 
                  colpo. Forse non lo tsunami di cui parlava Grillo durante la 
                  sua lunga campagna elettorale, ma poco ci manca. Lo scossone 
                  si è fatto sentire anche all'interno dell'eterogeneo 
                  e composito mondo che forma la sinistra italiana. O quel che 
                  ne resta. E non tanto per la debacle di Rivoluzione civile, 
                  che pareva annunciata, soprattutto dopo l'uscita di Cambiaresipuò 
                  e la formazione delle liste elettorali con la presenza dei vari 
                  Diliberto, Ferrero e Di Pietro, ma per le prese di posizione 
                  di molti esponenti di quella che un tempo si chiamava sinistra 
                  extraparlamentare e di intellettuali di una possibile nuova 
                  sinistra in via di formazione. 
                  Nel pomeriggio del 25 febbraio, appena chiusi i seggi elettorali, 
                  Franco Bifo Berardi pubblicava sull'edizione on-line di MicroMega 
                  una specie di lettera aperta in cui dichiarava “ci sono 
                  ricascato: ho votato per il movimento di Beppe Grillo”. 
                  Il fondatore di A/Traverso spiegava che “Non l'ho fatto 
                  perché io creda nella possibilità di 'cambiare 
                  l'Italia', ma perché ho pensato che valeva la pena di 
                  dare il mio minuscolo contributo a rendere ingovernabile il 
                  paese. La questione in gioco in queste elezioni è quella 
                  europea, tutto il resto son questioni di dettaglio.” Seppur 
                  critico con il populismo e la rozzezza del discorso di Grillo, 
                  Bifo ha deciso di votare per il M5s in quanto “fattore 
                  destabilizzante” del sistema1. 
                  Il 27 febbraio il leader del movimento bolognese del '77 ritornava 
                  sulla questione lanciando una frecciata ai Wu Ming che su Internazionale 
                  avevano criticato da sinistra il M5s, considerandolo la causa 
                  dell'assenza di un vero movimento in Italia: “Ragionamento 
                  bislacco davvero. Dal momento che la società italiana 
                  è incapace di muoversi allora debbono stare tutti fermi? 
                  Dal momento che gli amichetti di Wu Ming sono stanchi allora 
                  tutto deve restare ad attendere i tempi del loro risveglio? 
                  Fate movimento invece di lamentarvi perché qualcun altro 
                  lo fa al posto vostro, magari in maniera un po' più rozza 
                  di come piacerebbe ai raffinati intellettuali.”2 
                  Invero, l'analisi dei Wu Ming è forse la più interessante 
                  che si è letta sul M5s e sulla situazione dei movimenti 
                  in Italia. Un'analisi attenta e ampliata in diversi interventi, 
                  che mette in guardia dai pericoli insiti in un movimento molto 
                  ambiguo e che, molto sinceramente, auspica una “rivolta” 
                  all'interno del M5s.3 Secondo 
                  i Wu Ming, a differenza di Grecia, Spagna o Portogallo, in Italia 
                  “Grillo cresce sulle macerie dei movimenti” e, al 
                  di là della vuota retorica della democrazia diretta e 
                  di un programma che si crede rivoluzionario, “l'interesse 
                  principale di Grillo & Casaleggio non è realizzare 
                  il programma, che è un geyser di richieste contraddittorie 
                  spruzzate qua e là. Gli interessa di più prolungare 
                  lo scompiglio e tenere alto il polverone finché è 
                  possibile, perché il polverone copre le magagne e rinvia 
                  l'arrivo dei nodi al pettine.”4 
                  Una lettura molto vicina a quella espressa dal giornalista Giuliano 
                  Santoro, autore del libro Un Grillo qualunque. Il Movimento 
                  5 stelle e il populismo digitale nella crisi dei partiti italiani 
                  (Castelvecchi, 2012), in cui si sostiene che “dove ci 
                  sono movimenti veri, i grillini non attecchiscono, o almeno 
                  non sfondano 'a sinistra'.” In Val di Susa, sostiene Santoro, 
                  “le liste a 5 stelle hanno preso molti voti alle regionali, 
                  ma a quei voti non corrisponde mobilitazione reale. Mi sembra 
                  che quella di votare Grillo e non votare (come in molti avevano 
                  fatto) i partiti della fu sinistra, sia stata una scelta tattica 
                  da parte di una fetta di un movimento autonomo e autorevole, 
                  che non si fa incantare da Grillo anche se per certi versi gli 
                  è riconoscente per aver parlato delle ragioni contro 
                  l'Alta velocità quando non ne parlava nessuno.” 
                  Santoro considera quella di Grillo un'“ideologia pret-a-porter” 
                  che “muove emozioni, dà vita ad un impasto di politica, 
                  spot pubblicitari e sentimenti” e nota la paradossalità 
                  della situazione italiana: “in tutta Europa, e anche negli 
                  Stati Uniti per certi versi, la gente protesta contro le politiche 
                  di austerità, tenta di organizzarsi dal basso per rompere 
                  la gabbia dei sacrifici. In Italia, dove pure abbiamo una certa 
                  tradizione quanto a movimenti sociali, tantissime delle persone 
                  che potrebbero mobilitarsi si limitano ad aspettare il giorno 
                  delle elezioni, per poter sostituire quelli della “Casta” 
                  con altri eletti, che peraltro non si sa come vengano scelti 
                  e messi in lista. Come se questo davvero potesse cambiare la 
                  situazione.”5 
                 Una botta terapeutica? 
                 La posizione di Bifo, però, non è stata un'eccezione. 
                  Toni Negri, ad esempio, ha affermato che Grillo è “la 
                  contraddizione in azione”, “è il nuovo, è 
                  l'elemento di instabilità e a noi va bene: Viva l'instabilità! 
                  Viva l'ingovernabilità! Questo è l'elemento che 
                  mi sembra estremamente importante, si tratta proprio di insistere 
                  su questo. Viva l'instabilità! É nell'instabilità 
                  che si determineranno ricomposizioni di classe legate veramente 
                  a interessi e a volontà di esprimere quelli che sono 
                  interessi centrali, elementari, fondamentali nella nostra vita 
                  e nella lotta.” Secondo Negri, bisogna stanare Grillo 
                  “sui temi del comune, stanarlo sui temi del reddito garantito, 
                  stanarlo sul tema della patrimoniale, stanarlo su quelli che 
                  sono i grandi problemi della struttura della rappresentanza, 
                  della legge elettorale, e così via”, impedendogli 
                  “di consolidarsi su un'alleanza – perché 
                  questa è un'alleanza puramente fascista – con la 
                  piccola imprenditorialità oggi e domani con la grande 
                  imprenditorialità, insieme a esclusi, non garantiti e 
                  classe media in disfatta. Si tratta quindi di muoversi, agire 
                  per garantire che non si stabilisca un qualsiasi tipo di governabilità, 
                  mantenendosi su questo terreno una apertura europea.”6 
                  Una posizione non dissimile è stata espressa anche da 
                  altri esponenti di quella che potremmo definire la sinistra 
                  movimentista italiana, come Luca Casarini che ha applaudito 
                  la posizione di Bifo, sottolineando che “tra i grillini 
                  non vedo solo Rizzo e Stella come riferimenti, vedo anche 
                  molta Genova 2001, molto del patrimonio delle lotte per 'un 
                  altro mondo è possibile'”. In questo senso la botta 
                  di Grillo può essere terapeutica per la sinistra: ma 
                  o ci diamo una scossa o è finita.”7 
                  Anche uno dei maggiori leader del movimento studentesco del 
                  '68 italiano e poi esponente di spicco di Democrazia proletaria, 
                  Mario Capanna considera il M5s “un fenomeno notevolmente 
                  scardinante dell'ordine corrente delle cose” e “un 
                  movimento coraggioso, vasto, speriamo davvero innovatore”.8 
                  Anche Fabrizio Tringali e Marino Badiale, autori di Liberiamoci 
                  dell'euro e La trappola dell'euro (pubblicati entrambi 
                  da Asterios, nel 2011 e nel 2012), due interessanti saggi che 
                  seguono le analisi di Alberto Bagnai, professore di Economia 
                  politica all'Università Gabriele D'Annunzio di Pescara 
                  e autore di Il tramonto dell'euro (Imprimatur, 2012) 
                  si sono posizionati su una linea di appoggio pragmatico e tattico 
                  al M5s. Sul blog Il Mainstream, Tringali, delegato sindacale 
                  della Fiom, e Badiale, docente di Analisi matematica all'Università 
                  di Torino, si sono rallegrati soprattutto del disastro della 
                  lista Ingroia: “È da tempo ormai – ha scritto 
                  Badiale – che giudichiamo la cosiddetta 'sinistra radicale' 
                  nient'altro che un fattore di confusione, di oscuramento della 
                  realtà, di ostacolo alla costruzione di una vera opposizione. 
                  Si tratta in sostanza di piccoli frammenti di ceto politico 
                  che devono necessariamente allearsi col centrosinistra per avere 
                  posti e cariche, il che è tutto ciò a cui si riduce 
                  il loro fare politica.”9 
                  Lo stesso Bagnai ha dimostrato interesse per il movimento di 
                  Grillo, almeno per quanto riguarda la sensibilità dimostrata 
                  dal M5s sulla questione dell'euro e sulle politiche di austerity 
                  imposte dall'Ue e dal Bce, con qualche intervento sul suo blog 
                  Goofynomics e con un'intervista concessa al blog di Beppe 
                  Grillo.10 Un'analisi che è 
                  stata condivisa parzialmente anche da Emiliano Brancaccio, docente 
                  di Economia politica all'Università del Sannio, e da 
                  Giorgio Cremaschi, ex segretario nazionale della Fiom-Cgil e 
                  attualmente responsabile del comitato No debito, che ha affermato 
                  che “Il voto al M5S è segnale e parte della rivolta 
                  che sta crescendo in tutta Europa e finalmente è cominciata 
                  davvero anche da noi”.11 
                  Effettivamente, in modi e tempi diversi e per ragioni distinte, 
                  molti intellettuali e artisti hanno reso pubblico il loro appoggio 
                  o hanno simpatizzato con il M5s. E non solo Dario Fo, da tempo 
                  vicino a Grillo, presente sul palco di piazza Duomo a Milano 
                  in una delle ultime tappe dello Tsunami tour e autore insieme 
                  al comico genovese e al deus ex machina Gianroberto Casaleggio 
                  del libro Il Grillo canta sempre al tramonto (Chiarelettere, 
                  2013), una sorta di vademecum per comprendere idee politiche 
                  e culturali alla base della nascita del movimento. Ma anche 
                  lo scrittore Stefano Benni, l'economista Mauro Gallegati e il 
                  filosofo del diritto all'Università di Genova Paolo Becchi, 
                  oltre ad artisti come Celentano, Mina e Raffella Carrà, 
                  tra i tanti. Nel mondo della musica e della letteratura non 
                  poche sono state però anche le prese di posizione critiche 
                  con Grillo e il M5s. Due su tutte: quella del cantante napoletano 
                  Edoardo Bennato con la canzone Al diavolo il grillo parlante 
                  che ha scatenato l'ira dei grillini12 
                  e quella del fiorentino David Riondino con delle decime estremamente 
                  ironiche che mettono il dito in una delle piaghe del movimento 
                  di Grillo e Casaleggio.13 
                  Le posizioni critiche con il M5s non sono mancate nemmeno nel 
                  composito mondo della sinistra italiana, più o meno (ex) 
                  extraparlamentare, più o meno movimentista. Tanto per 
                  dire che la posizione sostenuta da Bifo e da Negri non è 
                  stata il leitmotiv in chi fu protagonista delle lotte italiane 
                  degli anni settanta. Uno dei maggiori esponenti del movimento 
                  studentesco torinese e poi di Lotta continua come Guido Viale, 
                  ad esempio, ha sostenuto il progetto Cambiaresipuò e, 
                  dopo la costituzione della lista Ingroia, ha mantenuto il suo 
                  sostegno a Rivoluzione civile. Un appoggio così critico 
                  e sofferto che il 27 febbraio, in un articolo pubblicato su 
                  Il Manifesto, Viale si è tolto i sassolini dalle scarpe. 
                  Per Viale, Rc non è stata nulla più che “quattro 
                  toghe” e “quattro dinosauri, segretari di altrettanti 
                  partiti senza più elettori” con “un programma 
                  raffazzonato” che hanno perso la “possibilità 
                  di usare la campagna elettorale per una vera battaglia politica: 
                  per un'altra Europa, un'altra economia, un altro regime del 
                  lavoro, un'altra istruzione, un'altra cultura”.14
   
                 Le stelle sono tante... 
                 E gli altri esponenti di quella che fu Lotta continua come 
                  si sono posizionati? In un articolo apparso su Repubblica pochi 
                  giorni prima del voto, Adriano Sofri ha appoggiato Bersani, 
                  ha bacchettato Rc considerata un “assembramento di pubblici 
                  ministeri e di partiti residui per lo più autoritari” 
                  e ha condannato Grillo: “Grillo è un attore che 
                  si identifica con il suo personaggio, e non gli mette limiti. 
                  Da molti anni recita la parte del capo che riscatta un popolo. 
                  Alcune scene gli riuscirono: la Parmalat strappava gli applausi. 
                  Altre sono orrende. Problema di copione. Il fatto è che 
                  un attore che si identifica pienamente e a lungo col proprio 
                  ruolo fuori dalla scena diventa qualcosa d'altro: un impostore. 
                  Grillo è un grosso impostore [...]. Altro che comico. 
                  Fa la guerra, annuncia il bagno di sangue, intima allo Stato 
                  italiano di arrendersi: è troppo tardi, per tutti e per 
                  lui, per dire 'è tutto uno scherzo.' Deve sbraitare oltre, 
                  finché gli resta fiato nei polmoni. Non è né 
                  fascista né comunista né ecologista e nemmeno, 
                  guardate, populista: cioè, è forse un po' di tutte 
                  queste cose. È un impostore.”15 
                  Anche Enrico Deaglio, facendo il punto sui risultati elettorali, 
                  ha criticato il M5s: “Poi c'è un comico che urla 
                  nelle piazze – “vaffa!, arrendetevi!, siete morti! 
                  Darò mille euro a tutti i disoccupati!, i debiti non 
                  si pagano!”  – e lo vota il 25 per cento. Il 
                  totale fa 55. Berlusconi era catalogabile come 'populista'. 
                  Grillo è anche lui un 'populista'. L'Italia è 
                  l'unico paese al mondo con due populismi, in cui l'uno non uccide 
                  l'altro, anzi.”16 
                  Una via di mezzo tra quella di Negri e Bifo e quella dei Wu 
                  Ming pare essere invece la posizione di Oreste Scalzone, fondatore 
                  con Franco Piperno e Toni Negri di Potere operaio e poi esponente 
                  di spicco di Autonomia operaia. In un post del 25 febbraio apparso 
                  sul suo blog, Scalzone ha raccontato di aver messo in circolo 
                  “il testo di un estemporaneo, rapsodico 'volantone' che, 
                  in tre-quattro Complici, siamo andati a distribuire – 
                  a rischio di qualche 'sbarbazzone' – al comizio di Grillo 
                  e connessi 'Cinquestelle' il 19 febbraio scorso in piazza Duomo 
                  a Milano.” Nel lungo “volantone”, intitolato 
                  Le stelle sono tante, milioni di milioni..., si spiegava 
                  che “Noialtri [...] siamo tra quanti sono fuori e contro 
                  la logica elettorale – la scadenza, e la campagna. Veniamo 
                  oggi qui, perché queste piazze del cosiddetto 'Tsunami-Grillo/5 
                  stelle' sono come un caleidoscopio, in cui c'è e si compone 
                  e scompone, si muove, 'di tutto'. Prendiamo il pretesto di quest'occasione 
                  in extremis, semplicemente per lanciare una 'pulce nell'orecchio', 
                  e 'prender data' per una scommessa in differita. Se, nel prosieguo, 
                  nei prossimi mesi e anni, si dovesse verificare che si conferma 
                  quello che noialtri pensiamo; se si dovesse toccar con mano 
                  il fatto che le cose continuano a peggiorare, e il male di vivere 
                  ad aumentare; se si toccasse con mano che la questione non è 
                  di questa o quella 'forza politica', di questa e quella politica 
                  economica, questa e quella variante della governamentalità; 
                  che la questione non è prevalentemente 'italiana'; che 
                  il cuore, il nodo, non è l'illegalità, e dunque 
                  la panacea non è 'la legalità', non è nella 
                  'Costituzione più bella del mondo', ma che sono ormai 
                  in questione i fondamenti, i 'principi elementari', le forme 
                  costitutive, i rapporti sociali... [...], ecco, quale sarebbe 
                  la risposta? Affidarsi ancora, una volta ancora, all'infinito, 
                  a dei 'Salvatori della Patria', dei 'liberatori', dei 'pastori', 
                  supposti sapere, a cui dare delega, rappresentanza? Credere 
                  ancora alle loro crociate, alle loro 'Verità', riporre 
                  lì le proprie aspettative, oppure – quand'anche 
                  senza diagnosi, né prognosi, né certezze di senso, 
                  né sul sé e come si possa pensare di uscire da 
                  un labirintico incubo – raccogliere tutte le forze, e 
                  intelligenza, passione, capacità di cooperare, per capire, 
                  per fare, quantomeno dar vita a delle minuscole 'gocce di vita', 
                  che contrastino il gelo e il deserto che avanza? Prima che alcuni 
                  volonterosi benintenzionati modifichino il corso della 'terribile 
                  inerzia delle cose', sarà piuttosto quella a snaturare 
                  loro!!! Ecco, vorremmo ricordare questo, e lanciare la piccola 
                  sfida di una scommessa per il 'dopo'. Senza troppe speranze, 
                  ma senza alcun fatalismo rassegnato, e – al fondo – 
                  ignavo.”17 
                  Insomma, le stelle sono tante, milioni di milioni. Non solo 
                  cinque. 
                  Steven Forti
                  Note
                  
                 
                  - Franco Bifo Berardi, “Perché ho votato Beppe 
                    Grillo”, MicroMega, 25 febbraio 2013,
 http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/25/franco-bifo-berardi-perche-ho-votato-beppe-grillo/. 
                   - Franco Bifo Berardi, “La sconfitta dell'anti-Europa 
                    liberista comincia in Italia”, MicroMega, 27 
                    febbraio 2013,
 http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/27/franco-bifo-berardi-la-sconfitta-dellanti-europa-liberista-comincia-in-italia/. 
                   - Wu Ming, “Perché tifiamo 'rivolta' nel Movimento 
                    5 stelle”, 27 febbraio 2013,
 http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12038. 
                   - Rispettivamente, intervista di Roberto Ciccarelli ai Wu 
                    Ming, “Grillo cresce sulle macerie dei movimenti”, 
                    Il Manifesto, 1 marzo 2013 (ora in http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104) 
                    e intervista di Giovanni Egidio ai Wu Ming, “A forza 
                    di iniettarsi dosi di male minore...”, La Repubblica, 
                    12 marzo 2013 (ora in http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12208). 
                    Vedasi anche Wu Ming, “Beppe Grillo leads yet another 
                    right-wing cult from Italy”, New Statement, marzo 
                    2013, http://www.newstatesman.com/2013/03/grillismo-yet-another-right-wing-cult-italy. 
                  
 - Intervista di Wu Ming 2 a Giuliano Santoro, “Un grillo 
                    qualunque”, 8 novembre 2012, http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=10112. 
                  
 - “La morte del togliattismo e il pope Gapon – 
                    Intervista a Toni Negri”, Radio UniNomade, 26 febbraio 
                    2013, http://www.uninomade.org/morte-del-togliattismo-e-pope-gapon/. 
                  
 - Daniel Rustici, “Luca Casarini: 'I grillini? Figli 
                    anche del G8 di Genova'”, Gli Altri, 14 marzo 
                    2013,
 http://www.glialtrionline.it/2013/03/14/i-grillini-sono-anche-figli-del-g8-di-genovaintervista-a-luca-casarini/. 
                   - Chicco Corini, “Mario Capanna: il Sessantotto e il 
                    Movimento 5 stelle”, Gazzetta di Parma, 11 marzo 
                    2013 (ora consultabile:
 http://www.navecorsara.it/wp/2013/03/12/mario-capanna-il-sessantotto-e-il-movimento-5-stelle/). 
                   - Vedasi i due interventi post elettorali http://il-main-stream.blogspot.com.es/2013/02/andare-votare-per-chi-annullare-la.html#more 
                    e
 http://il-main-stream.blogspot.it/2013/02/seppellire-i-morti.html. 
                   - Vedasi il blog curato da Alberto Bagnai: http://goofynomics.blogspot.com.es/. 
                  
 - Rispettivamente, Emiliano Brancaccio, “L'euro è 
                    ormai un morto che cammina. Occorre tentare una exit strategy 
                    'da sinistra'”, pubblicato il 26 febbraio 2013 sul suo 
                    blog (http://www.emilianobrancaccio.it/2013/02/26/leuro-e-ormai-un-morto-che-cammina-occorre-tentare-una-exit-strategy-da-sinistra/) 
                    e Giorgio Cremaschi, “Ha perso lo spread e anche le 
                    banche”, pubblicato il 26 febbraio 2013 su http://sollevazione.blogspot.it/2013/02/ha-perso-lo-spread-e-anche-le-banche.html. 
                  
 - Questi gli ultimi versi della canzone che colgono nel segno: 
                    “Al diavolo il Grillo Parlante / filosofo da baraccone 
                    / che è comico senza volerlo / drammatico con convinzione 
                    / Contate sul Grillo Parlante / sull'angelo vendicatore / 
                    che incassa denaro contante / contando sul vostro sacro furore”. 
                  
 - Come ad esempio, “Grillo in sostanza propone / un'ambiguità 
                    tremenda: / il movimento è un'azienda, / un marchio 
                    con due padroni. / Con tanto di paroloni / moderni: con il 
                    found raising / coi brifing, con l'advertising, / e un comitato 
                    centrale / che gestisce il capitale: / ecco il Partito-Franchising.” 
                    Vedasi, http://www.davidriondino.it/images/diario_big.jpg. 
                  
 - Guido Viale, “Rivoluzione civile, sotto la toga niente”, 
                    Il Manifesto, 27 febbraio 2013. 
                  
 - Adriano Sofri, “La corsa del Pd tra Pugaciov e pm”, 
                    La Repubblica, 22 febbraio 2013. 
                  
 - Enrico Deaglio, “L'Italia è l'unico paese al 
                    mondo con due populismi”, 26 febbraio 2013 (ora in
 http://www.inchiestaonline.it/dossier/elezioni-2013-dossier/enrico-deaglio-litalia-e-lunico-paese-al-mondo-con-due-populismi/). 
                   - Si vedano i post in data 25 febbraio apparsi sul blog di 
                    Oreste Scalzone:
 
                    http://orestescalzone.over-blog.com/article-prima-parte-115688351.html 
                    e http://orestescalzone.over-blog.com/article-epperchemmai-solo-5-115665582.html. 
                  
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