rivista anarchica
anno 41 n. 367
dicembre 2011 - gennaio 2012


storia

L’altra Piazza Fontana
di Giuseppe Natale

La storia della Casa dello Studente e del Lavoratore, in piazza Fontana, nel cuore di Milano, alle spalle del Duomo. Proprio davanti alla Banca dell'Agricoltura, quella dell'attentato del 12 dicembre 1969, raccontata da un protagonista di allora, oggi presidente della sezione ANPI di Crescenzago-Milano e promotore del Forum Civico Metropolitano.

 

Nel cuore antico di Milano, alle spalle del Duomo, sta Piazza Fontana che prende il nome dalla bella settecentesca fontana, in stile neoclassico, del Piermarini.
È la piazza della strage alla Banca nazionale dell’agricoltura, 12 dicembre 1969: 17 (e con Pinelli 18!) morti e 84 feriti! La madre di tutte le stragi. Luogo simbolo della reazione violenta della destra fascista e dei settori più retrivi del Potere statale ai movimenti del ’68 e alle lotte sociali e sindacali che raggiunsero la loro acme nell’autunno caldo del ’69.
Si tagliò molta erba sotto i piedi ai movimenti giovanili più creativi. In tale contesto è da collocare il fenomeno sciagurato e insensato della lotta armata e del brigatismo rosso. Stragismo e terrorismo assunsero le sembianze di un barbaro Giano bifronte, che contribuì a disorientare e disperdere fertili sperimentazioni di democrazia diretta e partecipativa. Tuttavia la linfa vitale del biennio ‘68/69 continuò ad alimentare l’impegno civile e politico nei luoghi di lavoro e nelle scuole e nel territorio.
Nel ciclone della crisi economica e politica globale e nella melma del degrado italiano, torna oggi molto utile ritessere i fili della memoria storica e riflettere sul sessantotto. Tentare di ricomporre un complicato puzzle recuperando esperienze significative e riempiendo i vuoti con i pezzi giusti. Contrastare e battere sia la rozza offensiva della destra mirante a colpevolizzare o addirittura criminalizzare il ’68, sia la perbenista posizione subalterna di certa sedicente sinistra.
Su alcuni eventi del ’68 è calato un silenzio tombale. Molte responsabilità ricadono sulla sinistra (vecchia e/o nuova, moderata e/o radicale che dir si voglia), che operò tagli chirurgici e/o rimosse aspetti salienti di quegli anni. Per un malinteso senso di colpa?...O semplicemente per l’antico vizio ideologico secondo il quale la Politica con la P maiuscola non si abbassa ad affrontare i problemi concreti della vita quotidiana, demandati ad altre istanze (sindacali, assistenziali, movimentistiche…). Non è un caso che si tratti di un sessantotto concretamente rivendicativo, attento alle condizioni materiali che ostacolano l‘esercizio dei diritti fondamentali ( studio, lavoro, casa , città etc.).
Torna Piazza Fontana. Non quella della strage. Non il luogo tragico della memoria. Quella della Casa dello studente e del lavoratore.

Milano, Piazza Fontana - Albergo Commercio foto anni ‘60/’70

Tutto può e deve essere criticato”

28 novembre 1968. Alla fine di una grande manifestazione di migliaia di studenti, viene occupato l’ex hotel Commercio, stabile abbandonato e in degrado, di proprietà del Comune . Nel “cuore della città capitalistica”!
L’occupazione viene decisa e gestita dagli studenti fuorisede . Con cognizione di causa si sceglie l’albergo Commercio; e non, come voleva l’ala capannea del movimento, Palazzo Reale, obiettivo simbolico: un fuoco di paglia che sarebbe stato spento sul nascere.
Molto concrete le motivazioni. Emarginazione e carenza di case dello studente, alte rette.
“A Milano – si legge nel volantino distribuito durante il corteo – ci sono 2.300 posti letto per più di 20.000 studenti fuorisede. Più di 1.800 hanno rette superiori alle 60.000 lire al mese ed arrivano fino a 110.000 lire; dei 2.300 posti letto solo 900 sono statali”. La situazione diventa esplosiva quando, per mancanza di posti letto, più di 300 studenti fuorisede e “bisognosi” non vengono accolti alla Casa dello studente di viale Romagna. Il bisogno di accoglienza e di alloggio diventa un elemento politico di solidarietà: “La lotta dei nostri 300 compagni è la lotta di tutti gli studenti”. Si ha la coscienza categorica dei propri diritti: “Oggi è acquisito il principio che ribellarsi è giusto, e tutto può e deve essere criticato”. Prima gli studenti chiedevano(ma non ottenevano) un alloggio a prezzi accessibili. Ora si prende e non si chiede più quello che spetta di diritto.
La sede scelta è congruente con i bisogni e le rivendicazioni degli studenti fuorisede e disagiati. Stabile di proprietà pubblica, in posizione centrale e strategica, possiede tutte le caratteristiche per consentire a larghi strati di proletariato studentesco e giovanile di uscire dalla marginalità e dall’isolamento, denunciare le loro condizioni di disagio materiale ed ambientale, e di sfruttamento. Lì è possibile praticare l’obiettivo “costruire una nuova casa dello studente”; trattare col potere amministrativo locale; intervenire “nel vivo di una politica urbanistica classista della città”. I protagonisti dell’occupazione sono in maggioranza studenti immigrati e pendolari. D’estrazione per lo più proletaria, molti si mantengono agli studi con lavori e lavoretti. Nei loro documenti, cercano di dare un senso generale alla loro specifica battaglia; di fondare su due pilastri portanti - studio e lavoro – la lotta contro il sistema capitalistico e l’autoritarismo delle istituzioni; di costruire ponti di collegamento tra i due mondi tenuti separati e isolati. Lo studente lavoratore e lavoratore studente è “la figura nuova che di fatto sta eliminando le distanze e l’estraneità tra il mondo del lavoro e il mondo dello studio”. Occorre individuare le modalità concrete di messa in discussione dell’apparato organizzativo degli studi, rigido gerarchico autoritario , e dei meccanismi politici che ostacolano e limitano l’esercizio del diritto allo studio. L’isolamento dello studente dalla realtà sociale e la selezione classista sono, tra i tanti, i due strumenti principali della politica scolastica ed universitaria. Si denunciano la “gravissima carenza di alloggi per gli studenti provenienti da fuori Milano e di disagiate condizioni economiche”, e la “situazione di ghetto culturale di questi alloggi, che sorgono ai margini della città”. E contro questo stato di cose (“gli alloggi, i trasporti, le mense sono termini drammatici che accomunano gli studenti disagiati ed i lavoratori”), nasce la Nuova Casa dello studente di piazza Fontana. Trasformatasi in Casa dello studente e del lavoratore (C.S.L.), diventa il luogo fisico dell’incontro tra mondo dello studio e mondo del lavoro. Non solo casa, abitazione. Anche centro di organizzazione politica e di controinformazione: “Per la posizione strategica nel centro cittadino la nostra casa è già sede d’informazione politica: i muri esterni sono i nostri giornali. È l’ora di cominciare in pratica ad intaccare il monopolio borghese dell’informazione”. Con lucidità, si metteva il dito sulla piaga di due questioni vitali per la convivenza civile e per la democrazia, così scottanti oggi: un’organizzazione politica ancorata a classi e strati sociali precisi e un’informazione autonoma e libera.

Autonomia e decentramento

Si rende abitabile l’intero stabile e si denuncia all’opinione pubblica la questione sociale degli studenti immigrati e disagiati. Attorno alla Casa si crea un clima favorevole e solidale. Arrivano suppellettili, coperte, viveri, sottoscrizioni… E atti di collaborazione da parte di cooperative di lavoratori, organizzazioni sindacali di base, associazioni come l’Unione Donne Italiane. Anche il sindaco Aniasi “promette di venire incontro alle più impellenti necessità”. E – annotano ironicamente gli studenti nei loro dazebao - arrivare “materiale disinfettante con la raccomandazione di non berlo perché velenoso!”
Milano scopre che gli studenti hanno le loro buone ragioni. L’occupazione supera indenne il rigido inverno. Le stanze dell’ex hotel si riempiono di inquilini. E la casa/albergo diventa una libera comunità giovanile che si dà un regolamento interno, organizza la vita quotidiana, promuove iniziative politiche e culturali. Nascono forti amicizie e sbocciano amori anche duraturi. Si tessono relazioni esterne. Si arriva a costruire una rete cittadina di collegamento, con organizzazioni e realtà di lotta: Unione Inquilini contro il caro-affitti; gruppi di cittadini del quartiere Isola/Garibaldi contro gli sfratti; comitati di base di alcune fabbriche (CUB Pirelli…); con una cooperativa di immigrati di Cinisello Balsamo (62.000 immigrati su 70.000 abitanti) che apre agli studenti uno squarcio sulla realtà delle città/fabbriche e dell’ esercito di immigrati meridionali, i “negri” del Nord venuti dal Sud.
La comunità giovanile di piazza Fontana dice la sua sullo sviluppo della città, sul piano regolatore, sulle forme ‘urbanistiche’ del potere: “Il piano regolatore prevede di razionalizzare il centro storico in quello che è già: centro di direzione politica, amministrativa, culturale: il cervello della città capitalista. In questo piano non entra tutto ciò che gli è estraneo (per esempio l’Isola Garibaldi, quartiere popolare: a pensionati, artigiani, bottegai, piccoli commercianti, poveri impiegati è imposto lo sfratto, devono andarsene fuori, in periferia, per cedere il posto a uffici ed abitazioni di lusso). Il piano è la razionalizzazione classista della città. È la stessa logica della fabbrica: la città divisa come i reparti… il tutto deve ruotare attorno al centro che deve essere stanza dei bottoni e paradiso borghese. I subalterni espulsi: non devono assolutamente abitarci. Se vorranno visitarlo dovranno farlo in religioso rispetto e ne usciranno abbagliati, storditi, intimiditi.”
Il 1969 è anche l’anno dell’attuazione del decentramento amministrativo di Milano. Entrano in funzione i venti Consigli di zona e per la prima volta si avvia un processo di democratizzazione del potere locale accentrato a Palazzo Marino. È il frutto di un decennio di lotte dei comitati di quartiere e di esperienze di partecipazione democratica.
La C.S.L. fa breccia sulla macchina politico-amministrativa della città. Nel febbraio del 1969 il Consiglio comunale approva un ordine del giorno che riconosce legittimità all’occupazione: l’iniziativa degli studenti lavoratori può trovare spazio all’interno del progetto comunale di trasformare l’albergo Commercio in un Centro culturale pubblico.

Milano, viale Romagna - studenti universitari
davanti alla Casa dello Studente - anni ‘60/’70

Accerchiamento e isolamento

Mentre si tiene Piazza Fontana, alla Casa dello studente di Viale Romagna si forma un Comitato di base che gestisce una significativa vertenza sindacale (nell’assenza del sindacato ufficiale) per il miglioramento contrattuale del personale.
Nella primavera del ’69 i rappresentanti del potere decidono di passare al contrattacco, mentre si intensificano campagne di stampa denigratorie contro la C.S.L., ormai stigmatizzata “covo” di anarchici ed estremisti, drogati e fannulloni ecc. Una delle prime trombe politiche dell’assalto viene suonata dal consigliere comunale socialista Bettino Craxi (sì, proprio lui!), che con un’interpellanza chiede di sgomberare l’albergo Commercio. Si mette in atto, da parte del potere politico nazionale e di quello locale, la tattica dell’accerchiamento e dell’isolamento, della provocazione e dell’intimidazione. Eppure si resiste. Si vuole rimanere nel cuore della città, come comunità e centro politico. Non si riesce tuttavia a dare uno sbocco vertenziale ed istituzionale all’esperienza. Non solo per le divisioni ideologiche e i settarismi e per il divario comunicativo tra linguaggio e senso di realtà (il “pugnale nel cuore della città capitalistica”), ma soprattutto per la volontà politica dominante delle classi dirigenti, comprese quelle della sinistra ufficiale, di stroncare i movimenti. E, nella specifica realtà milanese, di cancellare un’esperienza innovativa e fervida di partecipazione democratica .
Il 19 agosto 1969, nel colmo dell’estate e delle vacanze, la C.S.L. viene sgomberata da plotoni di carabinieri e poliziotti in assetto di guerra, e l’edificio subito demolito.
Cade la maschera dal volto del potere che usa la forza e non la capacità di affrontare e risolvere i problemi. Attenzione : si parla di oggi; si parla di noi.
Basti riflettere che i problemi posti dagli studenti di allora sono oggi tutti sul tappeto, irrisolti ed incancreniti.

Giuseppe Natale

Solstizio d’estate in Piazza Fontana

Nel concerto di storni
sulle cime più alte
d’oscillanti robinie
canta Piazza Fontana.

Arrivano a migliaia
nere ondate di stormi
nel solstizio d’estate
in piazza della strage.

Un’assemblea vociante
il raduno sonoro
come messa cantata
di giustizia e speranza.

Piange Piazza Fontana
nera strage lontana.
Ma memoria e dolore
porta sempre nel cuore.

Nera strage di Stato!
Il grido inascoltato.

Giuseppe Natale

Milano, 21 giugno 2011