rivista anarchica
anno 41 n. 367
dicembre 2011 - gennaio 2012


comune Urupia

La comune Urupia
a cura di
Le comunarde di Urupia
e Roberto Gimmi
foto di Roberto Gimmi

In Salento, estremo sud delle Puglie, da quasi un ventennio opera una delle realtà più interessanti di quel mondo “alternativo” a cavallo tra vita comunitaria, agricoltura biologica, autogestione, lavoro non gerarchizzato. Un nostro collaboratore è andato a visitarla (con macchina fotografica).

 

Per informazioni:
Urupia
casella postale 29
74020 San Marzano di San Giuseppe (Ta)
telefono: 0831.890855
comune.urupia@gmail.com
http://urupia.wordpress.com

Durante i suoi primi (quasi) vent'anni della sua esistenza, abbiamo parlato spesso su “A”della comune Urupia. L'abbiamo infatti seguita con simpatia e interesse fin dalla sua gestazione, anche in forza del legame umano e ideale che ci unisce ad alcuni dei suoi fondatori e membri. In particolare ad Agostino Manni, di cui si parla in altra parte di questo numero.
Oggi la comune, che si trova nel comune di Francavilla Fontana (Brindisi), è ormai una realtà più che consolidata, rigogliosa di attività e di iniziative, sempre aperta al legame con il territorio circostante e con il movimento libertario.
La scorsa estate, tra gli altri, vi si è recato il nostro collaboratore Roberto Gimmi (tra parentesi, brindisino di origine): è stato lì una settimana, ha lavorato come è di regola per i visitatori e ha messo per iscritto le sue impressioni. Ma soprattutto, visto che da sempre lavora nel campo della documentazione fotografica, ci ha consegnato una paccata di foto, tese a documentare i tanti momenti della vita collettiva e lavorativa delle comunarde, come hanno deciso di definirsi (con parola al femminile) tutti i componenti – maschi e femmine – di Urupia.
Oltre alle foto, trovate un estratto dai “punti consensuali” (il loro “statuto”), una breve storia della comune e gli appunti di Roberto sulla sua permanenza a Urupia.

Francavilla Fontana (Br) - La comune Urupia

I nostri punti consensuali
delle comunarde di Urupia

Un estratto dal documento costitutivo della comune Urupia settembre 1993

Dove
Considerati i rapporti affettivi, politici, sociali ed economici che tutte le persone che aderiscono al progetto mantengono con il territorio della penisola salentina, è decisione unanime che la Comune sorga in questa zona, e che le ricerche del luogo sul quale essa sarà fondata non si spingano più a nord del confine naturale della fascia meridionale della Murgia. (...)

Autogestione e proprietà collettiva
Non esiste, all’interno della Comune, proprietà privata di case, terreni, denaro o mezzi di produzione ed è abolita ogni forma di lavoro salariato o sottoposto.
Ogni componente sceglie il proprio lavoro e partecipa con esso (indipendentemente dalle sue capacità personali, o dalla qualità e redditività della sua professione o del suo mestiere) alla vita economica collettiva, godendo tutte le garanzie e i vantaggi che da essa derivano.
Siamo consapevoli, tuttavia, che, soprattutto nella fase iniziale del progetto, sarà necessario trovare un equilibrio tra le aspirazioni personali di ogni comunarda e le esigenze della sopravvivenza.
È nostro obiettivo, inoltre, valorizzare concretamente, nel nostro progetto, una nozione di “lavoro integrale” che non tenga esclusivamente conto del “contributo economico” delle attività delle singole, ma che consideri il loro lavoro alla luce dell’arricchimento più generale di sé stessi e della comunità, sotto ogni punto di vista.
Obiettivo della Comune è anche di realizzare, grazie all’attività delle sue componenti, il massimo possibile di autosufficienza economica, riducendo i rapporti con l’esterno mediati dal denaro e privilegiando lo scambio tra beni (baratto).
Ogni operazione economica di interesse collettivo è decisa dall’assemblea comunale. Particolari bisogni di carattere individuale sono soddisfatti attraverso l’utilizzo personale di quantità limitate e definite di denaro proveniente dalla cassa comune. Le modalità di prelievo o della distribuzione di queste somme e la loro entità sono decise dall’assemblea comunale. (...)

La cariola è quasi un simbolo per Urupia: agli ospiti si richiede la collaborazione
nelle attività ed alle comunarde naturalmente spetta la responsabilità
e il coordinamento, si entra così a far parte della comunità

Principio del consenso
Ogni decisione riguardante la vita della Comune nel suo insieme è presa dalle sue componenti secondo il criterio dell’unanimità.
Non valgono, dunque, all’interno della Comune, i criteri della maggioranza e della minoranza.
Mentre il principio della maggioranza favorisce la fissazione sulla opinione individuale, la concorrenza e i giochi di potere, il principio del consenso, al contrario, incoraggia all’ascolto delle ragioni altrui, alla comprensione degli altri, al loro rispetto. Favorisce, inoltre, la riflessione sulla propria opinione e la capacità di abbandonarla o modificarla. (...)

Diversità
La consapevolezza delle diversità esistenti tra le singole componenti della Comune viene considerata elemento di forza e non di debolezza, di ricchezza e non di pericolosità.
In particolare, grande attenzione viene posta sulle diversità sessuali e sul ruolo che in ogni caso esse giocheranno nella vita della Comune.
È nostro impegno di approfondire queste problematiche, con lo scopo di dar vita ad un ambiente che valorizzi ogni specificità e che elimini ogni ostacolo alla piena espressione di ciascuna individualità della Comune.

Un ambiente di vera campagna: grandi ulivi, vigneti, frutteti
e un grande spazio aperto con piscina e giochi per bimbi

Perché abbiamo scelto il femminile
Proprio l’attenzione posta sulle diversità sessuali ci ha portato a considerare, al momento della stesura di questi punti, l’inadeguatezza della lingua italiana, la quale ci costringeva, per non rendere il presente documento troppo complicato e ripetitivo, a formularlo quasi interamente al maschile.
Avremmo così dovuto parlare solo di membri della Comune, di comunardi e di fondatori, e usare per tutti i verbi le coniugazioni maschili; oppure saremmo state costrette a complicare l’espressione dei nostri principî scrivendo sempre le declinazioni e le coniugazioni di entrambi i generi (tutti/e i/le Comunardi/e), con la difficoltà ulteriore presentata da quelle parole per le quali il femminile non esiste affatto (qual è infatti il femminile italiano di “membro” o “membri”?).
Abbiamo deciso quindi – nonostante il gruppo (la “gruppa”?) fondatore della Comune sia costituito sia da uomini che da donne – di scrivere i presenti punti tutti al femminile, anche per sottolineare l’ingiustizia rappresentata da una lingua (e da un mondo) che “parla” quasi sempre e quasi ovunque al maschile.


Che cos'è Urupia
delle comunarde di Urupia

Beh, innanzitutto Urupia è una comune, una grande casa, tanta campagna, un luogo sperduto in fondo alla penisola abitato da persone che vivono, o cercano di vivere, secondo alcuni principi che loro stesse chiamano di libertà.

Urupia però è anche un progetto, un insieme di relazioni, una storia; un fiume di idee, di attività, di risorse, alimentato da tantissime altre persone che a Urupia non vivono, ma che in quel progetto credono, e sono innamorate delle stesse idee – che, anche loro, chiamano di libertà.
Quando è nata, Urupia – nell'idea iniziale, ormai, quasi venti anni fa – voleva essere un luogo fisico in cui sperimentare pratiche di vita e di relazione che escludessero qualsiasi forma di gerarchia e di sfruttamento e che favorissero il più possibile il libero sviluppo delle scelte e dei desideri degli individui; giravano parole grosse, come libertà appunto, felicità (individuale e collettiva), giustizia sociale, uguaglianza (politica ed economica), e tutto l'armamentario verbale che in genere usano i visionari di ogni tipo quando vogliono “cambiare il mondo”.
Poiché questa fu la ragione per cui la comune nacque; questo era – ed è – l'obiettivo per il quale è stata fondata, il sogno per cui migliaia ormai di persone hanno contribuito in tutti questi anni a farla nascere e crescere: cambiare il mondo– o almeno, come noi dicevamo, “quel piccolo pezzo di mondo su cui riusciamo a posare il nostro sguardo, le nostre mani, i nostri cuori e le nostre intelligenze”.
A Urupia da più di sedici anni non esiste la proprietà privata: le comunarde collettivizzano tutto o quasi tutto ciò che possiedono, e una cassa comune – collettivamente gestita – soddisfa i bisogni e le necessità del collettivo e di ognuna.
A Urupia da più di sedici anni non esistono maggioranze e minoranze, o altre forme autoritarie di organizzazione: le comunarde decidono all'unanimità su qualsiasi questione di interesse collettivo. Ogni singolo individuo può bloccare col suo veto le decisioni del gruppo: nessuno può importi una decisione, una scelta, se tu non sei d'accordo. E tutto funziona così, su base volontaria: le relazioni, il lavoro, i ritmi, le scelte.

I ruoli e le forme del potere – che inevitabilmente si manifestano, tra persone che sono comunque cresciute nella società dello sfruttamento e del dominio, della competizione e dell'ingiustizia sociale – vengono smascherati, analizzati, sfidati, discussi. Ci sono, non possono non esserci, ma vengono affrontati con coraggio, con cura.
A Urupia (o, almeno, nelle nostre discussioni e sui nostri documenti collettivi) il neutro plurale è femminile, perché anche la lingua, spesso e dovunque, è una forma di potere.
Sbaglierebbe però chi volesse oggi far coincidere Urupia con le case e i terreni che “ufficialmente” portano questo nome, o anche solo con la gente – ospiti e comunarde – che in un dato momento si trovi a vivere lì. Perché Urupia non è più – è in fondo, forse, non è mai stata – solo un luogo fisico con i suoi abitanti, con il loro lavoro, con le loro feste, con le loro assemblee; perché Urupia è ed è stata di tutte quelle persone che le hanno regalato un'idea, un progetto, una critica, un consiglio, il loro tempo, del denaro, la loro speranza, le loro cose (più o meno importanti), la loro fiducia, la loro curiosità, il loro entusiasmo.
Urupia “appartiene” a questa grande tribù, alle migliaia di compagne e compagni (nel senso proprio di quelle e di quelli con cui “abbiamo diviso il pane”) che ne hanno reso possibile la nascita e ne permettono, giorno dopo giorno – con mille gesti, con mille parole – l'esistenza.

Preparazione delle verdure per il pranzo
Si pranza e si cena tutti insieme

 


Nessuno ti dice che cosa devi fare
di Roberto Gimmi

Una settimana di vita e di lavoro come “ospite” della Comune, per scoprire dal di dentro come e perché funziona.

Quest’estate ho passato parte delle mie vacanze a Urupia, la comune anarchica del Salento. Un’esperienza molto positiva durata una settimana circa.
Al lunedì di ogni settimana si svolge una riunione per programmare tutte le attività autogestite della Comune. Alla riunione partecipano sia le comunarde che gli ospiti. Una comunarda a turno settimanale presiede e coordina le diverse attività elencando i lavori e le necessità collettive. I nuovi arrivati si presentano e rendono pubbliche le motivazioni della propria permanenza, poi vengono illustrati i turni di lavoro e le responsabilità delle varie attività a cui gli ospiti e le comunarde si autoassegnano, come la gestione dell’orto, i turni in cucina, il forno, la pulizia degli ambienti comuni, e visto il periodo l'inizio della vendemmia etc…
Agli ospiti si richiede la collaborazione nelle attività ed alle comunarde naturalmente spetta la responsabilità e il coordinamento, si entra così a far parte della comunità. L’autogestione inizia a colazione e in cucina ognuno si lava la propria tazzina del caffè. I bagni vengono sempre puliti, ai macchinari si esegue una scrupolosa manutenzione e ogni lavoro è pienamente organizzato. I lavori specializzati fanno sempre capo ad una comunarda che spiega e coordina, almeno finché altri membri non sono in grado di avere le stesse competenze. Tutti i lavori generici e umili sono a rotazione.
Nessuno ti dice che cosa devi fare, rimane una libera scelta e una questione di responsabilità individuale, l'adesione è volontaria, i coordinatori spiegano e informano su come fare il lavoro ma poi ad ognuno è rimandata la responsabilità a cui ci si è autoassegnati dove puoi mettere a disposizione le tue competenze e capacità. I ritmi di lavoro non sono stressanti anche quando ci si alza alle 5 del mattino e in questo modo di concepire il lavoro necessario per la collettività, le persone sembrano sempre fare qualcosa in più e con la voglia di imparare ad aumentare le proprie conoscenze, dalla cucina alla zappa, dalle pulizie al forno. Si pranza e si cena tutti insieme, circa 30/60 persone, piatto unico a buffet con prodotti della comunità, quindi piatti base vegetariani, con la fantasia e la bravura dei cuochi che a turno si alternano in cucina.

Vendita prodotti: olio, vino, marmellate sono prodotti che
seguono con coerenza il metodo di coltivazione biologico

Significativa la filosofia comunarda indicata da una foto di Lele appesa al muro della cucina sotto cui si legge: “prima di fare il bis, accertati che tutti abbiano mangiato”. Tutte le comunarde sono disponibili e cortesi, in particolare Carlotta che con grande pazienza ci ha fatto lavorare al forno rispondendo alle nostre domande sulla convivenza comunitaria, e soprattutto il nostro amico Agostino, che abbiamo conosciuto ai tempi dell'università e dell'obiezione al militare, che tra un lavoro e l’altro, con la scusa di dover scegliere il vino da portare ad una festa, ci coinvolge e trova anche il tempo di farci una breve lezione di degustazione... molto interessante ... e che ci fa apprezzare ancora di più la qualità del loro prodotto.

Un momento culturale: l’incontro con un gruppo messicano

Olio, vino, pane, ortaggi, frutta e farine sono tutti prodotti che seguono con coerenza il metodo di coltivazione biologico. I prodotti sono garantiti dalle comunarde stesse senza nessuna certificazione e con la garanzia di fiducia riportata sulle etichette. Sulle etichette, infatti, per stimolare le persone a informarsi e a decidere con la propria testa, viene scritto che "la cura dei terreni e la trasformazione dei prodotti non sono garantite, per scelta, da nessun marchio, ma solo dalla trasparenza delle pratiche adottate e del rapporto diretto con le persone". A Urupia si seguono i più severi disciplinari dell'agricoltura biodinamica con parametri molto inferiori alle soglie consentite dalla legge.

L’importanza del forno per la preparazione
della maggior parte dei prodotti: il pane, le frise, i taralli,
i biscotti, le pizze…

A Urupia riciclare è importante, prima di tutto l'acqua che finisce nell’impianto di fitodepurazione, per questo ci si raccomanda vivamente che per lavarsi occorre usare saponi e detergenti da loro sperimentati e approvati, poi i rifiuti con la raccolta differenziata, spesso l'umido per esempio viene dato da mangiare alle galline. La vendita dei prodotti fonte di reddito della comune non segue i canali commerciali tradizionali ma si basa su clienti selezionati e diretti che condividano e credano in Urupia. L'acquisto dei loro prodotti è un atto concreto di sostegno delle idee della Comune.

Un momento della festa: la degustazione delle pucce

Urupia ha il grande pregio di continuare a rivolgersi verso l'esterno con iniziative culturali, feste, dibattiti, corsi, un grande momento per propagandare le proprie idee e le pratiche autogestionarie. Conservo il ricordo della mia permanenza e i sapori della maggior parte dei loro prodotti: il pane, le frise, i taralli, i biscotti, le pizze, le pucce… non ci sono parole per descrivere quello che esce dal forno: bisogna assaggiarli.

Roberto Gimmi