rivista anarchica
anno 41 n. 363
giugno 2011


inquinamento

Un Po di petrolio
intervista di Elena Violato a Teleimmagini e Insutv

Si intitola così un documentario/denuncia realizzato da due gruppi di mediattivisti. Li abbiamo intervistati.

Crisi delle fonti energetiche non rinnovabili, disastri ambientali, cementificazione massiccia, inquinamento, centrali nucleari, speculazione, devastazione, guerre per le risorse, stupri, sesta estinzione in massa di specie…
Il mondo sta cambiando si dice spesso; in peggio si potrebbe aggiungere.
La devastazione dell’ambiente ad opera dell’essere umano diventa sempre più massiccia e pericolosa per l’uomo stesso. Ma pochi sembrano dare realmente peso alla situazione.
Qualcuno però c’è e con un lavoro quotidiano che si basa sulla diffusione di una informazione “dal basso”, crea piccole nicchie di consapevolezza che pian piano si moltiplicano e si espandono.
Dal 18 al 20 febbraio di quest’anno è stato presentato in tre spazi di Milano ed hinterland il video-documentario “Un Po di petrolio”. Progetto nato dalla collaborazione tra Insutv di Napoli e Teleimmagini di Bologna, il video racconta dello sversamento di petrolio nel fiume Lambro avvenuto nel febbraio del 2010 e fornisce interessanti informazioni che nei giorni dell’ “incidente” sono state debitamente taciute dai media di massa.
Durante i tre incontri si è creata l’occasione per trattare più diffusamente il temi che riguardano il degrado ambientale, dai cenni storici, riportando vari episodi accaduti sin dai primi del novecento (a dimostrazione del fatto che non si può parlare di “incidenti” ma di parti integranti del sistema produttivo capitalistico), arrivando all’oggi (per esempio l’avvicinarsi di Expo2015).

Di seguito un’intervista realizzata a Teleimmagini e Insutv.

E.V.

Innanzitutto direi di partire da voi: Teleimmagini e Insutv. Potete descriverci questi due progetti?
Insutv nasce a Napoli nell’inverno del 2003, all’esplosione dell’aggressione anglo-americana in Iraq. Si parte con semplici fiction contro la guerra tipo “La famiglia Pace”; si continua nel solco delle telestreet, prima con un canale pirata in etere appena visibile, poi sul tetto di Officina99, con una irradiazione quasi cittadina 24 ore su 24; dai format in diretta si passa ai documentari e i reportage, agli istant video...oggi non abbiamo più un canale, dato il passaggio al digitale terrestre perciò abbiamo lanciato una campagna provinciale a Napoli, per un canale digitale noprofit.
Ci occupiamo prevalentemente di produzioni e abbiamo una troupe in partenza per Libia e Tunisia e a breve anche Haiti.
Teleimmagini è un collettivo di mediattivisti/e presenti nel campo della comunicazione indipendente. Nasce a Bologna nel 2000 per praticare e socializzare la comunicazione dal basso, attraverso la condivisione delle risorse e delle conoscenze tecnologiche. Mette in piedi una telestreet che trasmette sul canale UHF71 dalla torretta dello Spazio Sociale Autogestito Ex Mercato24 (xm24) per qualche anno.
Negli anni successivi sono stati portati avanti numerosi progetti con diverse realtà affini nel territorio italiano (“Fratelli di TAV” con CandidaTv e InsuTv, “Via Padova è meglio di Milano” con InsuTv, ecc). Inoltre sono stati avviati progetti di cooperazione internazionale dal basso per rafforzare le strutture di comunicazione popolare con i popoli in resistenza della Colombia, Messico, Cuba.
Tra il materiale prodotto più noto c’è il documentario “Colpo al Cuore” che parla dell’uccisione di Umberto I da parte di Gaetano Bresci , la serie di corti intitolati “Rotsuma”, il corto “Bolognina Trilogy” sulla povertà e la speculazione edilizia o “Schiaccia il razzismo” solo per citarne alcuni. Tutti disponibili in rete.

Com’è nata la collaborazione per la realizzazione di “Un Po di petrolio”?
S’è trattato di uno sforzo possibile solo grazie all’impegno di nuovi soggetti, che non facevano parte né di Insutv né di Teleimmagini ma ne riconoscevano il valore; macchina aggressiva di Isabella Urru e Viktor Bosnjak, dentro gli spazi di xm24 a Bologna, grazie anche all’impegno volontario di molti altri, ha sviluppato un’idea nata di ritorno da COP15 di Copenaghen. La partecipazione al controvertice internazionale aveva creato un humus e un’affinità tra le persone sul tema ambientale. Questo gruppo attraverso l’organizzazione di cene è riuscita a finanziare le spese per le riprese nelle varie trasferte. Ottenuto tutto il materiale che occorreva per montare il documentario, sotto il nome collettivo del direttore immaginario Nicola Angrisano, si è riusciti a realizzare questa mini inchiesta.

Il documentario... potete farne un riassunto per chi ancora non ha avuto il piacere di vederlo?
Un po di petrolio, parte dalle sponde del fiume Po, proprio nei giorni successivi allo sversamento doloso di petrolio nel Lambro, nel febbraio dal 2010. Seguendo le rive arriviamo a Villasanta (Monza-Brianza) dove c’è la Lombarda Petroli, sito di stoccaggio di quest’olio combustibile.
Si tratta di un sabotaggio, di sicuro c’è dell’altro, ma anche i magistrati, dopo un anno fanno fatica ad individuare i responsabili.
Tra speculazioni eco-immobiliari dentro expo2015, ‘ndrangheta e politiche di sottrazione dei terreni all’agricoltura, un po di petrolio giunge fino all’ente ministeriale che racconta cosa è successo durante l’emergenza. Alcuni membri dell’unità di crisi che preferiscono rimanere anonimi, ci raccontano del ruolo di protezione civile e genio militare...
Il documentario è comunque interamente disponibile online sia sulle maggiori piattaforme video che anche su progetti di archiviazione audio e video etici come arav.ventuordici.org.

Avete fatto molte presentazioni in giro per l’Italia?
Arriveremo a una ventina di proiezioni in circa 3 mesi dall’uscita, qualche migliaio le visualizzazioni in rete, discreta l’attenzione della stampa ad un anno da un disastro che, a nostro avviso, è stato troppo rapidamente digerito dai media...

Qual è l’obiettivo di questo tipo di contro-informazione?
Quasi ad un anno dallo sversamento abbiamo fatto due presentazioni a Villasanta e Arcore, spingendo comitati e cittadini a non abbassare la guardia sull’ennesimo disastro ambientale dimenticato. Vorremmo che le associazioni ecologiste e la cittadinanza si attivassero e stessero in prima fila, con un’opposizione frontale alla continua distruzione dell’ambiente. Non solo quando eventi come questo portano all’attenzione il disastro, ma ogni giorno, perchè quotidianamente cantieri come quello della TAV, inceneritori, discariche, petrolchimici ecc. producono nocività arricchendosi a discapito della salute delle persone e della contaminazione dell’ambiente circostante.

In questa società in cui ogni giorno veniamo bombardati di informazioni ha ancora senso creare situazioni e progetti di informazioni dal basso?
Non ha senso continuare a produrre informazione nell’era della manipolazione mediatica, come non ha senso l’agitazionismo nell’era dell’immobilità, ma tant’è che dopo anni di militanza attiva classica, la sponda del mediattivismo, nata per noi dopo Seattle, nel 2001 con il globalforum di Napoli, il G8 di Genova e tutte le altre mobilitazioni internazionali, è un approdo importante in sé. Ciò significa che è una collocazione strategica per alcuni di noi che si sarebbero ritirati a vita privata senza questo tipo di esperienza. Rimaniamo invece attivi, reagiamo con la nostra indignazione, nella speranza che i nostri sforzi abbiano un efficacia.

Nello specifico il connubio media-attivismo/questioni ambientali secondo voi ha portato un valore aggiunto alle lotte territoriali che si moltiplicano sempre più? Avete notato che il creare consapevolezza dia la spinta per una presa di posizione e un’attivazione delle persone?
Spesso il linguaggio classico non è efficace per smuovere la gente comune; ecco che le immagini assumono un’importanza decisiva. Ad esempio nel caso di Terzigno a Napoli sicuramente lo è stato.
Ricordate l’ultima mobilitazione anti-discarica nell’autunno 2010? Ebbene non c’era un solo attivista di quel presidio che non avesse visto e non si fosse formato con “Una montagna di balle” proprio sull’emergenza rifiuti e il business degli inceneritori.
Il progetto al quale lavoriamo è teso a traghettare fuori dal movimento, dentro la società le parole d’ordine universali, come la difesa dei beni comuni, l’antirazzismo e l’anti-militarismo. L’idea che un pubblico più ampio possa essere raggiunto coi nostri lavori è già una realtà attraverso internet e le molte proiezioni a cui mensilmente partecipiamo, organizzate e proposte spesso anche fuori dai circuiti strettamente “di movimento”, tra le associazioni, i comitati, i circoli culturali, i festival e i tanti luoghi pubblici distanti dall’attivismo.
Di tanto in tanto, i nostri lavori son finiti anche in tv, nelle case delle persone. Sarebbe quello il momento migliore per valutarne il reale impatto.
Purtroppo però “il movimento” non si è ancora dotato di veri strumenti d’analisi…

Elena Violato

Per info e contatti:
www.teleimmagini.tv
www.insutv.it
info@insutv.it


Contro Expo 2015:
intanto, un campeggio

E se si parla di Expo2015 in “Un Po di petrolio”, di Expo2015 si parla anche a Milano…

Verso il NoExpo ClimateCamp!

L’Expo2015 sarà una grande occasione di promozione delle eccellenze agro-tecnologiche nostrane e di rilancio dell’economia. Dall’estrema destra del padre alla sinistra delle cooperative ex-rosse, il fermento della pecunia sta contagiando tutti... beh, non proprio tutti.

Il “Campeggio di azione climatica”, pratica di azione e confronto tra le resistenze che agitano la metropoli, è nato a Londra nel 2005 e sbarca a Milano dal 18 al 20 giugno. Da un paio di mesi attivisti degli spazi sociali, collettivi e comitati per la tutela del territorio si stanno incontrando per costruire una tre giorni di critica radicale al sistema delle nocività che ci tocca ogni giorni vivere, bere, mangiare, utilizzare. I tre gruppi di lavoro già attivati (orticoltura urbana, autocostruzione e comunicazione) saranno, nei prossimi mesi, fucina di incontri, workshop ed azioni per la costruzione del ClimateCamp. La coordinazione dei lavori avviene grazie ad un’assemblea quindicinale plenaria di confronto e crescita in questo percorso di contrapposizione alle logiche tentacolari della capitale dello smog e del mattone.

Percorso appunto, non evento!

Per info, contributi e aggiornamenti:
http://inventati.org/climatecampclimatecamp-mi@inventati.org