rivista anarchica
anno 40 n. 357
novembre 2010


dossier gli Anarchici contro il fascismo

Mussolini al potere
di Errico Malatesta

L’analisi di Malatesta sul fascismo.
L’anarchico campano fu uno dei pochi, sia in campo rivoluzionario che in campo riformista, a comprendere la vera essenza del fenomeno autoritario in atto. Ecco due suoi scritti, rispettivamente del 1922 e del 1923.

 

A coronamento di una lunga serie di delitti, il fascismo si è infine insediato al governo.
E Mussolini, il duce, tanto per distinguersi, ha cominciato col trattare i deputati al parlamento come un padrone insolente tratterebbe dei servi stupidi e pigri.
Il parlamento, quello che doveva essere “il palladio della libertà”, ha dato la sua misura.
Questo ci lascia perfettamente indifferenti. Tra un gradasso che vitupera e minaccia, perché si sente al sicuro, ed una accolita di vili che pare si delizi nella sua abiezione, noi non abbiamo da scegliere. Constatiamo soltanto – e non senza vergogna – quale specie di gente è quella che ci domina ed al cui giogo non riusciamo a sottrarci.
Ma qual è il significato, quale la portata, quale il risultato probabile di questo nuovo modo di arrivare al potere in nome ed in servizio del re, violando la costituzione che il re aveva giurato di rispettare e di difendere?
A parte le pose che vorrebbero parere napoleoniche e non sono invece che pose da operetta, quando non sono atti da capobrigante, noi crediamo che in fondo non vi sarà nulla di cambiato, salvo per un certo tempo una maggiore pressione poliziesca contro i sovversivi e contro i lavoratori. Una nuova edizione di Crispi e di Pelloux è sempre la vecchia storia del brigante che diventa gendarme!
La borghesia, minacciata dalla marea proletaria che montava, incapace a risolvere i problemi fatti urgenti dalla guerra, impotente a difendersi coi metodi tradizionali della repressione legale, si vedeva perduta ed avrebbe salutato con gioia un qualche militare che si fosse dichiarato dittatore ed avesse affogato nel sangue ogni tentativo di riscossa. Ma in quei momenti, nell’immediato dopoguerra, la cosa era troppo pericolosa, e poteva precipitare la rivoluzione anziché abbatterla. In ogni modo, il generale salvatore non venne fuori, o non ne venne fuori che la parodia. Invece vennero fuori degli avventurieri che, non avendo trovato nei partiti sovversivi campo sufficiente alle loro ambizioni ed ai loro appetiti, pensarono di speculare sulla paura della borghesia offrendole, dietro adeguato compenso, il soccorso di forze irregolari che, se sicure dell’impunità, potevano abbandonarsi a tutti gli eccessi contro i lavoratori senza compromettere direttamente la responsabilità dei presunti beneficiari delle violenze commesse. E la borghesia accetta, sollecita, paga il loro concorso: il governo ufficiale, o almeno una parte degli agenti del governo, pensa a fornir loro le armi, ad aiutarli quando in un attacco stavano per avere la peggio, ad assicurar loro l’impunità ed a disarmare preventivamente coloro che dovevano essere attaccati.
I lavoratori non seppero opporre la violenza alla violenza perché erano stati educati a credere nella legalità, e perché, anche quando ogni illusione era diventata impossibile e gli incendi e gli assassinii si moltiplicavano sotto lo sguardo benevolo delle autorità, gli uomini in cui avevano fiducia predicarono loro la pazienza, la calma, la bellezza e la saggezza di farsi battere “eroicamente” senza resistere – e perciò furono vinti ed offesi negli averi, nelle persone, nella dignità, negli affetti più sacri.
Forse, quando tutte le istituzioni operaie erano state distrutte, le organizzazioni sbandate, gli uomini più invisi e considerati più pericolosi uccisi o imprigionati o comunque ridotti all’impotenza, la borghesia ed il governo avrebbero voluto mettere un freno ai nuovi pretoriani che oramai aspiravano a diventare i padroni di quelli che avevano serviti. Ma era troppo tardi. I fascisti oramai sono i più forti ed intendono farsi pagare ad usura i servizi resi. E la borghesia pagherà, cercando naturalmente di ripagarsi sulle spalle del proletariato.
In conclusione, aumentata miseria, aumentata oppressione.
In quanto a noi, non abbiamo che da continuare la nostra battaglia, sempre pieni di fede, pieni di entusiasmo.
Noi sappiamo che la nostra via è seminata di triboli, ma la scegliemmo coscientemente e volontariamente, e non abbiamo ragione per abbandonarla. Così sappiano tutti coloro i quali hanno senso di dignità e pietà umana e vogliono consacrarsi alla lotta per il bene di tutti, che essi debbono essere preparati a tutti i disinganni, a tutti i dolori, a tutti i sacrifici.
Poiché non mancano mai di quelli che si lasciano abbagliare dalle apparenze della forza ed hanno sempre una specie di ammirazione segreta per chi vince, vi sono anche dei sovversivi i quali dicono che “i fascisti ci hanno insegnato come si fa la rivoluzione”.
No, i fascisti non ci hanno insegnato proprio nulla.
Essi hanno fatto la rivoluzione, se rivoluzione si vuol chiamare, col permesso dei superiori ed in servizio dei superiori.
Tradire i propri amici, rinnegare ogni giorno le idee professate ieri, se così conviene al proprio vantaggio, mettersi al servizio dei padroni, assicurarsi l’acquiescenza delle autorità politiche e giudiziarie, far disarmare dai carabinieri i propri avversari per poi attaccarli in dieci contro uno, prepararsi militarmente senza bisogno di nascondersi, anzi ricevendo dal governo armi, mezzi di trasporto ed oggetti di casermaggio, e poi esser chiamato dal re e mettersi sotto la protezione di dio... è tutta roba che noi non potremmo e non vorremmo fare. Ed è tutta roba che noi avevamo preveduto che avverrebbe il giorno in cui la borghesia si sentisse seriamente minacciata.
Piuttosto l’avvento del fascismo deve servire di lezione ai socialisti legalitari, i quali credevano, e ahimè! credono ancora, che si possa abbattere la borghesia mediante i voti della metà più uno degli elettori, e non vollero crederci quando dicemmo loro che se mai raggiungessero la maggioranza in parlamento e volessero – tanto per fare delle ipotesi assurde – attuare il socialismo dal parlamento, ne sarebbero cacciati a calci nel sedere!

Errico Malatesta
(“Umanità Nova”, 25 novembre 1922)
Milano, carcere di San Vittore,
marzo 1921. Errico Malatesta
durante lo sciopero della fame
di protesta per la prolungata
detenzione sua e di altri
esponenti anarchici in seguito
all’attentato al Teatro Diana


Anarchismo, antifascismo e Resistenza

(alcuni volumi consigliati, al momento tutti in commercio. a cura di Massimo Ortalli)

AA.VV., La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il fascismo, Milano, Zero in Condotta, 2005
AA.VV., L’Unione Anarchica Italiana. Tra rivoluzione europea e reazione fascista (1919-1926), Milano, Zero in Condotta, 2006
Antonioli Maurizio e Giulianelli Roberto (a cura di), Da Fabriano a Montevideo. Luigi Fabbri: vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2006
Balestrini Nanni, Parma 1922. Una resistenza antifascista, Roma, Derive approdi, 2002
Balsamini Luigi, Gli arditi del popolo, Casalvelino, Galzerano editore, 2002
Berneri Camillo, Mussolini grande attore, Castellammare di Stabia, Spartaco, 2007 Dalla Casa Brunella, Attentato al Duce, Bologna, Il Mulino, 2000
Cacucci Pino, Oltretorrente, Milano, Feltrinelli, 2003
Canali Giulia, L’antifascismo italiano e la guerra civile spagnola, Lecce, Manni, 2004
Chicca Piero, Provenza e figlio, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2005
Cortese Domenico, Salvatore Cortese. Un antifascista arbëresh di Lungo, Lungo, Masino, 2007
Cucchini Roberto, I soldati della buona ventura. Antifascisti bresciani, Brescia, Gruppo Anarchico Bresciano, 2009
Di Lembo Luigi, Guerra di classe e lotta umana, Pisa, Bibl. F. Serantini, 2001
Domaschi Giovanni, Le mie prigioni e le mie evasioni. Memorie di un anarchico veronese dal carcere e dal confino fascista, a cura di Andrea Dilemmi, Verona, Cierre edizioni, Istituto veronese per la storia della Resistenza
Fabbri Luigi, La controrivoluzione preventiva. Riflessioni sul fascismo, Milano, Zero in Condotta, 2009
Fedele Santi, Luigi Fabbri. Un libertario contro il bolscevismo e il fascismo, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2006.
Ferrari Saverio, Le nuove camicie brune, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2009
Francescangeli Eros, Arditi del Popolo. Argo Secondari (1917-1922), Roma, Odradek, 2000
Galzerano Giuseppe, Angelo Sbardellotto, Casalvelino Scalo, Galzerano, 2003
Galzerano Giuseppe, Michele Schirru. Vita, viaggi, arresto, carcere, processo e morte dell’anarchico italo-americano fucilato per l’“intenzione” di uccidere Mussolini, Casalvelino Scalo, Galzerano, 2007
Galzerano Giuseppe, Enrico Zambonini. Vita e lotte, esilio e morte dell’anarchico emiliano fucilato dalla Repubblica Sociale Italiana, Casalvelino, Galzerano, 2009
Garavini Nello, Testimonianze. Anarchismo e antifascismo vissuti e visti da un angolo della Romagna, Imola, La Mandragora, 2010
Gargiulo Filomena, Ventotene isola di confino, Genova-Ventotene, Ultima spiaggia, 2009
Gentili Valerio, La legione romana degli Arditi del popolo, Roma, Purple Press, 2009
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Riesenfeld Martine Lina, Piegarsi vuol dire mentire. La resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania, Milano, Zero in Condotta, 2005
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Sacchetti Giorgio, Senza frontiere. Pensiero e azione dell’anarchico Umberto Marzocchi (1900-1986), Milano, Zero in Condotta, 2005
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Questo dossier esce come supplemento del n. 357 (novembre 2010) della rivista anarchica “A”.
Dopo il numero speciale di “A”, realizzato nel trentennale del 1943 (“A” 20, aprile 1973), la prima edizione di questo dossier è uscita nell’aprile 1996 (“A” 216), la seconda, riveduta e corretta, nell’aprile 2003 (“A” 289), la terza, riveduta e coretta, con bibliografia aggiornata, nell’estate 2007 (“A” 328). Questa nuova ristampa, con piccole modifiche e bibliografia aggiornata, porta a 32.000 il numero complessivo delle copie finora stampate.
Alla realizzazione di questo dossier hanno contribuito Furio Biagini, la Federazione Anarchica Piombinese, i Gruppi Anarchici Imolesi, Paolo Finzi, Alfredo Mazzucchelli e Massimo Ortalli.
Sempre in tema di antifascismo anarchico, dall’aprile 2006 è disponibile anche un dossier di 40 pagine (uscito in “A” 316) dedicato al partigiano anarchico piacentino Emilio Canzi (1893-1945), promotore degli Arditi del Popolo, esule in Francia, volontario in Spagna, rinchiuso in un campo di concentramento in Germania, confinato a Ventotene, rinchiuso nel campo di Renicci d’Anghiari (Arezzo) e infine instancabile organizzatore della Resistenza contro i nazifascisti, comandante unico della XIII zona partigiana. Del dossier Canzi abbiamo finora stampato 9.000 copie.
“A” esce regolarmente 9 volte l’anno dal febbraio 1971. Non esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre. È in vendita per abbonamento, in numerose librerie e presso centri sociali, circoli anarchici, botteghe, ecc.. Se ne vuoi una copia/saggio, chiedicela. Siamo alla ricerca di nuovi diffusori.
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