rivista anarchica
anno 35 n. 307
aprile 2005


 

Quel
francobollo...

Quel francobollo…già, mi ricordo
una sera a Milano era caldo
e un ferroviere anarchico…non sbaglio
dalla questura volò giu. Vero Commissario?

Quel francobollo ora lo compro, prometto,
in tasca la memoria graffia, fa male, brucia
poche righe scritte con rapita furia
la storia vive d’improvviso, rapido, getto.

Quel francobollo mi costa parecchio
dolore prenderlo con la mano tremula
sulla faccia nota di uno sbirro della pula
finito prima di diventar vecchio.

Quel francobollo mi serve per questo
biglietto scritto in tanti anni di lotte
con chi per nessun misero pretesto
scorda gli schiaffi, gli sputi, le botte

Quel francobollo l’ho appiccicato
generoso d’umore bagnato
poi l’indirizzo: Questura di Milano,
via Fatebenefratelli
dov’è stato ucciso Giuseppe Pinelli.

Jules Èlysard

 

 

Un Liberato
Mondo

È una vita esemplare, e una vicenda intellettuale esemplare, quella di Antonio Gamberi (Grosseto 1864 – Joeuf 1944), «straordinario personaggio, poeta autodidatta, minatore, agitatore sociale, ateo razionalista, antifascista intransigente e critico lucido di ogni forma di autoritarismo»; una vita ‘dimenticata’ ma finalmente riscoperta oggi, dopo anni di oblio, da Franco Bertolucci e Daniele Ronco che hanno curato, per i tipi delle Edizioni Biblioteca Serantini e in collaborazione con la Biblioteca comunale di Roccastrada a lui dedicata, la bella edizione critica delle sue poesie (Antonio Gamberi, Poesie per un Liberato Mondo. Antologia, a cura di F. Bertolucci e D. Ronco, Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2004, 15,00 euro). Una vita esemplare, nella peculiarità e nella ricchezza delle esperienze ma anche una vita come molte, come altre vite proletarie che seppero emanciparsi dalla subalternità materiale e intellettuale cui erano destinate, trovando nello studio e nell’impegno politico gli strumenti del proprio riscatto.
Franco Bertolucci, con le sue abituali capacità, riporta nel saggio introduttivo gli elementi biografici di Gamberi, ripercorrendo le ricche esperienze che lo videro partecipare ai più importanti avvenimenti della sua epoca e ricostruendo quel ricco mondo di relazioni e riferimenti sociali e intellettuali che ne segnarono l’esistenza. Minatore e manovale, fra i propugnatori del socialismo nella sua Maremma («Il socialismo di Gamberi si potrebbe definire una sintesi tra l’azionismo della tradizione garibaldina, le concezioni umanistiche del primo socialismo italiano di orientamento marxista evoluzionista e le teorie libertarie assai diffuse nella Toscana dell’epoca»), condannato al domicilio coatto dalle leggi crispine, a più riprese emigrato in Francia per lavoro, sempre attivo nella battaglia contro il clericalismo e nelle agitazioni per Ferrer (per lui il prete «dall’ignoranza ha origine – cultor d’oscurantismo, / resto d’età barbariche, – abbietto anacronismo. / Egli, del biondo martire – spirato sul Calvario, / mistificando l’opera, – si proclamò Vicario»), antimilitarista attivo e convinto durante il primo macello mondiale, oppositore del fascismo da cui subisce percosse e persecuzioni, emigrato nuovamente in Francia per sottrarsi alla repressione, politicamente attivo anche in quel paese, dove viene più volte arrestato e minacciato d’espulsione, infine, ultrasettantenne, impegnato a favorire l’invio di uomini e mezzi a sostegno della repubblica spagnola allo scoppio della rivoluzione.
Una vita, dunque, improntata al rigore di una costante coerenza fra gli atti compiuti e le idee propugnate, una vita offerta al Liberato Mondo e declamata attraverso la ricca produzione poetica – numerose furono le raccolte delle sue poesie quali, ad esempio, Battaglie antifasciste che vide più edizioni e Battaglie sovversive – con la quale raccontava «quelle “basse genti” di cui lui faceva parte, la “turba dei diseredati”, le “cieche tenebre” delle miniere, l’ansia razionalistica che vuole tutti gli uomini creati uguali, l’atrocità di ogni guerra, il dolore dell’esilio». Una biografia e un’opera letteraria nel senso più ampio del termine, che il lavoro di Bertolucci e Ronco ci permettono di conoscere appieno, restituendoci quelle «parole che ancora oggi parlano alle nuove generazioni con inattesa chiarezza e attualità».

Massimo Ortalli