rivista anarchica
anno 31 n. 275
ottobre 2001


ai lettori

BentornAti

G8 - Questo numero è il primo dopo Genova: inevitabile dunque che il dossier di apertura (pagg. 5 - 31) sia dedicato a testimonianze e soprattutto a riflessioni a partire da quanto è successo in quel week-end di grande mobilitazione popolare, di grandi violenze poliziesche ed anche di grande dibattito nei movimenti.
Innumerevoli sono le testimonianze delle violenze poliziesche: alcune le abbiamo viste con i nostri occhi, chi c’era a Genova e chi non c’era, in tv. Di numerose abbiamo letto su molti giornali: qui ci limitiamo a citare il numero straordinario del settimanale anarchico Umanità Nova, edito dalla Federazione Anarchica Italiana, pubblicato con notevole tempestività nei giorni immediatamente successivi al week-end genovese.
Nel nostro dossier abbiamo preferito dare spazio soprattutto a riflessioni che - mai dimenticando o sottovalutando quella violenza brutale e sistematica - si concentrano sulla realtà del movimento anti-G8, sulle sue interessanti multicromatiche caratteristiche, sulle modalità di intervento sociale.
In queste settimane, ormai mesi, da Genova in poi se ne sono lette e sentite di ogni tipo: anche in campo anarchico. Il discorso resta più che mai aperto ed i contributi che ospitiamo si inseriscono in questo dibattito più generale che caratterizza la sinistra, il popolo di Seattle, gli anarchici. La rivista vuole essere, come sempre, uno degli spazi, degli snodi, di questo dibattito - senza per questo rinunciare ad esprimere la propria posizione, com’è avvenuto nelle considerazioni contenute in questa pagina (“Ai lettori”) del numero di giugno. Scrivevamo allora:

Di fronte ad un Potere che ha dimostrato di non amare particolarmente le mobilitazioni del “popolo di Seattle”, la nostra risposta deve programmaticamente escludere la stupidità di cadere nella logica “militare”, del voler “conquistare” la piazza a tutti i costi, della “copertura” verso quei gruppi o individui che si fanno forti della massiccia presenza popolare per dar sfogo alla propria “rabbia”. Non è assaltando i McDonald’s o gli altri edifici simboli di un sistema che non ci piace, che convinceremo qualcuno ad avvicinarsi alle nostre posizioni.
La violenza non fa parte del nostro DNA né del nostro orizzonte. Noi vogliamo partecipare a manifestazioni in cui possano essere presenti anche bambini, vecchi, handicappati, persone che non sono preparate allo “scontro” e che - quando questo si scatena - ne sono inevitabilmente le prime vittime. Sulla “cattiveria” delle forze dell’ordine non abbiamo dubbi: sappiamo che, obbedendo agli ordini dei loro superiori, sono pronte - come a Napoli - a scatenare una violenza indiscriminata (e proprio sui fatti di Napoli pubblichiamo la presa di posizione di Amnesty International). Ma altrettanto ci è chiaro il ruolo di chi (anche a Napoli, come testimoniava sullo scorso numero Alessandro Bresolin) si è fatto scudo delle presenza popolare per fornire pretesti alla violenza delle forze dell’ordine.
Non facciamo della nonviolenza una religione e sappiamo che in determinate situazioni il ricorso alla violenza può essere l’unica “via di fuga”. Ma noi di “A” - e non solo noi - da molto tempo andiamo sottolineando i grossi pericoli che il movimento - quello anarchico come quello più generale di contestazione anti-G8 - corre, se non saprà far piazza pulita di posizioni e comportamenti “estremisti” e violenti che, decisi ed attuati da pochi, finiscono per coinvolgere tutti. Già visto e già dato, grazie.

Dopo Genova e (al momento in cui scriviamo) prima di Napoli/Pozzuoli e di Roma/Fiuggi (?), sottoscriviamo alla lettera quanto scrivemmo allora.

Volantone anti-global. Un’accoglienza molto positiva ha avuto il volantone anti-globalizzazione, curato da Adriano Paolella e Zelinda Carloni, pubblicato al centro dello scorso numero di “A” e diffuso in migliaia di copie durante “le giornate di Genova” (ma non solo). Ne abbiamo fatto stampare molte migliaia di copie, che restano a disposizione di chiunque voglia ordinarlo per diffonderlo.
Molti hanno apprezzato la nostra decisione di affiancare al testo italiano la traduzione integrale in inglese, che favorisce la diffusione planetaria delle nostre idee e che comunque testimonia della nostra coscienza di non poterci più limitare a misurare il nostro orizzonte anche operativo in termini “nazionali”.
A pag. 16 le modalità per ordinarlo.

De André. Ben 7 pagine (pagg. 32 - 38) di questo numero sono dedicate al cd+libretto “ed avevamo gli occhi troppo belli”, numero straordinario di “A” uscito il 12 giugno e dedicato a Fabrizio De André. Si tratta del maggiore successo “di pubblico e di critica” (come si diceva una volta) in oltre un trentennio della rivista. Nell’intervista al compagno che, all’interno della redazione, lo ha “prodotto”, si racconta la storia, si forniscono una serie di dati e soprattutto si spiega il senso più profondo, “politico”, dell’intera operazione.

Mail-art. E’ in corso dal 27 settembre alla Cascina autogestita Torchiera (piazzale Cimitero Maggiore 18 - Milano) fino a domenica 7 ottobre la Mostra internazionale di mail-art dedicata alla “a” cerchiata - nell’ambito delle iniziative per festeggiare i 30 anni della nostra rivista. Sono previste varie iniziative collaterali: per info contattate la nostra redazione (02 28 96 627) o la stessa Torchiera (02 30 888 96).