rivista anarchica
anno 31 n. 275
ottobre 2001


G8

Cari anarchici, la mia bomba è un pensiero molto forte
di Maurizio Maggiani

Un mese prima della mobilitazione anti-G8 su un quotidiano genovese appare un articolo dello scrittore Maurizio Maggiani. Sottotitolo: "Confessioni di un anarchico".

Dopo decenni che non si sentiva più nemmeno il suono di queste parole, da un anno o poco più anarchici e anarchia si aggirano nei media come ombre inquietanti di una nuova eversione, di un terrorismo rinato. E oggi le evoca chi ha bisogno di usare parole semplici e convincenti per pronosticare disordine e disgrazia al tempo del G8.
Così che al sottoscritto si pone un problema che proprio pensava gli dovesse essere risparmiato: riflettere sulla propria identità e stare attento a come parla.
Visto che il sottoscritto si ritiene un libertario, un anarcoide, forse anche un anarchico, anche se magari un anarchico all'acqua di rose. E tutto si sente di essere tranne che un terrorista. Ho pensato che fosse l'unico lusso che avrei potuto permettermi per tutta la vita: l'orgoglio di sentirmi un libertario. E di esserlo per quello che sono capace: nel retto esercizio del libero pensiero. Nato in una terra, la provincia Apua, dove l'Anarchia è un tratto genetico, prima ancora che un'idea politica, sono cresciuto attraversando il Sessantotto, gli anni Settanta e le restanti epoche fino ad oggi sentendo fortemente l'appartenenza a quel modo di pensiero e quello stile di vita. Non ho mai aderito a un'ideologia anarchica per la semplice ragione che l'Anarchia non è riconducibile a una sistemazione ideologica: è un pensiero che non si può normalizzare.
Quando da ragazzo ho chiesto ai vecchi anarchici del mio paese cosa fosse l'Anarchia mi è stato risposto: l'Anarchia non si può dire. Lì per lì la cosa non mi ha soddisfatto per niente, avevo bisogno di certezze, allora, avevo necessità di semplificare: ero un cucciolo desideroso di agire. Col tempo ho capito: l'idea anarchica è irriducibile e a volte ineffabile e in qualche modo assomiglia a ciò che apparentemente le sta più distante, a Dio, a Javeh, al Dio inconoscibile e innominabile dei Giudei, dei Cristiani e dei Mussulmani.


Una libertà radicale

Del resto l'Anarchia al pari di Iddio ha un'unica, irrisolta domanda da fare agli uomini: siete capaci di farvi "nuovi", abbastanza diversi da ciò che siete per assolvere finalmente al mandato di responsabilità, di regalità, sulla vostra vita e sulla vita dell'universo intero?
Umanità redenta per i cristiani, umanità nova per gli anarchici.
Questo è quello che so io dell'Anarchia, questa è la mia "anarchia". E se qualcuno dovesse dirmi che così non va bene, non potrà essere un anarchico a dirmelo: ucciderebbe il principio del libero esercizio del pensiero. Se c'è una ragione alla diversità insanabile e istintiva - fino all'odio mortale - che separa le ideologie capitalistiche e comuniste che hanno dominato il mondo dal pensiero anarchico, che non ha mai dominato niente, sta proprio in questa libertà spirituale: una libertà radicale che non può essere tollerata da nessun potere che si senta in diritto di possedere la verità per conto di tutti. So questo e so un'altra cosa.
Che il dovere di ogni buon anarchico è di sistemare una bomba sotto il culo del Tiranno. L'assassinio del re tiranno è una cosa seria e a onor del vero non l'hanno inventata gli anarchici. Per gli antichi popoli latini era una necessità da disbrigare con riti appropriati, per i greci una ineluttabilità tragica, per i romani un dovere civile, per san Tommaso un atto encomiabile esente da peccato. Non c'è popolo al mondo che non abbia i suoi monumenti a perenne ricordo del tirannicida locale. Si, è così e il monumento a Gaetano Bresci non è oggetto di folklore, ma un'immagine appropriata della tragedia della Storia. Nulla da obiettare dunque da un punto di vista morale, almeno, al tirannicidio. Ma c'è un problema: che è dove è il Tiranno? Ai bei vecchi tempi era chiaro. Tarquinio il Superbo, Giulio Cesare, Agamennone, Hitler, erano lì, visibili, inconfondibili, immagine e corpo della tirannia. Oggi, nell'Occidente almeno, la cosa è assai più complicata e sbagliare la mira è fin troppo facile. Il Tiranno s'è fatto incorporeo, al Tirannia è diventata metafora. Non c'è uomo in tutto l'occidente che potrei in coscienza colpire pensando di colpire il Tiranno. Se lo vedessi in Bush, tanto perché si dice che sia l'uomo più potente della terra, sarei prima stupido e poi ingenuo. Il vero Tiranno è sfuggente e polimorfo, non sta da nessuna parte e sta ovunque; non c'è miccia buona per lui, né esplosivo adatto.


Contro il PUL

Io personalmente do un nome al Tiranno della contemporaneità: PUL, come dicono i sociologi. Il Pensiero Unico Liberale, quell'ideologia che si è pappata tutte le ideologie e che dice al paragrafo uno e unico del suo statuto: il Mercato è tutto e nessuno può farci niente. Al Mercato ogni cosa è asservita: uomini, storia, destini. La Tirannia Totale. Da libertario so che è mio dovere far fuori il signor PUL. Come? Si combatte un pensiero con una bomba? L'Unicità con i razzi? Un pensiero si combatte con il Pensiero. La mia bomba sarà la mia capacità di avere idee più forti dell'invincibile PUL. E le idee non fioriscono tra i vetri infranti, non sono rafforzate dai copertoni incendiati, non si esplicano nei riassunti murali. A mio modo, libero, di vedere se oggi un libertario, un anarchico, ha un dovere ineluttabile è quello di pensare, pensare bene, pensare assieme a quanti più altri può. E agire di conseguenza del suo pensiero.
Il popolo di Seattle ha molta immagine e molta azione. Pensa anche, ma non ha finito di farlo. La sua bomba, quella vera, quella giusta contro mister PUL, non è ancora pronta, la sua miccia è troppo corta.
Mentre i grandi saranno a Genova costretti a non pensare troppo per non dilaniarsi tra loro, il popolo di Seattle può trovare un buon posto per continuare a produrre pensiero a raffinarlo. Tra questa gente ci saranno parecchi anarchici, pare. Bene. Non li conosco che in minima parte, ma vorrei poterli distinguere per l'acutezza delle loro idee, non per lo spessore dei loro bastoni.
Del resto non ho dubbi: con l'esperienza millenaria che hanno gli anarchici non possono sbagliare mira e sanno molto bene che un bel po' di vetrine infrante è esattamente quello di cui ha bisogno mister PUL per continuare a vantarsi di essere l'unico che pensa.

Maurizio Maggiani
(da Il secolo XIX del 21.06.2001)


Le foto di questo dossier sono di Carlo Cattadori e sono state scattate durante la Carovana verso Genova organizzata dalla cascina autogestita Torchiera di Milano.
Partiti in venti da Milano, chi in bici, chi con altri mezzi, ma accomunati dall'idea di trasformare il tragitto in "occasione per raccontarci in terreni inesplorati, per portare con voi la gente che conosceremo lungo la strada ... una carovana verso Genova di libere e diverse soggettività, musicisti, teatranti, giocolieri, artisti, pensatori e sognatori", attraverso numerose tappe tra Voghera e Creto a Genova sono arrivati in un'ottantina, dopo giorni di festosa condivisione e comunicazione con le persone incontrate e anche con chi ha deciso di proseguire assieme alla carovana. Ferrovieri che salutavano con il fischio del treno, campeggiatori che facevano la raccolta di pane e salame per chi aveva portato musica e colori in paese, un viticoltore incantato dal mago della carovana al punto di offrire da bere ai presenti..., e anche se durante il tragitto non sono mancati momenti di tensione con le forze dell'ordine, ma pur sempre alternati a vigili che offrivano sigarette o partecipavano alle danze in strada, la situazione era tale da credere impossibile un'atmosfera da guerra civile come quella incontrata poi a Genova il venerdì mattina.

Dal volantino distribuito durante la carovana "riflessioni a passo d'uomo":
... Siamo convinti che sia possibile costruire un mondo dove le ricchezze passino attraverso la valorizzazione delle differenze, la socialità come antidoto alla competizione, il libero sviluppo delle specificità di ogni popolo, gruppo e individuo il cui apporto risulta insostituibile per una reale crescita collettiva.
Questa carovana che raggiunge con estrema calma Genova vuole sottolineare l'importanza della comunicazione diretta e del confronto con chi, noi per primi, subisce i meccanismi innescati dalla globalizzazione partendo dalla riappropriazione di un tempo e di un ritmo più compatibili con la natura umana.
L'arte di strada (la pittura, la musica, il teatro, la giocoleria ...) è il nostro modo per comunicare le idee, i bisogni e i desideri che ci animano.
Tutto ciò caratterizzerà pertanto il procedere della carovana, in netto contrasto con chi sa dipingerci solo come "violenti sprangatori spaccatutto".
Il clima di festa che vogliamo creare non affievolisce però la determinazione con cui rivendichiamo il diritto ad esprimerci in ogni piazza, strada, vicolo o carrugio e che nessun governo nazionale, continentale o mondiale potrà mai negarci.
Fondamentale perciò è la nostra presenza a Genova, ma ancora più importante è la ricerca quotidiana di vie altre che ci conducano a una qualità della vita più vicina a ciò che pensiamo e sentiamo.

IL MONDO NON È IN VENDITA E NOI COMUNQUE NON LO VOGLIAMO COMPRARE.

Cascina Autogestita Torchiera Senzacqua