rivista anarchica
anno 29 n.258
novembre 1999



a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

 

... & compromessi

La storia di questi cd e di questi musicisti assomiglia a una storia già sentita tante volte nei nostri giri.
E' la storia di un pugno di ragazze e ragazzi che, spinti dalla passione e da una qualche consapevolezza, si chiudono in una stanza a fare della musica. Suonano e, invece di correre dietro ai miti del rock'n'roll nella grande corsa dei tacchini propagandata dai media, decidono di intraprendere una diversa strada.
Una strada che va obbligatoriamente in salita, piena di buche, di sassi e di svolte improvvise e che - diversamente dalla virtualità televisiva, che offre l'illusione del raggiungimento di orizzonti lontani - spesso non porta a panorami nuovi.
Certe volte è più facile mettersi a guardare il mondo dal di qua di una finestra elettronica, e chiudendo sé stessi in una stanza e il mondo fuori della porta. Questi musicisti, invece, decidono di spalancare porta e finestre e testa e cuore all'energia del suono della propria terra e della propria gente.
Quel che ne viene fuori, e che è offerto in questi cd (tutti rigorosamente autoprodotti ed autodistribuiti: nei negozi di dischi cosiddetti "normali" non li trovate), suona in maniera maledettamente diversa dal rumore della propaganda rockitaliana televisiva. Sembra quasi che questa musica arrivi da un posto così lontano da sembrare inventato. Non è così. Non è una musica nuova, sia chiaro: qui nessuno ha la pretesa di "inventare" il suono nuovo. Piuttosto, il lavoro è una ricerca amorevole tra suoni che già esistono, l'esperimento è l'intreccio in trame delle diverse voci, la fatica è nel costruire un mosaico in cui le piccole tessere di sempre compongano, alla fine, un disegno inedito.

 

Casbah

Il primo dei cd di questo mese è il debutto omonimo dei ragusani Casbah. Offrono musica per ballare e per divertire ma in questo bell'invito al ballo la parola festa fa rima con testa: il gruppo sa dar fuoco all'allegria senza passare per forza per le strade grigie del disimpegno e dell'idiozia.
Raccontare questi suoni è come descrivere il gusto di una miscela di spezie, quindi non è cosa facile: si riconoscono a prima vista delle grandi passioni ska (alla maniera delle bande miste inglesi di vent'anni fa, più che sull'onda ballabile cavalcata in tempi più recenti da tanti gruppetti da centrosociale), ma ai ritmi in levare la Casbah sa abilmente intrecciare mandolini balcanici e sinuose melodie arabeggianti. Non mi sembra di aver sentito nulla di simile: volendo fare per forza dei collegamenti a cose già note, provate a immaginare qualcosa che suoni come se i Dissidenten avessero firmato per la Two Tone (è un paragone catastrofico, ma può rendere l'idea).
Di questa musica, soprattutto, mi piace la struttura essenziale degli arrangiamenti: la Casbah offre un bilanciamento assai apprezzabile fra sonorità acustiche ed elettriche, nel corso dell'ascolto del cd non si inciampa in trucchi vistosi in studio, e si respira ovunque una buona padronanza tecnica degli strumenti. Tanti testi delle canzoni sono scritti e cantati in siciliano, quelli in italiano francamente ogni tanto scivolano su banali bucce di banana (ma voi vi siete mai messi lì a leggere i testi dei gruppi "alternativi" e "militanti" in classifica?).
Il risultato nel complesso è, a dispetto di tutti i possibili pregiudizi e gusti musicali personali, piacevolmente godibile.
Dal vivo il gruppo propone uno spettacolo "multimediale": oltre al piatto forte che è la musica, c'è un ricco contorno di giocolieri, sputafuoco, trampolieri e La Casbah ha offerto generosamente la propria musica anche a feste organizzate da circoli anarchici e libertari: quella strada in salita di cui parlavo all'inizio evidentemente passa anche in certi posti...
Un loro spettacolo ha inaugurato la prima Pagoda della Pace in Italia a Comiso: ve li immaginate duemila monaci provenienti dalle comunità buddiste di mezzo mondo, scatenati a ritmo di ska?
Contatti: Casbah c/o Vincent Migliorisi, via Giuseppine 38, 97100 Ragusa.

 

Ziringaglia

Per certi versi più "impegnativo" all'ascolto rispetto ai Casbah (anche se altrettanto ballabile e festoso) il gruppo pugliese Ziringaglia offre altri intrecci sonori: la loro musica non affonda le radici in un luogo particolare, ma cattura il rumore del viaggio, della strada, del movimento.
Il cd d'esordio del gruppo per titolo ha, più che un titolo, un manifesto ad alta voce: Meglio saltimbanco che un rango da curar...
Questa musica riflette e si riflette, quindi, in una scelta di vita e di cultura ben precisa: un'attenzione alle storie e alla poesia popolare, ai racconti ed ai canti della tradizione orale, all'espressione culturale vista dal basso insomma, che assume quasi i contorni della venerazione propria degli appassionati più sinceri ed entusiasti.
E questa cura per la dimensione umana e terrena del pensiero non chiude il gruppo nelle stanze senza finestre della rivisitazione virtuosistica: Ziringaglia fa volare la sua musica alta e libera nei grandi spazi della fantasia, del sogno, dell'immaginazione. Nessuna gabbia di genere che possa costringere questo suono, nessun ripensamento che rallenti il proseguire del cammino, nessun panorama immobile che si fissi negli occhi e nella mente.
Possiamo immaginare questo disco come un diario di viaggio, ma sarebbe come intrappolarne lo spirito in una fotografia, o in una descrizione statica.
Più verosimile potrebbe essere il paragone con un mazzo di carte, di tarocchi meglio ancora, in cui le figure compaiono in successione sempre diversa e in sempre diversa relazione tra loro.
E i tarocchi hanno la faccia del poeta Pablo Neruda e quella del vecchio zingaro Vlad, possono essere femmina o gatto o asino volante, il segno scritto mille e mille anni or sono nel libro sacro di Davide o quello mai fermato tra le pagine del libro mai scritto di chi non fa la Storia perché troppo occupato a non farsi ammazzare da chi la Storia - quella ufficiale, quella dentro ai libri della scuola obbligatoria, quella nelle videocassette in edicola - la scrive.
Contatti: Ziringaglia c/o Kino Fiore, via Arc. Giovanni 25, 70124 Bari.

 

Paolo Angeli

A differenza di quanto ho scritto nelle prime righe, Paolo Angeli è riuscito a inventare una nuova voce del suono. O meglio, più che d'invenzione si potrebbe parlare di scoperta: questo secondo termine si presta più facilmente ad essere circondato da un'aura di casualità, d'imprevisto.
Non so di preciso come abbia fatto (ho solo visto qualche foto, e non sono riuscito a farmi un'idea precisa delle "propaggini meccaniche" - così le chiama - applicate allo strumento), né come gli sia potuta venire in mente un'idea simile, ma Paolo Angeli è riuscito a tirar fuori da una chitarra sarda dei
suoni davvero incredibili.
Tre quarti d'ora di registrazioni di questi suoi esperimenti sonori sono raccolti nel cd Linee di fuga, pubblicato qualche tempo fa dall'indipendente bolognese Erosha (ma voi non fate caso al ritardo: dischi come questo non invecchiano nel giro d'una stagione).
Prima d'ora non mi è capitato mai nulla di simile tra le orecchie: questo è un suono curioso ed affascinante che "somiglia" a tratti a quel rumore alieno che Fred Frith lasciava gocciolare strizzando la sua chitarra nel suo primo album solo, oppure certi colori bizzarri propri dell'arte di Tom Cora (cui è dedicata una sezione molto emozionante del cd), o ricorda vagamente la voce stralunata che Hans Reichel sa tirar fuori dal suo daxophone (ma questo è uno strumento inventato).
Vorrei anche scrivere che questo disco mi ha profondamente colpito e che, nonostante la innegabile difficoltà della proposta, l'ho ascoltato più volte senza soddisfare la mia voglia di investigare tra i suoni. Ma senza dubbio tra di voi c'è qualcuno che è andato ad ascoltarsi il didjeridoo ad Ayers Rock e ha aperto la mente al suono delle registrazioni sul campo di Brion Gysin.
Qui siamo su altre strade: non credo ci siano risvolti documentaristici né celebrativi. Paolo Angeli ha "semplicemente" inventato dei suoni nuovi suonando in maniera diversa -"non ortodossa", si dice - uno strumento tradizionale. Scusate se è poco.
Linee di fuga è un lavoro che richiede apertura mentale, ma che ripaga l'attenzione con brividi sonori inediti.
Bello, questo cd. Proprio bello. Bello e sorprendente.
Complimenti (soprattutto per il coraggio) e ringraziamenti all'autore ed all'etichetta per aver percorso un pezzo di strada assolutamente nuova ed averci mostrato un panorama sonoro così stupefacente.
Non mi sembra che i cd pubblicati da Erosha siano distribuiti commercialmente nei negozi. Li hanno in catalogo due distributori storici di musiche "contro", cioè il Megatalogo (tel./fax 0187 627893) e NuovADieNne (tel./fax 02 55195174).
L'indirizzo di Erosha è presso il Link, via Fioravanti 14, Bologna, tel./fax 051 352330.

Marco Pandin