Rivista Anarchica Online
Educare meno educare tutti
di R.D.L.
"Il libro di Spring è eccezionale. Si differenzia nettamente dalla recente, confusa ondata di scritti
sulla scolarizzazione obbligatoria. In mezzo a questa montagna di carta "pro" e "contro", Spring
colloca la sfida pedagogica radicale all'interno di quella tradizione libertaria dell'anarchismo che
le è più congeniale.... Questo è l'unico libro leggibile, a mia conoscenza, che lo faccia con
un
linguaggio semplice e con la lucidità dello storico preparato. Chi studia la pedagogia
contemporanea non può non leggerlo". Questo è il giudizio decisamente positivo che Ivan Illich
dà del libro di Joel Spring. L'educazione libertaria, (pagg.175, lire 4.000) da poco uscito per
le
Edizioni Antistato. Spring, docente di pedagogia nell'università di Cincinnati (Ohio), è un tipico
esponente di quella
cultura americana che, pur rifuggendo da uno stretto legame ideologico con l'anarchismo, si
riconosce in un'area libertaria fortemente influenzata da anarchici come Emma Goldman o Paul
Goodman. L'evidente "taglio americano" del libro, oltre che dall'avere come modello di
riferimento il sistema scolastico statunitense, viene appunto determinato da questo particolare
background, che si palesa in alcune scelte sorprendenti per quella che potrebbe essere
un'impostazione di tipo "europeo", cioè profondamente radicata in un patrimonio culturale dal
quale è difficile prescindere. Ed appunto sorprende nel libro l'assenza dei fondamentali contributi
di Bakunin e Kropotkin sull'educazione, ignorati dall'autore che preferisce rifarsi a quegli
anarchici, come Godwin, Stirner o Ferrer, che hanno maggiormente influenzato la cultura
libertaria americana. È questo, forse, l'appunto più rilevante da fare al libro, e non tanto
perché
ignora i "padri dell'anarchia", quanto perché ingnorandoli non sviluppa sufficientemente la teoria
dell'istruzione integrale, dell'integrazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale che sta alla
base di ogni discorso anarchico sull'educazione. Ma al di là di questa carenza, e di una certa
sfasatura tra l'approccio coerentemente rivoluzionario e libertario della parte critica e la
limitatezza delle proposte operative conclusive, il positivo giudizio di Illich (considerato
dall'autore il più conseguente epigono libertario della tradizione educativa anti-autoritaria)
rispecchia il valore di questo volume. Il libro (il cui titolo originale, A Primer of Libertarian
Education, in italiano suona pressappoco
"un ABC dell'educazione libertaria") intende essere una prima, ma esauriente lettura della
problematica educativa libertaria, cioè di una trasmissione non-autoritaria dei valori e delle
conoscenze, vista nella sua evoluzione storica. Con un linguaggio semplice e chiaro, ma con una
profonda conoscenza della materia, Spring ripercorre il processo storico con il quale si sviluppa
la teoria pedagogica anti-autoritaria, dalle prime formulazioni antistataliste e contrarie alla
scolarizzazione di Godwin fino alla società de-scolarizzata di Illich, teoria basata sul rifiuto
costante, e sempre più articolato, di un processo educativo ideato dal potere per garantire la
propria sopravvivenza. Come giustamente afferma Marcello Bernardi nel suo saggio introduttivo:
"Per educazione si intende comunemente quel complesso di operazioni dirette a fornire a una
persona, di solito al bambino, tutte le informazioni e le norme che lo rendono adatto a vivere
secondo i suggerimenti e le esigenze del costume in cui quella persona è inserita. Scopo
dell'educazione dunque non è quello di evolvere un individuo verso la propria realizzazione, e
quindi renderlo felice, ma di far sì che l'individuo s'adatti a quel tanto di infelicità che gli viene
imposto da un sistema dato e considerato immutabile. In altri termini, come direbbe Marcuse,
l'educazione tende a fare in modo che l'uomo viva liberamente la propria mancanza di libertà". Contro
questo concetto di educazione, che avvia il meccanismo perverso che si instaura tra
potere ed educazione, cosicché l'uno produce l'altro (ed entrambi la subordinazione), il pensiero
libertario e le sperimentazioni pedagogiche che ne hanno accompagnato ed influenzato lo
sviluppo si sono mossi per realizzare, come afferma Spring, "un sistema educativo idoneo a
creare una personalità anti-autoritaria che non accetti passivamente gli imperativi del sistema
socio-politico e che esiga un maggiore controllo ed una maggiore facoltà decisionale". La storia
dell'educazione libertaria è,così, la storia dei nodi teorici che sono stati via via affrontati per
emancipare l'individuo dal potere, per sottrarlo ad un processo educativo globale che lo modella
secondo le esigenze sociali, economiche, culturali del sistema gerarchico. Un processo storico
che si è sviluppato grazie al contributo di tre principali filoni di pensiero, che l'autore identifica
nell'anarchismo, in alcune tesi marxiste rilette in chiave libertaria e nell'apporto di alcuni
esponenti della sinistra freudiana, come Reich e Neill. L'anarchismo, in particolare, è la dottrina sociale
che in maniera più coerente ed estrema si è
posta il problema dell'autodeterminazione e dell'autonomia individuale nel processo educativo.
"Essere padroni di se stessi", secondo la terminologia stirneriana, è l'obiettivo che si deve porre
l'educazione libertaria per sottrarre l'individuo al controllo ideologico del potere, che si trasmette
grazie alla cellula gerarchica della struttura di potere: la famiglia, e alla nuova agenzia di
socializzazione ideata dallo stato moderno per riprodurre la sua dominazione: la scuola. Oltre ad
identificare questi meccanismi di riproduzione e di legittimazione del potere e le influenze socio-economiche che
hanno determinato il fenomeno della progressiva scolarizzazione di massa, oltre
ad affermare l'irrinunciabile dimensione individuale dell'emancipazione, l'anarchismo spinge la
sua critica fino a toccare la fondamentale questione del metodo e della trasmissione non-autoritaria dei valori
libertari. È possibile trasmettere valori e conoscenze senza imporle
attraverso un metodo educativo che libertario nei fini, può risultare autoritario nei mezzi? L'atto
dell'educare è in se stesso un atto autoritario o esiste, come afferma Tolstoi, una trasmissione
libertaria, che identifica nella cultura, ed una trasmissione autoritaria che identifica
nell'educazione (cioè nel tentativo cosciente di rendere qualcuno simile a se stessi)? E ancora,
deve e può sopravvivere l'istituzione-scuola, come credeva Ferrer, o bisogna de-scolarizzare la
società, come afferma Illich? Questi ed altri sono gli interrogativi, i dubbi, le sfide che l'anarchismo
affronta nell'elaborare una
concezione educativa che affonda le proprie radici nell'inconciliabile contrasto tra dominio e
libertà. Un'elaborazione che, secondo Spring si arricchisce del contributo di altri pensatori, di
provenienza marxista come Freire o freudiana come Reich, che, pur estranei all'anarchismo,
hanno contribuito in maniera fondamentale a costruire una concezione educativa libertaria,
sviluppando tematiche come l'alienazione culturale degli oppressi, la repressione sessuale, la
personalità gregaristico-autoritaria, ecc.... Grazie ad esperimenti pratici come l'Escuela Moderna
di Ferrer o Summerhill di Neill, come il movimento per le "free schools" o per i "free
playgrounds", grazie all'insostituibile esperienza, per quanto di positivo e di negativo ha
prodotto, dei kibbutz, l'educazione libertaria ha potuto sperimentare nella realtà tante delle sue
convinzioni, tante delle sue speranze, correggendosi, trasformandosi e spingendosi sempre più
avanti, oltre il concetto stesso di "educazione".
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